Il Messaggero - 16.12.97
Carceri
Stress da prigione: convegno a Rebibbia
«Il carcere è come il Lazzaretto che descrive Alessandro Manzoni nei Promessi sposi». È con questo paragone che Alessandro Cordelli, direttore centrale della Sanità della polizia di stato ha aperto il suo intervento al convegno Detenzione: un evento stressante, che si è svolto ieri nel nuovo complesso del carcere maschile di Rebibbia.
Cordelli ha anche sottolineato una «curiosa coincidenza», Manzoni scrive che nel 1630, cinquantamila persone erano finite al Lazzaretto con la peste, «e sono 50.000 anche i detenuti, mentre nelle prigioni italiane cè posto per 34.000 carcerati». A Rebibbia i detenuti sono 1.380, i posti sono 1000. «Troppo spesso sono in tanti in una cella, una condizione di vita che demolisce la dignità. Per questo è augurabile che si applichino al più presto i rimedi, che pure ci sono, per arrivare al recupero della persona che finisce in carcere».
Cordelli ha parlato di processi da celebrare in tempi più rapidi, di separazione tra i detenuti in attesa di giudizio e quelli già condannati, e anche evitare che si ritrovino nella stessa cella le persone condannate per reati più gravi insieme a quelli che devono scontare reati minori. E, infine, la carcerazione solo come misura necessaria. Dal seminario organizzato dallassociazione culturale Confronto e sviluppo, in collaborazione con la Società italiana di medicina delle comunità confinate, e dellArecs, è emerso che la musica è unottima forma di terapia per «scaricare le tensioni», ha spiegato Sergio Fazioli, direttore sanitario di Rebibbia, e può attenuare le angosce di morte. Al termine, Pasquale Iannone, direttore del conservatorio di Monopoli, ha eseguito musiche di Chopin.