Il Messaggero - 25.10.97

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Intanto i detenuti in lotta per l’approvazione della legge Simeone sono all’ottavo giorno di digiuno

Evade da Rebibbia: era dentro per duplice omicidio

di ANTONELLA STOCCO

All’ottavo giorno di sciopero della fame dei detenuti di Rebibbia, i soli ad aver se non risolto almeno affrontato i problemi più urgenti sono i poliziotti penitenziari; i detenuti chiedono migliori condizioni di vita, la scarcerazione dei malati di Aids e l’approvazione rapida del pacchetto Simeone, le norme sulle misure alternative alla detenzione che sembrano in dirittura di arrivo tra Camera e Senato. Gli agenti di custodia protestano contro il servizio ”traduzioni” che ereditano dai carabinieri, ovvero il trasporto dei detenuti tra le carceri e i tribunali; sostengono di essere pochi, circa trecento contro i mille carabinieri, di non avere mezzi adeguati ne’ i rimborsi delle missioni e il pagamento degli straordinari, sottolienano il rischio di sguarnire le carceri per rimpolpare i nuclei traduzioni. Il direttore generale dell’amministrazione penitenziaria Alessandro Margara ha annunciato lo stanziamento di due miliardi e 700 milioni per il personale del lazio e altri sei miliardi per sanare il pagamento degli straordinari arretrati a livello nazionale. Forse fresche, altri mille agenti, dovrebbero integrare una magrissima pianta organica. In attesa di un bilancio della situazione fissato per il 1° dicembre i sindacati confederali e il Sappe autonomo pur restando in agitazione hanno sospeso i sit in davanti al ministero di Grazia e Giustizia mentre l’altro sindacato autonomo, l’Osapp anche ieri ha proseguito la manifestazione chiedendo tra l’altro il pagamento di ventimila ore di straordinario per assicurare il servizio piantonamenti e traduzioni. Osserva il portavoce dei verdi Luigi Manconi che detenuti e agenti stanno attuando «una forma di lotta concentrata con saggezza su normative come la legge Simeone». Che permettendo un notevole sfollamento delle carceri si rifletterebbe positivamente anche sulla custodia.

Mentre Rebibbia sciopera (ma il ministro Flick precisa che l’astensione dal cibo riguarda soltanto i pasti serviti dal penitenziario) nella terza casa del complesso penitenziario dove si attua la custodia attenuata per ex tossicomani e per 130 detenuti semiliberi o ammessi al lavoro esterno, si è dovuta registrare un’evasione. Fausto Fantoni, 36 anni, condannato per un duplice omicidio di dieci anni fa, lavorava da un anno in una cooperativa esterna al carcere. Lunedì, come tutti i giorni, sarebbe dovuto rientrare a Rebibbia alle 17,30 ma non si è più visto suscitando delusione e preoccupazione nei compagni di pena e il timore di un giro di vite sui benefici di tutti per via di un singolo episodio. Ma, ha spiegato il presidente della commissione giustizia della Camera Giuliano Pisapia, solo lo 0,9 per cento dei detenuti che usufruiscono dei benefici ne violano i termini; è la percentuale più bassa d’Europa e non va rovinata una legge molto utile per la riabilitazione». E per controllare i detenuti all’esterno delle carceri si torna a riflettere sui braccialetti elettronici in uso in America e già oggetto di un acceso dibattito. Oggi a Rebibbia sarà in visita ai detenuti l’assessore regionale all’urbanistica Salvatore Bonadonna, lunedì sarà la volta di un’altra delegazione di parlamentari di Camera e Senato.

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