Il Messaggero - 26.10.97
Dopo Rebibbia, nel vecchio carcere e a Velletri è iniziata la protesta per sollecitare lapprovazione della legge Simeone
Digiuno di lotta anche a Regina Coeli. Il ministro Flick: «Reclusione solo in casi estremi»
di ANTONELLA STOCCO
I detenuti di Regina Coeli rifiutano il cibo e aderiscono alla piattaforma rivendicativa che è lossatura dello sciopero della fame cominciato a Rebibbia nove giorni fa. Nove giorni di passione tra visite di parlamentari, denunce di pestaggi e cure negate ai malati di Aids, gelidi comunicati del ministero di Grazia e Giustizia, precisazioni, screzi, accuse e un intervento del ministro Flick che considerava esagerate le notizie sullo sciopero. In un ultimo comunicato a firma dei «detenuti del nuovo complesso partecipanti allo sciopero» si accusa il ministro di aver fatto dichiarazioni «provocatorie» e di non voler ascoltare le voci dal carcere. Ma il guardasigilli da un convegno nella casa circondariale di Ivrea aveva già ripreso largomento dicendo che «sui problemi del carcere siamo stati tutti un po troppo disattenti» e che la civile protesta dei detenuti è «motivata e condivisibile allo scopo di ottenere lapprovazione della legge Simeone-Saraceni e della legge sulla depenalizzazione»; rilancia, il ministro della Giustizia, la sua idea di un sistema penitenziario aperto, delle pene personalizzate e quindi della custodia in carcere «soltanto per situazioni estreme». Ricuce la trama della sintonia con le aspettative della popolazione detenuta, logorata da una lunga attesa della legge Simeone (che amplia le possibilità delle alternative al carcere) e di una norma che, superando la sentenza della Corte Costituzionale, ripristini per i malati di Aids lincompatibilità con la detenzione.
A Regina Coeli i detenuti hanno affidato al deputato verde Paolo Cento il messaggio di solidarietà con Rebibbia. Cento dichiara che lo sciopero ha coinvolto in particolare il quarto braccio e a rotazione 600 persone e che il vecchio carcere della Lungara «nonostante limpegno dellamministrazione e del personale è paragonabile a un girone infernale per il sovraffollamento e la scarsità di cibo per i malati di Aids. Martedì, dice Cento, la commissione giustizia della Camera riprenderà la discussione sulle misure alternative e lincompatibilità per i malati. Domani, il direttore generale dellamministrazione penitenziaria Alessandro Margara e una delegazione di parlamentari torneranno a Rebibbia ed è questa la risposta di Flick, in nome della trasparenza, a chi lo ha accusato di una gestione «ragionieristica» della protesta circa i numeri e le modalità dello sciopero. Aggiunge, il guardasigilli, che le leggi sulle alternative e la depenalizzazione «sono obiettivi ai quali anche noi puntiamo come governo, un traguardo estremamente importante». Sul lavoro in carcere «che non deve essere considerato un costo ma una risorsa e un diritto per tutti» Flick aggiunge che è fondamentale la collaborazione con gli enti locali «per il lavoro dentro il carcere, dopo il carcere, fuori dal carcere e al posto del carcere» e precisa che sul tema si stanno cercando forme di coordinamento con gli altri paesi dellunione europea.
Mentre allo sciopero della fame aderiscono i detenuti del carcere di Velletri rifiutando anche i pacchi di generi alimentari da casa e continua lagitazione della polizia penitenziaria per laffidamento del servizio traduzioni dei detenuti, il comunicato di Rebibbia alza il tiro sulle richieste definendo la legge Simeone «un modesto tentativo. Solo se opportunamente modificata potrà far uscire dal carcere un certo numero di detenuti, oppure sarà una nuova mistificazione». E ribadisce che «continua a Rebibbia n.c. la triste condizione di una parte della custodia di applicare le legnate come metodo pedagogico». La piattaforma rivendicativa sarà ripetuta stamattina ai deputati di Forza Italia Caccavale e Taradash in visita a Rebibbia.