Il Messaggero - 26.10.97

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“CARCEROPOLI”

Detenuto chiede un certificato. Il medico: «Sì, ma voglio 5 milioni»

I sussurri dal carcere sono diventati una denuncia a nome di alcuni detenuti presentata in procura dal tribunale del malato e protocollata con il numero 86971. A questo numero e agli accertamenti giudiziari sono affidate le speranze di chi, secondo la denuncia, si è sentito chiedere da un medico penitenziario denaro e regali per ottenere un sacrosanto diritto: la relazione al giudice di sorveglianza sulle proprie condizioni di salute. «Faccio presente che sto peggiorando, chiedo al medico se aveva informato chi di competenza delle mie condizioni e lui mi dice: si può fare. Poi apre una mano e mi fa segno 5. Gli dico: 5 che? e lui mi risponde cinque milioni. Sono rimasto molto esterrefatto».

È uno dei racconti dal carcere, firmati con nomi e cognomi, che corredano la denuncia e la cui veridicità dovrà essere accertata. Sempre lo stesso medico, secondo le denunce, avrebbe chiesto dieci milioni a un altro detenuto e per lo stesso motivo.

In un’altra lettera allegata alla denuncia, un altro detenuto dichiara che, affetto da varie patologie, si è sentito chiedere tre milioni per ampliare la cartella clinica «ma andava bene anche un orologio d’oro di buona marca. Io mi sono alzato e sono andato via molto indignato». Fin qui le denunce, le storie che dovranno essere verificate. Di certo, di chiaro, rimane la situazione dei malati di Aids in carcere, che a Rebibbia sono chiusi nel g14, il reparto delle malattie infettive al centro di polemiche sulle terapie e accuse per un episodio di pestaggio su tre detenuti malati denunciato dagli altri detenuti esasperati da condizioni definite «da polli d’allevamento». Scie di sangue, gente sulla sedia a rotelle, la conta drammatica e quitidiana dei linfociti, vite ripescate e nuovamente spezzate dai «residui pena».

Ha cento linfociti e se non fosse per la sentenza della Corte costituzionale sarebbe fuori il detenuto che, scarcerato e accolto da una comunità di recupero, è stato ricondotto in carcere proprio per un residuo pena da scontare. È crollato, si è massacrato un braccio con il bordo tagliente del coperchio di un barattolo di pomodoro. Lo hanno ricucito al Pertini ed è di nuovo in cella, tutto fasciato.

A.S.

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