La Repubblica - 01.05.98
Il Senato cancella l'ergastolo, maggioranza contro Flick
di SILVANA MAZZOCCHI
ROMA - Il carcere a vita non ci sarà più. E mentre per la maggioranza ha vinto "l'Italia della civiltà", per chi ha perso è prevalso il lassismo, quando non addirittura "l'irresponsabilità". Ieri il Senato ha detto "sì" all'abolizione dell'ergastolo e ora l'ultima parola passa alla Camera. Il passo avanti verso la cancellazione del "mai" applicato alla pena ha spaccato i poli, ha attraversato maggioranza e opposizione e ha creato l'ennesimo "caso Flick". Qualche ora prima che il disegno di legge venisse approvato, nell'aula di Palazzo Madama il ministro della Giustizia si era rimesso alla volontà del Parlamento, ma aveva espresso tutto il suo dissenso alla riforma. La presa di posizione del guardasigilli (condivisa in parte dal sottosegretario Ayala secondo il quale "i tempi per l'abolizione non sarebbero ancora maturi") si era subito guadagnata le aspre critiche di Ersilia Salvato di Rifondazione comunista e di Luigi Manconi, portavoce dei Verdi. "E' in contrasto con L' Ulivo" e quindi "incompatibile", hanno detto i due senatori. In serata, Flick ha espresso "profondo rispetto per la decisione del Senato ed ha aggiunto che "per il governo non cambia assolutamente nulla."
La fine dell'ergastolo è passata con 107 voti a favore, 51 contrari e 8 astenuti. E come per tutte le questioni che hanno a che fare con le coscienze e la cultura di ciascuno, è saltata qualsiasi logica di schieramento. Compatti, a favore dell' abolizione, hanno votato Rifondazione e Verdi; contro Alleanza nazionale (secondo Fini il Senato è andato "nella direzione opposta rispetto alla necessità di garantire sicurezza e legalità al Paese"). Percorsi da dissensi tutti gli altri, Democratici di sinistra compresi. Le nuove norme prevedono che al posto dell'ergastolo venga introdotta la "reclusione speciale", con una pena che va dai 30 ai 33 anni di carcere. E una misura di "sicurezza successiva" nel caso permanga lo "stato di pericolosità" del detenuto.
Aveva parlato a lungo Flick ieri mattina, aveva espresso il suo "personalissimo dissenso" a cancellare l'ergastolo dicendosi "certo che il carcere perenne costituisca un deterrente", soprattutto nell'area della criminalità organizzata. E, pur rimettendosi alla decisione del Parlamento, non aveva rinunciato a sottolineare che, a fronte degli attuali 875 detenuti a vita, 4 soltanto sono i reclusi da oltre trent'anni.
Un'uscita quella di Flick in contrasto con gran parte maggioranza, e che si è subito guadagnata la dura replica di Ersilia Salvato, promotrice della legge. "Le personalissime opinioni di Flick", ha chiosato "pongono oggettivamente la questione della compatibilità tra il guardasigilli e il governo." Le ore che hanno preceduto il "sì" del Senato (a tarda mattinata, con il voto segreto, era stata respinta la proposta di sospensiva), sono state ricche di prese di posizione contrastanti. In dissenso con la maggioranza dei Democratici di sinistra, ha parlato l'ex magistrato Raffele Bertoni guadagnandosi gli applausi di An. Mentre, a rompere il fronte del "no" del partito di Fini, è stato Giuseppe Basini che si è espresso con la maggioranza strappando a suo volta consensi a sinistra. Un' opinione opposta a quella di un altro senatore di An, Renato Meduri, che si è detto addirittura propenso a sostituire l'ergastolo con i lavori forzati. Contro la cancellazione del "mai" alla pena del carcere, Ombretta Fumagalli Carulli e la maggioranza dei senatori di Ri (il portavoce Ernesto Staiano parla di "sensazione di impotenza dello Stato"), a favore Carla Mazzucca Poggioli. Ancora per il "sì", i Socialisti italiani aderenti al Gruppo misto e il senatore radicale Pietro Milio. In disaccordo con il "no" pressochè cora le di Forza Italia (secondo Enrico La Loggia, presidente dei senatori di Fi, "è stata segnata una pagina nera per la giustizia italiana"), Francesca Scopelliti e, dall'esterno di Palazzo Madama, Tiziana Maiolo.
Dal fronte della magistratura c' è da registrare la voce di Francesco Paolo Giordano, procuratiore aggiunto di Caltanissetta, che boccia la decisione del Senato. In quanto "la mancanza di pene certe e durature potrebbe creare un effetto a catena grave per il sistema giudiziario."
Attualmente la pena dell'ergastolo è prevista dall'articolo 22 del codice penale. Le prime perplessità vennero avanzate già durante i lavori dell'Assemblea costituente e disegni di riforma furono discussi durante l'ottava, la nona e la decima legislatura. Ma nel 1981, forse perchè all'epoca il paese viveva l'emergenza del terrorismo, il referendum per l'abolizione dell'ergastolo dette esito negativo