La Repubblica - 01.05.98
Manconi: "Ormai questo ministro va per conto suo"
di RAIMONDO BULTRINI
"Qui non è in discussione minimamente la libertà di opinione e di parola del ministro, ma il modo in cui l'ha esercitata ci è sembrato davvero tale da far apparire il governo se non ostile, esitante, imbarazzato, gravemente contraddittorio. E va ricordato che una settimana fa la maggioranza era stata convocata proprio sui temi della giustizia. Compattamente, si era pronunciata a favore di questa riforma".
E Flick?
"Il ministro aveva già espresso il suo dissenso. Quindi al Senato o si atteneva a quella scelta unitaria, o dedicava al massimo una riga per dire la sua personale opinione, rimettendosi all'aula come aveva deciso il governo".
Questo però l'ha fatto.
"Sì, ma ha parlato 15 minuti delle sue tesi. Francamente per manifestare il suo disaccordo, poteva non partecipare e mandare un sottosegretario".
Al di là del comportamento del ministro su questo aspetto, c'è un caso giustizia aperto tra voi e il governo?
"Noi riteniamo che il governo riformatore e l'Ulivo su questa grande questione delle libertà, dei diritti, delle garanzie, doveva qualificarsi. Finora nulla ha fatto, o l' ha fatto con eccessiva timidezza, se non pavidità, incerto delle proprie buone ragioni".
Per esempio?
"Sulle droghe abbiamo un impegno a favore della depenalizzazione per l'uso personale, ma finora ci sono stati solo parole e atti contraddittori. Nulla o quasi è stato fatto per affermare un'idea della pena e della detenzione - questione cruciale per il modello di società e di relazioni tra gli individui - ispirata a criteri liberali e garantisti di civiltà giuridica. Sull' ergastolo già da tempo avevamo avuto cattivi messaggi dal sottosegretario Ayala e dal ministro Flick. E oggi questi messaggi si sono tradotti in un comportamento che io ritengo assai grave".
Tanto grave da ritenere Flick "incompatibile"?
"Penso che sia un problema suo. Non ho ovviamente chiesto le sue dimissioni. Ho posto un problema politico che si può sintetizzare così: alla prova della prima seria riforma in materia di diritti individuali della persona, il ministro va in un'altra direzione rispetto alla maggioranza nel suo complesso".
E il governo?
"Ritengo che la maggior parte dei ministri non la pensi come Flick".
Non lo ritiene però un dissenso marginale.
"La questione dell'ergastolo ha a che vedere davvero con l' idea di giustizia, con la concezione delle sanzioni e del dettato costituzionale in materia di recupero e reinserimento del condannato e dunque con la nostra idea di società. Altro che problema marginale".
Flick parla di ergastolo come deterrente per reati gravissimi.
"Tutta la moderna dottrina giuridica, quella d'ispirazione liberale e garantista, spiega come la funzione di deterrenza della pena non è affidata alla sua durata, e non è affidata a criteri di pesantezza o di particolare crudeltà, bensi alla certezza della sua esecuzione. Perché se noi accogliamo la correlazione deterrenza- gravità e crudeltà, perdiamo un argomento importante contro la stessa pena di morte, che ha nella supposta ragione della capacità di dissuasione uno dei suoi argomenti a favore".
Al referendum gli italiani dissero però sì all'ergastolo.
"Anche il tema dell'allarme sociale, che non è certo disprezzabile, va affrontato sul piano della effettività e certezza dell'esecuzione della pena, non della sua durata e della sua efferatezza".