La Repubblica - 06.12.97

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"E presto arriverà anche da noi"

Presentata una proposta di legge

ROMA(e.v.) - "Affettività", una parola appena entrata nel lessico giudiziario. La piccola rivoluzione che potrebbe innescare non è imminente ma è possibile. Non è ancora all'ordine del giorno in commissione Giustizia la proposta di legge presentata dal presidente Giuliano Pisapia, con il fine di "consentire al detenuto di vivere i propri rapporti affettivi, incontri più frequenti con la famiglia e la possibilità di intrattenere relazioni intime con il coniuge o il convivente".  La moderna criminologia ha dimostrato che contatti frequenti con le persone che si amano hanno un ruolo insostituibile nel recupero del condannato. Ma in carcere i colloqui con le famiglie si svolgono ancora in sale affollate e senza intimità. Occorrono locali per consentire, ad esempio, incontri con il coniuge per 3 ore al mese senza controllo visivo o mezza giornata con i parenti in apposite aree, come proposto da Pisapia. L'ex direttore del Dap, Michele Coiro, aveva emanato un circolare, chiedendo ai direttori dei penitenziari di pronunciarsi sulla possibilità di umanizzare le case di reclusione. Sono arrivate alcune risposte, ma la sperimentazione non è partita. Per 50 mila detenuti la situazione resta immutata.

"Affettività - dice Pisapia - non è soltanto sesso. E' anche rapporto con i figli, con la famiglia. In realtà questo sarebbe possibile anche adesso". Un dato può essere significativo, soltanto l'1% dei condannati affidati ai servizi sociali è evaso nel '96. Il ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, sottolinea: "È da superare la filosofia della chiusura nelle celle".