La Repubblica - 08.02.98

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"Si è uccisa in cella dopo 4 mesi d'isolamento"

Denuncia in Parlamento contro il carcere di Arezzo

di SIMONA POLI

FIRENZE - L'avevano rinchiusa in prigione in stato di choc, quattro mesi fa. Dopo averla salvata dalle fiamme che lei stessa aveva acceso nell'appartamento in cui abitava insieme al figlio di otto anni. Isolamento, da subito. Isolamento. In attesa di un processo. Isolamento. Senza poter mai vedere il bambino, neppure una volta. E lei non ce l'ha fatta: il 26 gennaio si è ammazzata, l'hanno trovata impiccata nella sua cella, nel carcere di Arezzo. La morte di Patrizia Rossi, aretina di 40 anni, è una di quelle storie che nelle piccole città fa discutere la gente e arriva alle orecchie dei politici. Il portavoce dei Verdi toscani abita ad Arezzo, anche lui ha sentito parlare del suicidio in cella, ha raccolto voci e informazioni, ne ha parlato in federazione. Per questo martedì prossimo il caso della detenuta suicida arriverà sul tavolo del ministro di Grazia e giustizia Giovanni Maria Flick. Il senatore fiorentino dei Verdi Stefano Boco ha deciso di presentare un'interrogazione in cui si chiede un'ispezione ministeriale nel tribunale di Arezzo.

Una vicenda che dal punto di vista giudiziario inizia il 26 settembre scorso. Quel giorno Patrizia Rossi, che viveva sola col figlio, dà fuoco al suo appartamento, se in modo volontario o accidentale ancora non è stato chiarito.

L'incendio parte da un divano ma le fiamme invadono velocemente il resto della casa. I vicini però, che hanno sentito la donna gridare in preda a una crisi di nervi, sono prontissimi a chiamare i vigili del fuoco, che spengono le fiamme e portano in salvo la madre e il bambino insieme ai carabinieri. "Dopo rapidi accertamenti - scrive il senatore Boco nell'interrogazione a Flick - la magistratura di Arezzo ha disposto la carcerazione preventiva in attesa di processo. Il figlio è stato affidato al padre naturale ed escluso dalle visite della madre. E a lei non è stata prestata alcuna assistenza medica o psichiatrica, nonostante che la prostrazione nervosa della donna, aggravata dalla difficile situazione economica e affettiva, fosse facilmente desumibile dal comportamento tenuto nell'occasione che ha causato l'arresto e durante il periodo di carcerazione. Una perizia psichiatrica eseguita in penitenziario non è mai stata depositata alle autorità competenti. Ma è certo che la Rossi ha passato l' intero periodo di detenzione in cella d'isolamento e in assenza di sviluppi processuali".

La denuncia dei Verdi si conclude con una serie di interrogativi aperti, su cui il ministro potrà forse dare un risposta. Boco chiede di sapere "da quali esatte necessità fosse dettata l'esigenza della carcerazione preventiva e per quali ragioni non si è ritenuto di procedere a forme di ricovero o di custodia assistita previste dalla legge". E ancora: "Chiedo se si ritenga rispondente a criteri di umanità e di tutela dello stato di diritto l'imposizione del carcere a persona instabile di mente".

Sul caso di Patrizia Rossi la federazione toscana dei Verdi ha diffuso un messaggio: "Ci duole dover assumere un'iniziativa pubblica per drammi così privati e profondi. Ma stare zitti ci sembrava la soluzione peggiore di tutte".

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