La Repubblica - 14.04.98

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"C'è ancora corruzione non è tempo di amnistia". Lo stop di Scalfaro: devono restituire il maltolto

dal nostro inviato GIORGIO BATTISTINI

TOKYO - Scalfaro a fianco del pool milanese. Nessuna difesa diretta, ma un oggettivo affiancamento sull'esito finale di Tangentopoli. L'amnistia? Solo dopo la conclusione dei processi e il risarcimento dei danni. Ma adesso, con tanta corruzione ancora in giro, è un po' presto per parlarne. L'Italia dà lezione di "Mani pulite" ai giapponesi, che pure hanno conosciuto una stagione simile alla nostra (e che ancora dura) di pulizia amministrativa, dopo le incrostazioni e le impunità della guerra fredda. Radunati nel suo studio alla palazzina, quasi intimoriti dall'incessante scampanellio di tanti orologi d'annata, cinque giornalisti giapponesi sono venuti da Tokyo nei giorni scorsi per presentare il presidente italiano alla vigilia della prima visita di Stato dopo sedici anni. Ibernata per sette giorni, l'intervista è riemersa ieri a sorpresa. Da lui si sono sentiti quasi porre le condizioni preliminari d'una possibile clemenza verso chi ha rubato denaro pubblico. Una griglia stretta di passaggi che pare ricordare alcune recenti parole di Violante e dello stesso ministro Flick. Ma più ancora le posizioni indicate dal pool milanese nel forum a Repubblica.

Con una punta di esibita ingenuità, i cronisti venuti da lontano chiedono a Scalfaro se il Giubileo potrà diventare occasione per una pubblica amnistia. "Personalmente non vedo nessun aggancio" fra un grande evento religioso e un fatto di clemenza, taglia corto Scalfaro, che subito aggiunge: "Nella mia vita politica anzi non sono mai stato di questo parere". Mai propenso cioè al perdonismo stagionale. "Da noi su queste cose decide solo il Parlamento". Poi passa in rassegna la storia recente. "Abbiamo una partita ancora aperta, il terrorismo, quello che avete avuto anche voi con le sette. Ci sono persone in carcere da oltre vent'anni. Io ne ho scarcerati alcuni, ma un programma generalizzato può farlo soltanto il Parlamento".

E poi c'è stata la corruzione. Altro parallelo forte tra Italia e Giappone. E infatti, dice ai giornalisti arrivati da Tokyo, "voi ancora nel gennaio scorso avete avuto un ministro che si è dovuto dimettere. Sono cose che capitano, nel mondo", dice lieve e misurato. Ecco, "pensare che mentre capitano ancora casi di corruzione sia già possibile parlare di amnistia e indulto, mi pare un discorso...". Il presidente lascia cadere.

Con l'aria di chi non crede a certe ingenuità. E ancora una volta, oggettivamente, si pone a fianco del procuratore Borrelli e del suo gruppo d'inchiesta milanese. La possibilità di decidere "resta nelle mani del Parlamento", ma in linea di massima, "per affrontare il tema" sarà possibile precisare anche qualcos'altro. Questo. "Occorre che il male sia finito", che almeno si smetta di rubare a man bassa denaro pubblico. Il che in Italia, per ora, non si può davvero dire.

Occorre poi che "tutto sia stato restituito": le vittime rimborsate e il maltolto riconsegnato. E infine bisogna "che i colpevoli abbiano pagato". Vale a dire i processi conclusi da assoluzioni o condanne. Solo "dopo" si potrà seriamente ragionare di amnistia e indulto.

Ai giornalisti giapponesi Scalfaro parla di Prodi ("ha tenuto per tutto questo tempo"), che qui è un mito, col suo Ulivo già fotografato e imitato. Parla della giustizia che il Parlamento deve riformare rendendola "più rapida" perché "una giustizia lenta, che s'allontana nel tempo, diventa ingiustizia per il solo fatto della lentezza e del ritardo". E dice questo pensando alle risse tra Polo e Ulivo, al rischio che la materia da riformare si trascini tra padri, figli e nipoti. Invece questo "interessa tutti allo stesso modo, perché per modificare la Costituzione non esiste maggioranza e opposizione". Si capisce allora quel suo faticoso altalenare, negli ultimi me si, dalle posizioni del Polo a quelle dell' Ulivo, nell'acceso scontro sulla giustizia che fa da tappo alla Bicamerale.

Due parole sul blocco dei soldi ai partiti. Erano stati "presi in modo sbagliato. Non ho bocciato il finanziamento pubblico ma quel certo modo di sovvenzionarli". E attenzione all'applauso troppo facile, dice: "È pericoloso" non avere fiducia nei partiti, si finisce sempre nel partito unico. Già visto, in Italia.

Tokyo ha accolto, con una incessante danza di inchini e riverenze, il presidente Scalfaro accompagnato dalla figlia Marianna in visita ufficiale per sei giorni. Autarchico e impermeabile ai prodotti esteri, il Giappone ha invece un debole per il gusto italiano (abiti, design, cibo), e sta rapidamente premiando la nostra industria leggera a spese di altri competitors dell'Euro (Francia anzitutto). Relegati nell'indifferenza del lungo dopoguerra, gli italiani del dopo-Tangentopoli e della folgorante rinascita contabile, sono guardati con occhi molto più attenti ora che lo yen è in crisi fino al collo. Scalfaro non porta commesse né firma trattati.

Promette invece lezioni di stile (più che di grinta) a una terra ammirata soprattutto dall'italian style.

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