La Repubblica - 21.02.98

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Flick: "Ho salvato il 41 bis non c'erano alternative"

"La Consulta non dava via d'uscita". Da oggi le videoconferenze

di LIANA MILELLA

ROMA - "Affossato? Io, il 41bis l'ho salvato". Così dice, come al solito senza scomporsi, Giovanni Maria Flick, il ministro Guardasigilli. E agli echi delle durissime polemiche che arrivano dalle procure antimafia su quello che viene considerato un netto passo indietro nella legislazione contro le cosche, Flick risponde: "Dopo l'ultima sentenza della Corte costituzionale sul carcere duro per i mafiosi c'era una sola via d'uscita: adeguare quella norma".

Dunque, la circolare firmata ieri nella sua versione definitiva dal direttore delle carceri Alessandro Margara, sarebbe stata praticamente, secondo il ministero, una via obbligata. Se il 41 bis, articolo approvato nell'agosto del 1992 dopo gli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non fosse stato modificato, "sicuramente" avrebbe rischiato la sanzione dell'incostituzionalità.

Il Guardasigilli risponde alle polemiche da un luogo - l'aula bunker del carcere di Rebibbia di Roma dove si sono svolti centinaia di interrogatori di pentiti e boss mafiosi - che si può considerare a tutti gli effetti un simbolo. Il ministro della Giustizia era lì per descrivere, in telecollegamento con Palermo e Milano, il nuovo sistema delle videoconferenze, con cui - da domani - oltre ai collaboratori, anche i superboss potranno essere presenti ai dibattimenti senza più allontanarsi dal carcere. "Oggi finisce il turismo giudiziario - ha commentato il ministro - e comincia il vero 41bis".  Carcere duro e videoconferenze marcerebbero, dunque, di pari passo. "Qui nessuno sta abbassando la guardia o sta indebolendo la lotta alla mafia, anzi: per la prima volta, il 41bis potremo realizzarlo in pieno" sostiene Flick. E pare difficile credergli, se è vero che la circolare Margara contiene tutta una serie di misure "per umanizzare la detenzione" (parola di ministro). Ecco le norme definitive: aumento da due a quattro delle ore d'aria al giorno, un'ora di sport alla settimana, possibilità di formare piccoli gruppi, l'assenso al colloquio con i figli sotto i 12 anni senza il vetro divisorio, l'uso di fornelli, la possibilità di ricevere pacchi. Per carità: la circolare spiega anche che i controlli saranno intensificati, che tutti i colloqui saranno registrati, però - nei fatti - accoglie le lagnanze che in questi anni hanno fatto parte del cahier de doléance dei mafiosi e dei legali dei mafiosi sottoposti al carcere duro.

Il vicedirettore dei penitenziari, l'ex pm di Napoli Paolo Mancuso, definisce le norme "un aggiornamento delle regole che non poteva essere negato". Mancuso, per anni capo del pool anticamorra e protagonista dei pentimenti di boss come Pasquale Galasso e Carmine Alfieri, afferma: "Fino a oggi solo il 45-55% delle celle con i detenuti al 41bis era occupato. Tutti gli altri erano in giro per il Paese e avevano tantissime occasioni per comunicare tra di loro. Il vero 41bis comincia domani, quando questi detenuti dovranno stare in cella".

Il più duro di tutti, comunque, è il sottosegretario alla giustizia, Giuseppe Ayala, ex magistrato anche lui, pm del maxi processo contro Cosa nostra, che dubita persino dell'esistenza delle proteste delle procure antimafia. Ayala, che ha seguito tutta la querelle costituzionale sul 41bis, ribatte in diretta da Palermo: "Le polemiche, semmai ce ne sono state perché finora non ne ho sentite, debbono essere fatte direttamente con la Corte costituzionale. Il ministero si è limitato a tradurre le puntuali, concrete e dettagliate indicazioni dell' Alta corte".

Ma non basta: anche il vicedirettore della polizia, Rino Monaco, che è anche il capo della Criminalpol, cioè della polizia investigativa italiana, sostiene che con le videoconferenze e quindi con i mafiosi fermi nelle loro celle, si ottiene un risultato importante: risparmiare uomini che fino a oggi sono stati costretti a girare l'Italia per scortare i mafiosi &qu ot;turisti" per aule e dibattimenti.

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