La Repubblica - 22.10.97
La protesta di Rebibbia s'allarga ad altre carceri
Fanno lo sciopero della fame anche i detenuti di Napoli e Milano.
Il ministero: rifiutano il vitto ma mangiano il loro cibo
ROMA - Da Rebibbia a Pisa, ad altre carceri. Si estende anche ai penitenziari di Milano e di Napoli lo sciopero della fame iniziato il 15 ottobre scorso dai detenuti del reparto G11 del nuovo complesso del carcere romano. All'interno di Rebibbia sarebbero un migliaio i detenuti che si astengono dal toccare il vitto. Alla protesta hanno aderito anche Adriano Sofri e una trentina di ospiti del penitenziario di Pisa.
Ma sulle cifre c'č una precisazione del ministero della Giustizia, che dimezza il numero dei carcerati che partecipano all'iniziativa. "Sono 500, non fanno lo sciopero della fame ma rifiutano soltanto il vitto sul carrello, mentre consumano i pasti che si cucinano da soli". Tuttavia il ministero conferma: "La protesta esiste ed č stata formalizzata, ma la situazione č tranquilla".
In polemica con il dicastero di via Arenula, il deputato dell'Ulivo Paolo Cento ha visitato il carcere di Rebibbia con una delegazione della Lega italiana per la lotta all'Aids. "I detenuti - ha detto - con malattie infettive sono una ventina e soffrono per la scarsitā di medicine". L'assenza di farmaci č stata denunciata anche dal presidente della "Lila", Vittorio Agnoletto, che ieri mattina ha incontrato il sottosegretario alla Giustizia, Corleone.
Ma c'č chi invoca uno stop ai permessi facili. In un'interrogazione al Guardasigilli, Flick, il senatore Libero Gualtieri, presidente della commissione Difesa, chiede "se il ministro non ritenga che debba essere posto un freno alla politica dei permessi facili e degli sconti di pena a criminali la cui pericolositā rimane alta e accertata"