La Repubblica - 25.10.97

WB01343_.gif (599 bytes)


"Non devono esistere sentenze con il dubbio"

"E' in corso una partita importante per la giustizia"

 

PISA (c.f.) - Il momento è buono. E la vicenda Sofri quasi il grimaldello. "Perché questo paese raggiunga la Verità e la Giustizia Giusta. In questo obiettivo rientrano i casi giudiziari di Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani. Ma riguarda anche, questo va detto, il commissario Luigi Calabresi e il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, le vittime, che spesso perdiamo di vista. Bisogna arrivare alla verità, anche per loro". L' onorevole Alberto Simeone è appena uscito dal carcere Don Bosco di Pisa. Il parlamentare di An è il papà della legge sulla riforma delle carceri palleggiata fra Camera e Senato da almeno un anno. Con la proposta di legge in mano ha visitato ieri i detenuti del Don Bosco, molti, non solo i tre ex leader di Lotta Continua, tutti a caffè con zucchero e acqua da almeno sei giorni. E' lo sciopero della fame per un carcere più umano iniziato a Rebibbia una settimana fa e ora esteso di cella in cella in molte città italiane.

E' un momento particolare questo. Per la situazione delle carceri. E per il dibattito sulla libertà dei tre ex di Lotta Continua. "Non meritano il carcere" ha detto ieri Pietro Folena aggiungendo che "Calabresi è stato colpevolmente dimenticato" e che quello di Pinelli "non fu un suicidio né un omicidio, ma probabilmente un malore".

Simeone preferisce non commentare le dichiarazioni di Folena. "Però - dice - sono d'accordo, non ci si deve dimenticare delle vittime, tutte. E soprattutto credo che il processo a Sofri e compagni abbia tante, troppe, zone d'ombra. Per questo merita senz'altro la revisione". Non vuole entrare nel merito della vicenda giudiziaria, "ma non devono esistere sentenze col dubbio, come quella che ha condannato Sofri, Bompressi e Pietrostefani".

Quella che si sta giocando in questi mesi è, secondo Simeone, "una partita molto importante, quella per la giustizia giusta". Ecco perché il destino dei tre ex lc sta a cuore a molti, passa da destra a sinistra, coinvolge e comprende garantisti e colpevolisti. "La loro vicenda rappresenta il malessere di una giustizia che mai nel passato e anche nel presente è riuscita a raggiungere la verità effettiva ma spesso solo quella processuale. Che dovrebbero sempre coincidere perché quella processuale spesso è solo una costruzione".

Nella partita per la giustizia giusta ci sta anche il progetto per un carcere migliore. Ed è stato questo l'altro argomento dell'incontro al Don Bosco. La bontà della legge Simeone consiste soprattutto nel fatto che diventerebbe automatica, al momento della sentenza definitiva, non la detenzione bensì la richiesta al Tribunale di sorveglianza di misure alternative. "In questo modo, facendo due calcoli - spiega Simeone - almeno cinquemila persone, un decimo dei detenuti italiani, non andrebbero oltre le sbarre. Soprattutto chi, e sono molti, non ha l'adeguata assistenza legale".

WB01343_.gif (599 bytes)