La Repubblica - 30.04.98
Ergastolo, sinistra divisa
Un gruppo di senatori Ds contro l'abolizione
di CARLO CHIANURA
ROMA - Non solo il Senato, ma la stessa maggioranza si spacca sull'abolizione dell'ergastolo. Durante una riunione notturna, i senatori dei Democratici di sinistra si sono ritrovati divisi sulla opportunità di arrivare a un provvedimento così importante e, perché no, anche impopolare (secondo un sondaggio del Censis non vogliono l'abolizione ottanta italiani su cento). Al momento sono sicuramente a favore dell'abolizione Rifondazione comunista, i verdi, i popolari e parte dei Ds. Contro tutti gli altri: e cioé una parte non definibile dei Ds, Rinnovamento italiano, Lega, An, Forza Italia. Difficile dire come andrà a finire nel voto che potrebbe anche esserci oggi. Certo, sottolinea il verde Athos De Luca "questo dell'ergastolo è un test sui valori culturali e di civiltà giuridica dell'Ulivo". Lo stesso concetto espresso da Gloria Buffo, della sinistra Ds.
Ampie manovre di ricucitura hanno apparentemente chiuso le polemiche durante la discussione sul disegno di legge fortemente voluto dalla vicepresidente Ersilia Salvato, di Rifondazione comunista. Ma il dissenso, un po' più sotterraneo, rimane. Ne sintetizza le tre ragioni il senatore Raffaele Bertoni: la crescita della criminalità, l'inopportunità di approvare il disegno di legge che cancella l'ergastolo prima di altre leggi arenatesi da tempo, la probabile incostituzionalità del ddl. Racconta Bertoni: "In una quindicina di interventi i senatori si sono dichiarati contrari all'approvazione della legge per l'abolizione dell'ergastolo e non per ragioni di principio, ma per questi concreti motivi di opportunità".
Il senatore democratico ha fatto l'esempio di Napoli e del Sud. "Con l'impennata della criminalità, specialmente mafiosa e camorristica, e soprattutto a Napoli, si renderebbe incomprensibile il provvedimento a quelle popolazioni".
Ha pesato ieri anche il no del ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, seppure espresso a titolo personale. Sono personalmente contrario all'abolizione dell'ergastolo, precisa Flick, e in un primo momento aggiunge: "anche perchè il governo non lo considera il provvedimento più urgente in questo momento". Una sottolineatura che deve mettere di malumore più di qualcuno nella maggioranza, tanto che poi si fa trapelare attraverso le agenzie il contenuto dell'intervento che il ministro pronuncerà oggi in aula conclusione della discussione generale e forse prima del voto. Il governo, dirà Flick con la consueta prudenza, si rimetterà alle decisioni che l'assemblea di Palazzo Madama prenderà sul disegno di legge".
E' comunque un argomento che scuote la maggioranza, tanto che qualcuno a sinistra si spinge a chiedere il voto segreto, visto che il semplice riconoscimento della libertà di coscienza non sembra sufficiente ai dissidenti. A testimonianza della delicatezza della situazione, è lo stesso capogruppo Cesare Salvi a intervenire e a parlare a nome di tutti, anche di chi non è a favore: tutto il gruppo è d'accordo sull'abolizione.
Che la questione rischi di muovere fin troppo le solitamente placide acque di Palazzo Madama, lo testimonia il ricorso a una parola che in Italia viene utilizzata talvolta in caso di aspre guerre di opinione. La parola è referendum e la usa Alleanza nazionale: nel senso che An minaccia che promuoverà un referendum abrogativo nel caso che le camere dovessero cancellare il carcere a vita.
Il relatore del ddl, Salvatore Senese, tenta di far entrare la discussione nei binari della razionalità. Sono soltanto tre i condannati all'ergastolo che nel 1996 scontavano la pena da oltre trent'anni. Questa, ha detto Senese, è la conferma della "abolizione nei fatti di tale pena, giustificata fino a poco tempo fa in nome dell'intimidazione, dell'irrecuperabilità e dell'allarme sociale, cioè di concezioni alle quali si può rispondere garante ndo la certezza delle pene e l'efficienza della giustizia". Replicano i contrari: appunto, se i carcerati sono così pochi, che senso ha eliminare questa pena?