La Repubblica - 30.04.98
Ergastolo o no?
FINE della pena: mai. È ciò che viene subito in mente quando si pronuncia la parola ergastolo. È ciò che è scritto sulla scheda personale dei detenuti nei penitenziari italiani che sono stati condannati definitivamente alla massima pena prevista dal codice. Sepolti vivi. Non hanno mai beneficiato di permessi o sconti di pena. Alcuni, chiusi per sempre dietro le sbarre che erano poco più che ragazzi, ora potrebbero "rischiare" il trauma della libertà. Già, perché per l'ennesima volta il Parlamento s'è messo a discutere sull' opportunità o meno di abolire l'ergastolo. Che riguarda non solo gli ergastolani definitivi, ma anche quelli che comunque sperano in una riduzione della pena nei successivi gradi di giudizio. Non se ne parlava dall'estate dell'89; la commissione giustizia della Camera votò una proposta per cancellare la pena massima, poi tutto finì in una bolla di sapone. Ora, se ne riparla, per iniziativa di una parte dei Ds, dei Verdi, di Rifondazione, Ersilia Salvato in testa.
Ma non sarà facile arrivare ad un accordo, come sempre più spesso accade quando si discute di giustizia. Chi è per il sì parla di atto di grande civiltà giuridica e ricorda che uno Stato non può disporre interamente della vita di una persona, né con la pena capitale, né con la morte civile, cioè con l'ergastolo; chi si accinge a votare no dice che di fatto l'ergastolo non esiste più e che abolire l'idea della perpetuità della pena significherebbe infondere nell'autore di delitti efferati la certezza del reinserimento nella vita libera. E c'è chi, come Eugenio Paolini Del Vecchio, anni fa, sulla rivista L'Opera, mensile specializzato sul problema delle carceri, preferì ricorrere all'ironia. E scrisse: "L'unica vera soluzione a questo immorale (per la società civile) stato di cose è la definitiva commutazione della pena dell'ergastolo in pena di morte. Poiché tale soluzione consentirebbe all' erario enormi risparmi (26 anni di detenzione di un ergastolano costano allo Stato più di quattro miliardi e mezzo, più interessi e svalutazione del capitale), contestualmente all'esecuzione del condannato sia versata alla di lui famiglia la somma di 300 milioni, rivalutata secondo gli indici Istat... Poiché, sia ben chiaro, la pena dell'ergastolo è la peggiore tortura che si possa infliggere ad un essere umano, quand'anche sia divenuto inumano. Così tutti sarebbero felici: il giustiziato, i parenti delle vittime, i familiari del condannato, lo Stato".