un movimento di cui

questo regime ha paura

il governo Berlusconi prepara le valigie

allertati i servizi segreti, pronta la sede del governo in esilo: dopo la disfatta subita in italia dal movimento antiG8 e l’incapacità a governarne il territorio, chi ospiterà il governo delle destre? gli alleati americani o gli arabi?

Bin laden era a Genova il giorno del G8,

l’incontro era segretissimo e nonostante gli innumerevoli e reciproci uomini della sicurezza i due hanno avuto tempo e modo di incontrarsi, perché?

 

raccontare storie

 

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subject: facciamo facciamo facciamo

Genova ha segnato inequivocabilmente un punto di non ritorno nella coscienza di questo movimento. Nella coscienza del suo essere un movimento di cui questo regime ha paura, tanto da non esitare di fronte alla repressione più scoperta e più violenta.

È di sicuro un risveglio brusco per coloro ancora ignari di vivere in un regime del fascismo catodico, che attraverso lo schermo entra nella vita di milioni di persone, 100 canali di microfascismo quotidiano fatto di individualismo e profitto, menzogna e razzismo. Tutto questo deve essere contrattaccato. E per farlo ci vuole un arsenale multiforme di armi, di volontà e di immaginazione.                          

Noi abbiamo la forza necessaria. Possediamo le risorse sufficienti per contrattaccare.
È quando si diventa consapevoli della forza di cui si è capaci che è possibile pensare ad un mondo diverso con l’intensità necessaria per costruirlo.
È dentro ad ogni uomo ed ogni donna che questa consapevolezza di forza deve diventare sempre più grande. Abbiamo già questa forza, abbiamo già queste risorse, questa passione, questa rabbia. Già possediamo le parole, le menti e I cuori per contrattaccare.
Le azioni affilate come lame non possono che germinare da questa coscienza.

Questo movimento. Una galassia di affiliazioni, una straordinaria molteplicità di posizioni, politiche, tattiche e strategie di azione, ogni gruppo la sua, e insieme il caotico abbraccio di chi sa – ora più che mai – che solo l’unione fa la forza.

Questo movimento. Una scommessa e una sfida, il muoversi di migliaia di corpi in piazza.
E della piazza voglio ricordare non la violenza ma la moltitudine.
Non le cariche, non le botte, non il sangue, ma la moltitudine di facce di mani di corpi.
È qui tra la moltitudine che s’accende la scintilla capace di generare mondi possibili, di creare un presente diverso.

Siamo tutti testimoni. E non solo degli eventi di Genova, o delle loro implicazioni a breve termine.
Siamo tutti testimoni  dell’esistenza di un movimento transnazionale capace di gestire differenze immense e di capitalizzare proprio su questo valore nella sua lotta contro il capitale globale e le sue macchine di morte e profitto.

Siamo tutti testimoni.

Della fluidità e della differenziazione di questo movimento, delle sue passioni e delle sue politiche, delle sue strategie e dei suoi obiettivi.

Ma essere testimoni non basta.

Abbiamo bisogno di immagini per pensare I mondi del possibile.
Abbiamo bisogno di figure che attivino il nostro pensare e di azioni che lo facciano germinare.
Dell’immensa fluidità e della differenziazione interna di questo movimento dobbiamo fare un’arma. La sua arma più potente. Perché inerentemente politica. Perché è questa  fluidità, è questa differenziazione che fa muovere i corpi.

Sono loro che danno movimento al movimento.

Questo movimento di cui siamo testimoni e artefici è una realtà composita, la coagulazione di un dissenso, quello sì globale, che si esprime nella consistenza e nella coesistenza di una differenza senza confini, senza barriere, senza frontiere né gerarchie.
Questo movimento di cui siamo testimoni e artefici è un corpo multiforme, rizomatico, mostruoso.
Mostruoso perché non riconducibile ad alcuna forma, dimensione, sembianza nota e riconoscibile. Perché impossibile da catalogare entro una tassonomia, una norma, un modello. Perché la sua fluidità lo rende imprendibile, la sua differenza lo fa sfuggire alla morte categorica della de-finizione ex-terminatrice.

Mostruoso perché è fatto più a somiglianza della rete dove nasce che delle strade dove affronta le facce monolitiche dell’impero transglobale.

Mostruoso perché composto di tanti corpi, corpi multipli, corpi infiniti, corpi contigui che si avvicinano, si allineano, si combinano nell’azione.
Mostruoso perché fatto di corpi e nessun volto. Se l’impero che ci sovrasta è un apparato gerarchico fatto di molte teste e nessun corpo, il movimento è una mostruosità fluida di molti corpi e nessun capo.
Che non ci sia un capo riconoscibile è un’altra delle sue indiscutibili forze.
Che non ci sia un volto unificante è un’arma potente nella pratica cosi’ come nella teoria.
Corpo mostruoso quindi, fatto di 1000 corpi, iperdifferenziato e capace di far risuonare altissima e trascinante questa sua differenza.
E, della dissonanza, fare non virtù, ma un inventario di possibili mondi.
Corpo mostruoso quindi, fatto di materia e immaginazione, mosso dalla turbolenza delle sue passioni e delle sue forze, un corpo in movimento contro il mostro dalle 1000 teste del capitale globale.

 

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