Caro Euro ai nostri giorni ogni cosa porta in se stessa la sua contraddizione...

Persino - come ebbe a dire un filosofo tedesco - la pura luce della scienza, sembra poter risplendere soltanto sullo sfondo tenebroso dell'ignoranza....

Reti virtuali, nuove tecnologie, linguaggi ... costituiscono la nuova filiera produttiva su cui (volenti o no) siamo tutti disseminati e messi al lavoro. Una volta gli imperi s'appropriavano di risorse naturali, terre...ecc.; oggi, il "nuovo impero" alla vecchia rapina ne affianca un’altra: la rapina dell’intelligenza, dell’innovazione prodotta socialmente, del sapere in senso lato...


Oltre a quanto- sinteticamente detto sopra - bisogna tener presente che le nuove tecnologie della comunicazione e della produzione sono costitutive della nostra stessa modalità di percezione della realtà... Come a dire – per esempio – che la cosiddetta "in-formazione"che corre su fibre ottiche alla velocità della luce non è semplicemente una finestra sul mondo...
L’accelerazione degli scambi economici, tecnico-mediatici....politici, culturali... induce nelle persone un effetto saturazione (dove la quantità delle informazioni supera di molto la capacità di elaborarle) e di indifferenza e anestesia mentale...
Nessun linguaggio umano resiste a quest'accellerazione vertiginosa dei messaggi e finisce col perdere il suo senso...

Ogni insieme culturale (braudillard) viene frammentato e disarticolato o binarizzato per circolare – non nelle nostre memorie – ma in quella delle macchine elettroniche...nessuna storia resiste alla centrifugazione mediatica dei fatti..... La attuale  vetrificazione delle relazioni sociali, del sociale, dipende molto da questa  moltiplicazione e iperdensità degli scambi, dei messaggi, delle merci … istantaneità dell'informazione...
Alcuni possono piangere su questo...altri possono desiderare di disfarsi delle nuove tecnologie...altri ancora ne denunciano l'inumanità...ecc.

Per parte nostra, pensiamo che si tratta semplicemente di prendere il tutto nella sua natura ambivalente e accogliere i conflitti nuovi che porta con sé... Nessuno s'immagina che il conflitto sarà virtuale – sono sempre le persone in carne e ossa ad agire, sperare e disperare –, ma é certo che il "virtuale" è costitutivo dello scenario del conflitto.....delle nostre stesse forme della sensibilità. Poi è lo stesso significato della parola "comunicazione" (che indica letteralmente:"vita con altri") a non illuderci che bastino "reti informative e dispositivi ipertecnologici"a fare
relazione e cooperazione e agire sociale sotto il segno di un mondo diverso ...

Il mercato mondiale,la liberalizzazione degli scambi..se vuoi la globalizzazione .....insieme alle nuove tecnologie informatiche ha dissolto le "connessioni puramente locali",così come i vecchi rapporti personali e comunitari..., ha in qualche modo prodotto una condizione sociale/individuale di "totale svuotamento"...; a questo ci si può romanticamente contrapporre, o anche solo nichilisticamente (permanendo in questo svuotamento di senso) oppure si può considerarne il lato positivo (certamente contradditorio...)

 Lo dicevamo prima: ogni cosa porta in sé la sua contraddizione: l'accelerazione e la iperdensità degli scambi di merci, di messaggi, di circolazione di culture ecc. porta con sé non solo un effetto
"saturazione" (e o di anestesia mentale e sociale..), ma anche un "effetto" liberazione": i vincoli di dipendenza culturale, e quelli personali sociali...e ideologici (in senso negativo) vengono lacerati. Non solo produce una condizione di "totale svuotamento", ma anche apre uno spazio in cui i vincoli di dipendenza personale, le differenze di sangue, di formazione..ecc saltano...e la connessione degli individui potenzialmente esce dagli angusti limiti locali............ – per cominciare a disegnarsi su scala planetaria - dell'ambiente mondo.
Ora questa "piega positiva" del presente lo è solo in potenza... :"la coltivazione di tutte le qualità dell'uomo sociale e la sua produzione come uomo per quanto è possibile ricco di bisogno, perché ricco di qualità e relazioni ... lo scambio universale dei prodotti di tutti i climi e di tutti i paesi; lo sviluppo delle scienze ... è una delle condizioni della produzione basata sul capitale..."
Questa tendenza a fare della natura un puro oggetto per l'uomo, a creare nuovi bisogni e ad allargare continuamente il circolo del consumo e dello scambio spinge la società capitalistiche a superare sia le barriere che i pregiudizi nazionalistici..e quella soddisfazione tradizionale, orgogliosamente ristretta entro gli angusti limiti, dei bisogni esistenti,e la riproduzione del vecchio modo di vivere;il mercato o il capitale -se preferisci...-abbatte tutte le barriere che frenano la dilatazione dei bisogni,la varietà della produzione e lo sfruttamento e lo scambio delle forze della natura e dello spirito.

Ma ...questa tendenza si muove tra contraddizioni e limiti continuamente superati e continuamente posti...:tutta "questa universalizzazione" è subordinata alla logica del profitto,alla riproduzione di rapporti sociali di produzione che riposano sullo sfruttamento,sul lavoro salariato...ecc
Allora "vediamo  che le macchine ,che posseggono la miracolosa capacità di abbreviare  il lavoro umano e di renderlo più produttivo, recano agli uomini miseria e spossatezza.Le nuove fonti della ricchezza si trasformano  per strana magia in fonti di miseria.Le conquiste della scienza sembrano
ottenute a prezzo della loro stessa natura.Sembra che l'uomo, nella misura in cui si assogetta la natura,si assogetti ad altri uomini o alla propria abiezione."

Da un lato le moderne conquiste della scienza,della tecnologia producono individui capaci -almeno in potenza- di relazioni e qualità universali...e dall'altro  lato li  costringe nei limiti della scienza del guadagno, imprigiona le loro relazioni  e qualità umane (sempre più ampie ..) in quello economico... Quindi non ci si stupisce se la deterritorializzazione degfli scambi e della produzione mentre dissolve i "pregiudizi nazionali" poi li ripropone continuamente o anche li riterritorializza nei localismi più beceri ed ottusi.

 

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