Racconti brevi, non come percorso tecnico maturato dopo intense pratiche e riflessioni, short story invece come miglior mezzo per suggerire brevi istanti di realtà, attimi da cogliere e da gustare intensamente. .Nel racconto è condensato un ampio respiro compresso, sottolineo compresso poiché ai rivoli ed alle mille sfaccettature di una vita pensa il romanzo con i suoi ampi orizzonti, l’epopea. Racconti brevi come sorsate di un buon vino, frammenti di vita chiusi da una cornice, una "livella" cosmica, impossibile da cogliere nella sua interezza pena la retorica o la follia, frammentarietà dell’esistente e del quotidiano. Una quotidianità oscillante tra certezze, deliri, paradossi, indecisioni e piccole manie.
Racconti sberle al buonismo ed alle sciocche convenzioni, pezzi di cuore su pagine di carta: impressioni, sensazioni, pensieri, emozioni non estranee alla realtà bensì dentro essa. La vita ed i suoi piccoli drammi, non eroi ma piccoli esseri umani che diventano immensi nella sofferenza, nell’ardore contro le imposizioni, nelle vicissitudini che lacerano e nel contempo temprano, nelle lacrime non sintomo di debolezza ma di grande coraggio, nel contegno di chi subisce la società coi suoi ritmi febbrili, le false verità, ed il mito del progresso che alletta ma tutto distrugge. Racconto breve, allora, come rappresentazione della varia umanità che fa la storia e forse per questo ne è esclusa.
Giammarco De Vincenzo
O lavoro.....
E' morto! Se n'è andato, non è giusto, così giovane e così disperato,
disoccupato, disoccupato. Non è giusto.
Nel quartiere c'era dolore, troppe
ferite, troppi figli persi, troppe figlie, fragili esistenze, costrette,
assuefatte al dolore, cresciute per forza ed in fretta . Era morto un giovane ,
s'era ucciso, dandosi fuoco. Il quartiere aspettò in silenzio la straziante
agonia. E' morto! S'urlava nei vicoli.