Quali "argomentazioni" porteranno i "leader mondiali" nella candida cornice di Davos? |
La loro legittimità è in crisi? Un maquillage per ritrovare il consenso |
World Economic Forum:
umanizzare linumanizzabile? Fondatore WEF: dr. Klaus Schwab Il documento sui temi che questanno saranno discussi durante il World Economic Forum lascia trapelare che le manifestazioni di Seattle, Melbourne, Praga hanno avuto il loro peso e preoccupano i leader mondiali. Come anche il boicottaggio dei prodotti delle multinazionali che utilizzano OGM o che usano forme di lavoro schiavistiche. La loro preoccupazione da un lato è lemergere di forme di conflitto sociale collettivo, dallaltro la perdita di "clienti". Per la prima volta i leader mondiali sono costretti ad ammettere che esistono interessi sociali contrastanti e conflittuali e che le loro politiche sociali ed economiche provocano alienazione ed ansietà, ma anche una domanda forte di equità sociale. I "leader mondiali" non sono così forti ed invincibili come vogliono farci credere e i movimenti che si oppongono al neoliberismo costituiscono un problema per loro.
Dopo anni in cui volevano farci credere che non esistessero conflitti e che il mondo fosse pacificato, i padroni del mondo riuniti nel World Economic Forum devono ammettere che i conflitti e lalienazione esistono e sono prodotti proprio da loro. Si sono appropriati di tutte le risorse: il territorio, la natura, i capitali, sono arrivati perfino a privatizzare e brevettare il patrimonio genetico che dà luogo alla vita. Tutto ciò che sarebbe per sua natura collettivo, patrimonio comune di tutte le persone che vivono sul pianeta ci è stato derubato da loro. Le leggi che regolano questa appropriazione sono quelle del profitto in nome del quale sono capaci di affamare intere popolazioni, di privarci dei più elementari diritti, di generare guerre e distruzioni lucrose per due motivi: la vendita di armi e gli affari della ricostruzione che permettono di superare le crisi cicliche da sovrapproduzione. Perfino la morte delle persone diventa fonte di profitto. Il danno prodotto dagli OGM su intere popolazioni e sulla biodiversità su cui si fonda la vita, per loro è solo un effetto irrilevante. Lirrazionalità del capitalismo e della smania di profitto sta nellincapacità di capire che la ricerca di profitto a breve termine può produrre effetti dannosi per la stessa produzione capitalistica. Siamo di fronte a dei veri e propri criminali, che non si fanno scrupolo di compiere stragi e di mettere in atto macchine repressive/poliziesche per conservare il loro potere.
Il mondo che stanno costruendo attraverso il Nuovo Ordine Mondiale è sempre più polarizzato: 358 persone possiedono patrimoni e redditi equivalenti a quelli di 2,3 miliardi di persone (dati dellInternational Labour Organization). La maggioranza degli abitanti dei paesi del terzo mondo (4 miliardi) continuano ad essere depredati delle risorse locali e a soffrire di fame, malnutrizione, malattie. Lintroduzione del mercato capitalistico negli ex paesi dellest, che secondo loro avrebbe dovuto risolvere ogni problema, ha reso la vita della maggior parte della popolazione sempre più difficile. In realtà quello che li interessava era aprire nuovi mercati, formati dalle nuove elite, dai nuovi ricchi locali generati da una società sempre più polarizzata. I "leader mondiali", hanno prodotto una crisi ecologica locale e planetaria. La razionalità imperialistica della società capitalistico-industriale matura si basa su unidea di sviluppo che si va sempre più chiaramente rivelando inesportabile, insostenibile, ecocatastrofica: occupazione abnorme di suolo, voracità energetica, concentrazione di agenti inquinanti, consumo di risorse non rinnovabili, riproduzione allargata della povertà.
Il quadro dei disastri prodotti dai "leader mondiali", in potenza ha tutti gli elementi per produrre estesi conflitti sociali, ma i padroni del mondo sanno contenerli attraverso il controllo delle informazioni, le legittimazioni teoriche disegnate dai loro intellettuali, le strategie volte a conseguire il consenso. Nella vita delle classi subalterne cè mancanza dellessenziale, malessere, sofferenza, alienazione. Ognuno di noi deve lottare per ottenere ciò che dovrebbe essere un dato di partenza: la casa, le risorse per vivere, il diritto ad esprimersi liberamente, a socializzare e creare cultura, a realizzare i propri desideri: insomma il diritto a vivere, non a sopravvivere. Ciò che dovrebbe essere scontato per ogni essere che nasce sulla terra diventa una lotta e un dramma individuale. La frammentazione sociale corrisponde ai molteplici modi in cui il sistema capitalistico/patriarcale si insinua attraverso le macchine del potere dominante nello stato borghese, nelle burocrazie di ogni genere, nel sistema scolastico, nella famiglia, nella coppia, perfino nel super io dellindividuo. Ma vivere in un mondo controllato dai leader mondiali può smettere di essere un dramma individuale e diventare il punto di partenza per articolare tutte le forze materiali e sociali che hanno il desiderio di vivere e di cambiare il mondo, di realizzare nuove relazioni sociali, di sperimentare nuovi mondi possibili. Malgrado e a partire dagli effetti sociali della ristrutturazione globale si stanno sviluppando una molteplicità di lotte in tutte le aree del mondo, che hanno lo scopo di contrastare lo sfruttamento, lesclusione, la mercificazione, la privatizzazione, lalienazione e lisolamento, la militarizzazione della società. Talvolta sono minoritarie, settoriali ma esprimono già il superamento della frammentazione sociale attraverso la pratica dellazione collettiva su temi specifici. Lazione/manifestazione di Seattle ha avuto il pregio di nascere dal collegamento fra molte di queste lotte "frammentarie" che si sono autorganizzate in modo cooperativo e non gerarchico.
Quali "argomentazioni" porteranno
Di fronte ai disastri che hanno prodotto, la loro unica preoccupazione è di preservare la loro appropriazione privata di profitto. Ai governi nazionali vogliono affidare il ruolo del controllo e del contenimento della portata dei conflitti sociali che vanno emergendo o che potrebbero emergere. Alienazione e ansietà devono rimanere affari privati e personali, appena danno luogo a forme di azione collettiva vengono effettivamente, lo vediamo ogni giorno, occultati. Perfino le scritte sui muri non durano più di un giorno: ogni opposizione va soppressa sul nascere, prima che possa estendersi o anche solo stimolare pensiero critico. La loro ricerca di "uno scambio ottimale fra efficienza economica ed equità sociale" può solo prendere la forma di un maquillage dellingiustizia, perchè il loro sistema si basa sulla proprietà privata e sullappropriazione privata delle risorse e di tutto ciò che viene prodotto collettivamente. Il sistema capitalistico si basa sullo sfruttamento del lavoro manuale ed intellettuale e sulla appropriazione da parte dei detentori di capitali e risorse di ciò che viene prodotto, beni o servizi che siano, concedendo il meno possibile come remunerazione del lavoro. Con governi di destra e supposta sinistra che accettano di sostenere la flessibilità del lavoro e la progressiva cancellazione dei diritti sociali, i leader mondiali hanno buon gioco. La distribuzione di beni e servizi si basa sulla capacità di spesa, chi non ha reddito sufficiente è escluso. Lequità sociale è antitetica al sistema capitalistico fordista o postfordista, non è possibile nessuno scambio ottimale, questi due poli non sono mediabili senza che si snaturino, lo dimostra un secolo e mezzo di storia.
La loro legittimità è in crisi? Un maquillage per ritrovare il consenso
I leader mondiali sono preoccupati che la loro evidente irresponsabilità sociale metta in crisi la loro legittimità. La soluzione che ventilano è a costo zero per loro: una partnership (cogestione) fra governi, imprese e "società civile" tale da "suddividere meglio" i supposti benefici della crescita economica. Ma i benefici che ventilano non sono reali perché sono sempre distribuiti in modo ineguale, socialmente selettivo e differenziato. Lintegrazione che possono offrire è solo lillusione di far parte del mondo dei privilegiati, quando poi tutti i giorni si ha accheffare con la disoccupazione, la sottoccupazione, lo sfruttamento e gli orari che sfondano le 40 ore, lalienazione, la riduzione del reddito e della qualità della vita, il restringimento degli spazi e delle relazioni sociali non mercificate, la mancanza di case in affitto a canoni accessibili. Mentre loro creano illusioni, continua la realtà della nocività e delle morti sul lavoro, dei redditi insufficienti a pagare ciò che serve per vivere, dellinquinamento, delleffetto serra, delle malattie provocate dagli apprendisti stregoni del nucleare e degli OGM. Ma tutto è tenuto sotto silenzio dai massmedia. Cè poi anche il rischio che vogliano integrare la "società civile" nel loro sistema utilizzandola per contenere i danni provocati da loro stessi in termini di pura ingiustizia sociale. In questo caso saremmo in presenza della solita appropriazione privata dei profitti e socializzazione dei problemi e dei costi. Già le Nazioni Unite con la conferenza Habitat II ad Istanbul del 1996 hanno proposto di utilizzare la capacità di autorganizzarsi e di "arrangiarsi" delle classi subalterne, la loro stessa solidarietà, per risolvere a costo zero i problemi delle città del terzo mondo. Si tratta di lasciarli fare, a patto che stiano al proprio posto, nelle aree separate che sono loro destinate e non dilaghino, e a patto che non ostacolino o lottino coscientemente contro il sistema dominante che li priva di diritti e risorse. I leader mondiali sembrano voler utilizzare un meccanismo simile in Europa, per far andare avanti leconomia di mercato senza scosse pur in presenza di una crescita esponenziale delle povertà e quindi del potenziale conflitto. La cooptazione dei movimenti di opposizione nei servizi sostitutivi dello stato sociale va già in questa direzione: la collettività si accolla lonere di attutire i danni provocato dal sistema di mercato e di salvaguardarlo dagli effetti "destabilizzanti", attraverso il lavoro gratuito o sottopagato (ne sanno qualcosa i lavoratori delle cooperative sociali). Ma questo può avvenire solo se la solidarietà viene separata dallelemento con cui forma una unità inscindibile: la lotta contro chi crea lingiustizia sociale. E questa la loro risposta alla domanda sociale di partecipazione ed autogestione? Una partecipazione ridotta a consenso di soggetti privati del diritto a prendere parte in modo diretto ai processi decisionali che riguardano le loro vite.
I leader mondiali hanno a cuore il giudizio etico dei loro "consumatori", che potrebbe indurli a non acquistare i loro prodotti. La loro eticità si ferma ai soggetti che sono in grado di pagare, gli altri non esistono. Per i loro clienti è pronta una nuova operazione di marketing di cui sono proprio maestri. Anzi i prodotti biologici si possono anche produrre, magari a prezzi stratosferici, così possono premetterseli in pochi. Il profitto proviene da meno compratori ma il risultato finale non cambia. Tutta qui la rivoluzione etica dellimpresa? Non ci aspettavamo nulla di diverso. La Banca Mondiale sostiene in un documento del 1994 che la questione ambientale tende automaticamente a risolversi al di sopra degli 8000 dollari di reddito medio pro capite, con il modificarsi della qualità della domanda di mercato di beni ecologicamente orientati. Il problema è che nessuna previsione della Banca Mondiale o dellONU avanza scenari in cui non sia in aumento la forbice del reddito fra paesi ricchi e i 4 miliardi di poveri del terzo mondo.
Internet, biotecnologie e valori
I leader mondiali propongono di tassare la rete, non sia mai che qualcosa sia accessibile senza selezione in base al reddito. Il loro problema in questo caso è farlo senza ostacolare la crescita del business elettronico. Per le biotecnologie dal documento del WEF traspare la consapevolezza che potrebbero produrre "conseguenze indesiderate e impreviste". La proprietà intellettuale e i brevetti "sulla vita" fanno parte invece della loro lunga storia di appropriazione privata di beni pubblici. Come si può pensare che le biotecnologie allinterno di un contesto di mercato possano avere uno sviluppo equo? Il problema dei principi etici e dei valori sociali con cui la produzione oggi deve confrontarsi, per il WEF è un affare da trattare fra elite, nel chiuso delle loro stanze: imprese, leader politici, scienziati, media. Qui ci sono da aspettarsi ancora discorsi teorici costruiti per auto-legittimarsi. Limpatto della globalizzazione su comunità, culture ed ambiente li interessa solo se rischia di mettere in crisi il loro solo, vero e unico interesse: il profitto.
Se qualcuno poteva avere dei dubbi il documento del WEF chiarisce le sue priorità: "liberare lEuropa dalle rigidità nel lavoro e nel mercato" per rincorrere gli USA. Peraltro un modello fallimentare dal punto di vista sociale, che vive sullo sfruttamento di altre aree del mondo e produce perfino sul suo territorio "privilegiato" nuove povertà e marginalità, che solo dati statistici sulla disoccupazione truccati coscientemente possono nascondere. Ancora una volta vogliono incrementare i loro profitti attraverso lo sfruttamento e la cancellazione dei diritti di chi lavora.
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