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Atto d’appoggio ai prigionieri FIES

Sabato 6, verso le 17.00, si sono incontrate 30/40 persone per un concentramento, davanti la delegazione del governo in solidarietà con i prigionieri anarchici italiani Claudio Lavazza e Giovanni Barcia, rinchiusi nel regime FIES, fin dall'entrata nel carcere di Cordoba, tre anni fa. Si è letto un comunicato, denunciando, tra le altre cose, il montaggio politico degli Stati italiani e spagnolo contro il movimento anarchico italiano. Dopo un’ora circa, il concentramento si è sciolto.

DETENUTI/E FUORI?

Un'altra volta ci siamo trovati, siamo scesi in piazza. Anche le lotte impongono una moda e anche questo è necessario a livello di massa, però non ti far problemi nello scendere in strada per una "causa giusta".

La convocazione alla manifestazione per la libertà e ritiro delle denunce per le persone detenute il I2 ottobre è stata positiva. Non per nominare questo, ma perché il potere dei mass-media è assoluto. Con i tempi che corrono, 8.000/I0.000 persone o quelle che erano, non è una cifra da disdegnare. Però, proprio per questo è curioso che, di tutte queste menti aperte, non meno di 40 possono, vogliono o credono necessario andare ad un concentramento a sostegno di quelle persone che, per la loro ribellione (pericolosità secondo le istituzioni penitenziarie), sono isolate dentro gli isolamenti: il regime FIES dentro le carceri dello Stato spagnolo.

Giovanni Barcia e Claudio Lavazza sono stati classificati, da circa tre anni, nello schedario di trattamento speciale, però, essi, come la maggioranza dei detenuti del mondo, non sono di moda o forse non sono nostri amici o, questo resta un grosso limite, per bruciare una banca si è appoggiati, però rapinarla...è già un passo troppo grande. Oppure, sarà, quando davanti alle carceri, Trini, Wad-Ras o La Modelo grideremo: "Abbasso le mura delle prigioni", ciò non di meno, sarà una frase fatta perché loro sentano il nostro antifascismo. Sicuramente è che lì noi torneremo finché vi sarà un/una antifascista, un/una occupante o un antimilitarista (quest'ultimo sta scomparendo, passando di moda).

Forse che ora non è il momento di dirsi anarchico, poiché sarebbe meglio essere autonomo/a, che più ingloba, ma ricordiamoci che già prima c’erano degli autonomi, e altri ancora si stanno macerando, nelle stesse carceri che rinchiudono gli anarchici italiani, gli indipendentisti baschi, i catalani dei GRAPO...che rinchiudono migliaia d’altri detenuti politici e sociali in galere simili, come quelle che imprigionano Mumia Abu-Jamal, Leonard Peltier, Nikos Maziotis...e centinaia di migliaia in tutto il mondo.

Se non chiudiamo con le carceri esse chiuderanno noi.

 

LA CURUNA

 

Ci sono arrivate notizie che nel carcere di Teixeiro si tortura. Concretamente contro tre prigionieri, Gabriel Bea Sampedro, Francisco Javier Rodriguez Gantes e Victor Ladron de Guevara Pegnuela. Il fatto avvenne il 05/01/99 quando il vice-direttore alla sicurezza di Teixeiro, insieme al capo di servizio, il capo del braccio e diversi secondini armati colpirono uno ad uno i tre detenuti, legandoli successivamente, mani e piedi al letto. I detenuti restarono ammanettati e colpiti, riportando delle lesioni, per ben cinque giorni di seguito.

Tutti i medici di servizio che intervenirono, si limitarono ad iniettare a forza e senza il consenso dei torturati, una sostanza sconosciuta che provocò loro deliri, dimagrimento e perdita di coscienza. II medico forense che era stato chiamato dai detenuti non si è presentato. Le istituzioni penitenziarie diranno che i detenuti avevano tentato di aggredire il vice direttore alla sicurezza.

La notizia è arrivata anche all'esterno: "Tre detenuti aggrediscono gli agenti" e, li si è accusati di essere i promotori di campagne in altre carceri.

Le iniziative della gente solidale sono state molteplici e di tutti i tipi. Si sono presentate denunce per torture e maltrattamentî al tribunale di Beatonz e si sta aspettando che si apra una seria indagine sul caso. Sarebbe opportuno inviare lettere d'appoggio ai detenuti ed esigere dalle istituzioni che si espellano i veri responsabili e che si assicuri che questi fatti non siano ripetuti, poiché essi sono i responsabili della sicurezza dei detenuti.

 

Salaketa Bizcaia e Contra-Infos
22/1 I/99

 

PREMIO E CASTIGO PER GIOVANNI BARCIA E CLAUDIO LAVAZZA

Jaén. Questi due prigionieri anarchici sono stati nel braccio FIES di Jaén per circa tre anni, fatto che è stato più volte denunciato da loro stessi e dall’esterno, dalle persone e dai collettivi che i compagni stessi hanno contattato.

La lotta, da loro portata avanti nel carcere, contro 1’illegalità e il pesante trattamento si va ad aggiungere alle differenti lotte sviluppate dai loro compagni di braccio.

Ora sono stati trasferiti in carceri diversi applicandogli una diminuzione di fase nel trattamento, la seconda fase. Giovanni è stato portato a Badajoz e Claudio a Picassent (Valencia).

Il direttore del centro penitenziario di Badajoz non ha certo aspettato molto per indurire le misure contro il detenuto pericoloso, cosi è considerato Giovanni, cui hanno censurato (messo sotto controllo), ancora una volta, le comunicazioni (colloqui, posta e telefono). Ciò dimostra la chiara intenzione di tenerlo isolato. Per giustificare questa misura ricorrono all'ipocrita sicurezza del centro penitenziario, con l’intenzione così di evitare la fuga di una persona già altamente controllata. Lo giustificano con il tipo di reato per il quale egli sta già compiendo la condanna e per la sua relazione con un'organizzazione inesistente, denominata ORAI (Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Insurrezionalista). Questa menzogna fa parte dì un insieme di false accuse e1aborate principalmente dal P.M. Marini, in un tentativo di giustificare la repressione contro il movimento italiano.

Quest’accusa sorprende poiché al processo per la rapina alla banca di Cordoba essi negarono qualsiasi motivazione o relazione politica..

Cruz Negra Anarquista
14/12/99

 

CHIUDERE IL F.I.E.S.!

Tagliando le reti, scardinando le porte, demolendo le mura, abbattendo gli steccati, segando le sbarre, disarmando le guardie, stracciando le condanne, scoperchiando le segrete, spezzando le catene, sbugiardando l’ipocrisia, sconfiggendo il silenzio, illuminando la notte, per gettare un ponte tra il sogno di un mondo senza carceri e la sua realizzazione.

Nel 1991 in Spagna s’istituirono i regimi carcerari speciali F.I.E.S. (archivio d’interni in speciale osservazione) le cui caratteristiche sono: l’isolamento dei detenuti, la durata a tempo indeterminato, il forte controllo e la censura della corrispondenza, i colloqui attraverso vetri divisori, le continue perquisizioni e le torture fisiche e psicologiche — sette detenuti sottoposti a questo trattamento sono deceduti.

Esistono cinque tipi diversi di F.I.E.S. sostanzialmente applicati ai detenuti più conflittuali, agli autori di rivolte o evasioni, agli appartenenti di organizzazioni rivoluzionarie (E.T.A., GRAPO), agli antimilitaristi, ai ribelli sociali.

Il F.I.E.S. rientra nei progetti dei governi europei di sviluppare forme sempre più diffuse ed articolate di controllo sociale, costruendo un mondo che ci fa conoscere il nostro diritto ad essere sfruttati, rinchiusi, controllati, ghettizzati, repressi, educati, avvelenati.

La lotta dei detenuti contro quest’istituzione è costante (scioperi dell’aria, della fame, episodi di autolesionismo, tentativi di evasione si sono continuamente verificati in questi anni). Dall’interno delle carceri spagnole è ora lanciata la proposta di una lotta più ampia e determinata; gli obiettivi proposti da alcuni dei prigionieri sono:

-porre fine ai continui trasferimenti

-abolizione del F.I.E.S.

-scarcerazione dei malati.

Questa lotta è importante per i destini di chi la compie, per la forma d’autorganizzazione che la caratterizza e come esempio per situazioni conflittuali simili.

Si chiede la solidarietà all’esterno, ai numerosi ed eterogenei gruppi di appoggio ai carcerati ed anche una mobilitazione internazionale contro il governo spagnolo. Questa lotta dovrebbe iniziare verso i primi giorni di febbraio (2000).

Invitiamo chiunque senta a cuore la questione di organizzarsi ed appoggiare la lotta facendo pressione sul governo spagnolo, nel modo che ritiene più opportuno, contemporaneamente a quella che avverrà in Spagna.

Se vuoi avere maggiori informazioni sul FIES e sui comunicati dei detenuti e dei gruppi d’appoggio giunti dalla Spagna, puoi scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica, ti sarà spedita la documentazione richiesta:

 

brecci@hotmail.com

individualità anarchiche

s.i.p. rue de l’Etolille 32, Paris

(volantino distribuito alle manifestazioni di Milano e Firenze il 29 gennaio 2000)

 

Gruppo Anarchico Contro le Carceri

 

C/Vilanova, 22-08240 MANRESA

Noi, del Gruppo Anarchico Contro le Carceri (G.A.C.C.), siamo un gruppo di persone d’idee anarchiche che sente il bisogno di chiudere e di finirla con le carceri, uno dei meccanismi di repressione, coazione e castigo che lo Stato usa per eliminare dalla società tutti coloro che danneggiano e che tengono viva una lotta contro di lui e il capitale.

Tutti sappiamo che le carceri sono elementi impliciti nello Stato ed il capitale, e fino a quando le carceri e lo Stato esisteranno, fa parte del nostro progetto ed è il nostro obiettivo denunciare le torture, le umiliazioni, gli assassinii, gli atti arbitrari, le ingiustizie ecc. che, lì dentro, si commettono quotidianamente, così come rispondere a tutte queste aggressioni attraverso le azioni che ognuno ritiene convenienti.

Perciò appoggiamo e lottiamo con tutti i detenuti che, ogni giorno, lottano contro il sistema carcerario, diffondendo tutte le azioni che si portano davanti e dentro i centri di sterminio, come di solidarietà fuori, affinché non ci siano più gli isolamenti con i quali vogliono annullare i nostri compagni, soprattutto quelli che subiscono il regime FIES.

Non siamo e non vogliamo essere un’organizzazione, ci basta far parte della rivolta. Sarebbe buono coordinare un movimento che sia capace di arrivare a tutte le carceri dello Stato e creare, costruire, una resistenza anti-carceraria coordinata e in conflitto.

È nostro desiderio che il nostro gruppo possa entrare in contatto con tutti coloro che soffrono quotidianamente il terrore dello Stato sotto la forma del sistema carcerario.

Un saluto con un forte abbraccio libertario e combattivo.

Saluti e rivoluzione sociale

Gruppo Anarchico Contro le Carceri

 

Considerazioni

Sovente nelle carceri spagnole si sono viste manifestazioni di lotta individuale o collettiva. Sembra che ora (chi è in regime di isolamento), abbiano deciso di dar vita ad un diverso modo di iniziare una protesta, quasi come, in senso figurato, cercare 1'altro filo della matassa.

In pratica, alcuni detenuti hanno iniziato a comunicare ai numerosi gruppi d’appoggio, agli amici e compagni la chiara e determinata intenzione di dar vita ad una protesta lunga e duratura, unitamente a chi è "fuori".

Allora, una protesta alla "luce del sole", per ovviare al problema di iniziare una lotta restando, di fatto, isolati con 1'esterno ed impostare uno spazio di comunicazione, insieme a chi è fuori e tanto fuori del carcere non si sente.

Tutto ciò vuol dire lotta senza le mura, fuori e dentro, dove il carcere e le strade fanno parte di un unico territorio. Certo chi è dentro, in un momento di lotta, vive pressioni, situazioni e anche gioie che all'esterno possono essere differenti perché la struttura, il carcere, differenzia la nostra situazione. Purtroppo, non possiamo essere fisicamente uno accanto all’altro. Un mettersi in discussione e legarsi alle situazioni di lotta contro le carceri, vuol dire cercare di rompere questo maledetto muro, chi da dentro chi da fuori o per meglio dire, chi da una parte chi dall’altra. Divenendo una lotta unica, estesa, contro tutto ciò che limita la libertà, contro chi ha il potere e in un modo (utilizzando il carcere) o nell'altro (controllando la nostra esistenza, programmandola in modo infido, fino a voler gestire la nostra quotidianità), lo esercita per i propri porci interessi. Leggendo i comunicati e quindi le discussioni e i dubbi, le difficoltà che emergono, siamo presi da numerose emozioni.

Le dîscussioni nate grazîe agli spazi di comunicazione, spinti dall’esigenza di far nascere insieme un fare la lotta più incisiva, sono molto interessanti. Per questo motivo sicuramente ci sarà 1'impegno di far arrivare a più persone possibili i confronti che, grazie a questa rete di comunicazione si hanno sulla metodologia, la strategia e la ricerca di più strumenti per solidarizzare attivamente.

Dopo di che, è dovuto precisare, che non tutti siamo d'accordo sul significato di solidarietà, sul modo di muoversi sul territorio o contro un fatto specifico di repressione. Ma, senza cercare un unico modo di intervenire, rispetto a ciò che s’intende per azione diretta, ognuno si muova e proponga il proprio metodo d'intervento.

L'essere contro 1'esistenza delle carceri, ovunque esse si trovino, contro 1'autoritarismo e il leaderismo, come, non meno lontani dalla partecipazione si tengano tutti coloro che questa situazione la farebbero propria per altri scopi, pensiamo che questi siano concetti radicalizzati tra le persone che vogliono determinare, comunque insieme, questa lotta fuori e dentro le mura.

Forse andrebbe meglio puntualizzata 1’esigenza di eliminare dalla propria lotta, per esempio, i giornalisti. Questi, durante le rivolte carcerarie sempre hanno cercato di criminalizzare i detenuti, cercando di darli in pasto alla famosa "opinione pubblica", come crudeli, terroristi e altro ancora, sempre cercano nelle loro notizie, non di informare ma di indirizzare 1'ascoltatore verso una linea decisa, non da loro, ma da chi deve e vuole far accettare la propria politica.

I giornalisti, facendo credere di informare, fanno passare le notizie (quando fa comodo a loro), ma, si sa che queste, si possono dire in un modo o nell'altro, dipende da come le dici perché diventino strumento e mezzo di chi è in quel momento al potere o di chi è all'opposizione o, comunque, per quella che è la linea politica che sorregge gli Stati.

Ebbene, non ci si può mettere nelle loro mani perché questo vorrebbe dire dare a loro le notizie, pensando che, più di noi, riescano a divulgarle capillarmente, mentre meglio sarebbe cercare azioni e strumenti per gestirle direttamente.

A volte si può usarli calpestandoli, occupando i loro posti, bloccando l'uscita dei giornali e (magari!), come a volte è successo, impadronendosi di radio e televisioni locali per informare su quanto sta accadendo realmente. Mettersi nelle loro mani è un’arma a doppio taglio. Userebbero le informazioni ricevute per conoscere la forza su cui conta questa lotta, la determinazione, le pratiche e i legami per poi dare il tutto, in pasto agli sbirri: perché questo è il loro "lavoro".

Bisogna, altresì, essere accorti a non prevaricare chi porta avanti la lotta da dentro, come, di non indirizzare in un unico senso, facendola propria, quella che è la lotta di molti. Una lotta, come questa, vissuta in territori e situazioni diverse deve poter essere vissuta in sintonia, procedendo con passi sincronizzati, seguendo metodi corretti affinché le situazioni che si vengono a creare siano gestibili perché, si sa, la lotta può prendere diverse pieghe e, quindi, sfuggirci di mano.

Il carcere è tortura, violenza quotidiana, è la sopraffazione dell’essere umano, ovunque esso si trovi. I diversi stati decidono come gestire la repressione degli individui refrattari: ovunque è merda. Ora, in alcuni moduli d’isolamento, qualcuno ha deciso, una volta ancora, dì lottare ed è già iniziata la pressione della direzione penitenziaria contro alcuni compagni e ribelli. A questo punto chi fa sua questa lotta, sappia rapportarsi con chiarezza, con serietà e determinazione affinché chi è dentro possa sapere su chi contare.

Emma e Patrizia

 

DAL PROFONDO DELLE GALERE ALLA NOTTE DELLE CITTÀ

(testo di un manifesto nazionale a cura del gruppo d’appoggio ai detenuti/e FIES)

Il FIES è un regime carcerario speciale delle prigioni spagnole.
È un carcere dentro il carcere, un abominio dentro l’abominio, dove decine di persone subiscono ogni giorno privazioni, brutalità e torture.
Nel profondo delle celle del FIES i carcerieri hanno carta bianca sulla vita del recluso; in queste celle, come in tutte quelle delle carceri speciali del mondo, si pratica un programma scientifico d’annientamento di chi non sta nei ranghi
Diversi prigionieri in Spagna hanno cominciato, dalla fine di gennaio, una lotta comune per farla finita con il FIES, per opporsi ai continui trasferimenti, per liberare i detenuti malati.
Il loro messaggio si rivolge anche a chi sta "fuori", a chi nel grigio le città e nelle campagne, vive l’esistenza delle prigioni come un’ulteriore aggressione alla propria libertà.
Nel profondo del nostro presente, mal nascosto agli occhi di tutti, si ergono le prigioni, gli istituti, i centri di detenzione, i manicomi; sono la minaccia estrema, il linguaggio più chiaro con cui si esprime questa società costruita sul profitto, sull’addomesticazione collettiva, sulla normalizzazione.
Per chi è stanco di una vita di bastonate, scolorita dalla noia e arruolata dal buon senso, un invito di cuore a sostenere questa lotta.
Una lotta da estendere ad ogni luogo chiuso di questo mondo per abbattere i muri e le inferiate, per conquistare tutta la libertà che ci spetta.

 

 

CONVOCATORIA LIBERTAD PRES@S

(da Barcellona)

Saluti compagni/e

Vi comunichiamo che abbiamo deciso di organizzare un’azione in appoggio ai compagni/e detenuti/e e di protesta contro il sistema penitenziario e la politica che lo sostiene.
Per questo sabato 26 di febbraio alle 18, ci raduneremo davanti alla Direzione Generale dei Servizi Penitenziari e di Riabilitazione in via Aragòn 332.
Invitiamo tutte le persone, gruppi, collettivi e organizzazioni d’appoggio ai detenuti/e ad unirsi a questa protesta nelle rispettive città o dove lo credono necessario.
Dobbiamo impegnarci per una volta.
Se qualcuno lo desidera ci può inviare informazioni riguardo le varie proteste, tenteremo di diffonderle nel miglior modo possibile. In Italia diversi/e compagni/e hanno deciso di unirsi alla lotta e sono disposti a portarla avanti nel loro paese.Un fraterno abbraccio libertario continuando a lottare…fino a che tutti saremo liberi!