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F.I.E.S. in LOTTA
 
INTRODUZIONE

Tentare di dare un significato concreto a questo dossier è piuttosto complicato, dato che vi partecipano centinaia di compagni/e che hanno lottato e attualmente lottano contro il carcere, uno scontro continuo diretto contro l'oppressione, il dominio e la morte... In questo preciso momento la ribellione dei compagni sequestrati acquisisce per loro stessi un carattere illimitato. Con questo dossier vogliamo apportare uno strumento in più all'iniziativa, spazio di comunicazione e interscambio d’idee, passioni...

Stimati compagni/e

Ci sono momenti in cui ognuno di noi crede intimamente nella possibilità di un cambiamento.
Quando il boia si allontana, nella solitudine della cella, noi siamo capaci di produrre questo cambiamento. Nel nostro intimo c'è la certezza e la forza sufficiente per scontrarci con il carcere. Ciò non è un'illusione, se lo fosse, non ci terrebbero rinchiusi/e nei moduli d'isolamento e non avrebbero bisogno di mettersi in 10 o 15 a torturarci.
Pensiamo che ciò che c’impedisce di lottare con efficacia siano in buona misura le mura che noi stessi/e abbiamo edificato e non alcuni carcerieri ed una politica di sterminio, che sì, è più che certo si è portata via, non pochi compagni, tuttavia non si può dire che sia chiuso il discorso della ribellione, lo dimostrano le proteste che si levano da tutti gli isolamenti. Non c’è un solo mese in cui non si verifichi uno sciopero dell’aria a uno sciopero della fame, sia a livello individuale che collettiva. Andiamo, che forza e voglia non ci mancano, solo ci manca, forse, focalizzare 1a nostra lotta in una maniera differente, non in modo collettivo propriamente detto, perché prima di tutto siamo ribelli orgogliosi della nostra individualità, però sì, in un modo più coordinato per ottenere maggiori risultati. 
Per raggiungere una maggiore efficacia ed ottenere dei risultati sarebbe indispensabile creare uno spazio che ci permetta di promuovere delle azioni e sincronizzarle. Oltretutto, ciò ci permetterebbe di incidere sul movimento pro-prigionieri/e formato da diversi collettivi, a volte affini con le nostre idee, altre volte meno, ma in tutti í modi composto di persone desiderose di sradicare i pestaggi, le torture e i maltrattamenti cui siamo sottoposti.
Dovremmo incidere in questo movimento perché nessuno, meglio di noi stessi/e, può spiegare la realtà carceraria e apportare risposte alla repressione trasferendo le nostre forze e creatività fuori per le strade. Ciò ci permetterebbe di coordinare alcune proposte tra il dentro e il fuori.
Per questo dobbiamo prendere coscienza di una cosa, sia che siamo drogati, ladri, anarchici o quello che sia, siamo prigionieri perché non accettiamo la realtà che vorrebbero imporci. Ognuno di noi, alla sua maniera, si è ribellato contro la miserabile esistenza che ci offre una società che se ne sta andando in merda. Per questo, a volte ci siamo deliziati nella trappola della droga, per questo abbiamo impugnato un'arma e, soprattutto, per questo soffriamo la repressione. Sono fatti incontestabili. Non ci perdiamo in teorie politiche o in discorsi, lottiamo per I negazione di qualsiasi tipo d'imposizione, a volte, a partire da molte contraddizioni, ma sempre da una verità e certezza che non ci toglierà nessuno. È tutto quello che possiamo apportare ai compagni/e di fuori, arricchendoci con le nostre differenze e, mettendo in gioco le disillusioni causate dai lunghi anni di reclusione e resistenza.
È possibile e abbastanza semplice coordinare i nostri sforzi per creare una nuova realtà nella quale, perlomeno, non stiamo morendo a fuoco lento. Pensiamo poi, che sia necessario creare uno spazio per gestire la nostra lotta. Crediamo che la cosa più importante sia tessere una rete di comunicazione tra noi prigionieri ed i compagni fuori.
Proponiamo questo scritto – comunicato, o come si voglia chiamare, lo invieremo ad alcuni compagni/e che s’incaricheranno di diffonderlo tra di noi, nella legalità (precisiamo per i repressori), per far fronte attivamente alla repressione. Sarebbe stupendo che chi si sente capace di poter trasmettere per iscritto le impressioni di chi non può, lo faccia.
Speriamo di essere stati capaci di esprimere chiaramente 1'idea affinché tutti/e possiamo riflettere, affinché ognuno apporti le sue riflessioni e la sua energia.
Crediamo possibile un cambiamento, quanto più abbiamo questa convinzione più possibilità avremo; proviamolo non ci costa niente. Cominciamo a costruire detto spazio e in poco tempo le cose cominceranno a cambiare.
Qui siamo in sciopero dell'aria, quello di sempre: non compimento degli ordini dei giudici e della legalità in generale. Sull'argomento invieremo un altro scritto. Siate in molti luoghi e nella stessa situazione, per cui aspettiamo vostre notizie. 

 

FORZA E DETERMINAZIONE

Collettivo di prigionieri dell'isolamento di Soto del Real Madrid
Questo comunicato arrivò all'inizio d’ottobre, da questo momento cominciò la sua diffusione all'interno e fuori del carcere. Di seguito un altro comunicato.

Approfittiamo del fatto che siete riuniti per tentare di farvi arrivare le nostre impressioni e contribuire con alcune idee. Non pretendiamo di rappresentare 1'insieme degli isolamenti e ancora meno la popolazione carceraria, ma di avvicinarci ad una visione comune a molti/e di noi.
Alla fine degli anni '80 ed al principio dei '90, nell'auge del neoliberalismo e nella previsione dei suoi effetti escludenti, si rafforzano tutte le strutture repressive. Gli Stati europei si riorganizzano e danno un nuovo slancio alla politica carceraria. 
Nel nostro paese, nel 1991, si dà inizio alla costruzione delle megacarceri. Quello stesso anno si scavalcano i diritti dei denominati prigionieri combattivi e s’instaurano i F.I.E.S. (Archivi di Interni in Speciale Trattamento). Non fu casuale, come non lo fu la campagna di disinformazione orchestrata rispetto alle rivolte, sequestri ed assassini, avvenuti nelle carceri. Se guardiamo a quanto successo negli anni anteriori al 1991, ci rendiamo conto che quell'estate non fu poi così calda come volevano farci credere. In tutti i modi, 1'instaurazione del F.I.E.S., la crescita dei bracci d'isolamento, furono correlativi alla costruzione delle megacarceri ed hanno contribuito, in gran misura, a soggiogare la maggioranza della popolazione carceraria.
Malgrado la repressione, nei bracci d'isolamento continuiamo a lottare e voi siete, ancora una volta, costretti a confrontarvi con le difficoltà, siete lì riuniti e impegnati nella stessa lotta. Non vi sembra una vittoria? A noi, sì! Che oggigiorno continui ad esistere un movimento di resistenza è indubbiamente una vittoria. Può essere che siamo in pochi/e, però mai si è visto che i cambiamenti si forgiassero nel seno della maggioranza, anzi, sempre provengono da una minoranza stanca, incazzata di vedersi immersa in una realtà imposta e capaci di proiettarsi per costruire una realtà più affine alla propria sensibilità.
Ciò nonostante, tenendo conto che 1'esistenza di un movimento di resistenza è comunque una vittoria, uno dei limiti caratteristici delle organizzazioni e collettivi pro-detenuti continua ad essere la sua carenza d’efficacia nel momento dì ottenere dei risultati. Che nessuno se la prenda a male, qui dentro ci succede la stessa cosa. È un fatto che genera un sentimento d'impotenza e che alla lunga può ridurre considerevolmente la nostra combattività. Per questo, è nostra opinione, è imprescindibile cercare altre vie che ci permettano di promuovere un cambiamento reale.
Per raggiungerlo, ci sembra necessario la creazione di uno spazio in cui ognuno si possa esprimere per partecipare alla pianificazione e organizzazione della lotta contro il carcere. Ciò implicherebbe un'autocritica e critica dei mezzi impiegati e, di conseguenza, un non ristagno di questi.
Abbiamo pensato alla possibilità di tessere una rete di comunicazione attraverso degli scritti. Dalle carceri invieremo scritti a diversi collettivi che s’incaricheranno di dattiloscriverlo e diffonderlo a più detenuti/e possibili. Evidentemente, sarebbe realmente interessante se i collettivi diffondessero anche scritti con le loro idee, informazioni e opinioni.
Crediamo che sia importante creare uno spazio che ci permetta di comunicare tra tutti/e. Ci permetterebbe di rompere con non pochi stereotipi, arricchendoci l’uno con 1'altro; unirci partendo dalle nostre differenze è 1'unico modo percorribile per far fronte alla repressione. È indubbio che un uomo e una donna che non si lasci assorbire dalla massa, possieda una ricchezza creativa capace di apportare nuovi metodi rivendicativi e idee che ci permettano di fortificarci. Per questo, crediamo necessario una maggiore comunicazione scritta.
Se domanî un collettivo si mettesse a ricevere e diffondere scritti, la D.G.P. (Direzione Generale Penitenziaria) bloccherebbe la corrispondenza, però se tutti i collettivi mettessero mano all'opera, difficilmente potrebbero contrastarla.
Uno spazio diffuso non solo ci permetterebbe di far fronte alla repressione, anzi, come spiegavamo, permetterebbe un nesso d'unione tra i differenti scontri. Il movimento pro-detenuti è molto eterogeneo, si compone di collettivi provenienti da diversi orizzonti, a noi interessa tanto la sensibilità e le idee delle Madri Unite contro la droga quanto i gruppi apertamente anarchici e a voi interessa 1'opinione di chi subisce il carcere. Crediamo sia indispensabile un avvicinamento reale ai progetti e alle inquietudini dei detenuti. Ci sembra fondamentale che la lotta si articoli intorno a chi vive la repressione. Nel caso contrario il movimento d'appoggio corre il pericolo di girare a vuoto su se stesso, fino a convertirsi in un mero movimento di beneficenza. 
Negli isolamenti non ci manca la combattività. Quello che ci manca è solo coordinare le nostre proteste, voi fuori potete aiutarci ad organizzarci e, a partire dal menzionato spazio, insieme promuovere azioni e reclamare che si compia la legalità. Con il vostro appoggio crediamo possibile sradicare le torture ed i maltrattamenti. Abbiamo la convinzione di poter far fronte agli abusi, però voi siete indispensabili, non possiamo fare niente senza di voi, salvo continuare ad imputridire in una cella.
Spetta a voi di soppesare i pro ed i contro. Noi crediamo nella convenienza di uno spazio che sostenga le nostre rivendicazioni. Possono esserci altri mezzi, però pensiamo che sia imprescindibile incanalare la nostra energia in questa direzione. Comunque, se pensate che 1'idea sia buona vi proponiamo di esporla, già l'abbiamo diffusa tra i compagni/e, ma avrete sicuramente più possibilità di noi di arrivare a più persone. Crediamo che valga la pena tentare. A secondo come si vada costruendo insieme, cercheremo di risolvere le difficoltà che si possono presentare.

Saluti e libertà.

Collettivo di prigionieri dell'isolamento di Soto del Real-Madrid

Noi ribelli siamo uomini e donne insorti e talvolta violenti perché il vero rifiuto genera rabbia e collera.
In un mondo nel quale si prostituiscono le parole, si è snaturata la violenza dimenticando che anch'essa fa parte dell'uomo. La violenza è inaccettabile quando la si monopolizza e la si utilizza per perpetuare 1'oppressione e gli interessi economici di una classe possidente, irrispettosa di tutto ciò che è naturale o semplicemente, a favore dei propri interessi personali e delle proprie opportunità.
Dall'alto, si è modificato tutto 1'umano: la solidarietà, la ribellione, la necessità di stare uniti a partire dalle nostre differenze, ecc. Il potere ha incarcerato la diversità insita nell'essere umano in una realtà imposta e monolitica che permette allo Stato di controllare, gestire e affonda tutta una società in una specie di schizofrenia collettiva che ci allontana sempre più dall'essenziale. Perciò, noi anarchici o come vogliono chiamarci, crediamo che in una società nella quale lo Stato maschera la sua violenza con discorsi pacificatori, un movimento di resistenza non-violento sia incongruente. Essere per la demonopolizzazione della violenza e riappropriazione della stessa a livello individuale in modo da farla propria e controllarla, con la speranza di potere, chissà, un giorno vivere in pace.

Un ribelle

 

 

Lo scritto che segue è una cronaca della lotta dei compagni all'interno delle carceri. È una cronaca incompleta, poiché abbraccia solo, per difficoltà e per la fretta di elaborare queste pagine, la lotta della COPEL e dell’APRE (r).

Le rivendicazioni della COPEL (Coordinamento di Prigionieri in Lotta erano rivolte all'esigenza di miglioramenti concreti nelle carceri, all’amnistia totale di tutti i detenuti sociali e alla rottura con la legge e le strutture ereditate dal franchismo.

- Alla fine di gennaio de1 1977 esce pubblicamente i1 "manifesto dei prigionieri sociali di Carabanchel", è il risultato dello studio sulle cause della loro situazione e la sua possibile soluzione. Ciò portò i prigionieri/e di tutto 1o stato a ribellarsi con 35 sommosse ed una moltitudine di azioni di protesta durante il periodo degli anni '70.

- Il battesimo di sangue della COPEL ha luogo nel febbraio de1 '77, quando, dopo vari pestaggi a più di cento giovani nel riformatorio e 1'accoltellamento di tre detenuti da parte di un gruppo d’infami incoraggiati dalle guardie, scoppia la sommossa che durò un solo giorno: 26 detenuti ribellatisi che, davanti agli assalti della polizia, si aprirono lo stomaco. Altri inghiottirono i più svariati oggetti. Uno si tagliò una vena e fu trasportato all'ospedale, da dove, per una distrazione dei vigilanti, riuscì a scappare. Nei corridoi del carcere alcuni dei feriti scrissero la parola COPEL.

- Il giorno successivo 98 detenuti furono divisi e trasferiti in varie carceri de1 territorio e 40 autolesionati entrarono in celle di punizione.

- Da quel momento e fino al '79, sommosse, scioperi della fame e dei laboratori di lavoro continuarono ininterrottamente in tutte le carceri dello Stato.

La brutale repressione e la persecuzione che si scatenò contro i membri della COPEL, assieme all’infiltrazione tipica in questi casi, contribuirono alla debilitazione e successiva scomparsa del coordinamento, all’inizio degli anni '80.

Associazione di Prigionieri in Regime Speciale (ricostituita) APRE(r)

- 27 giugno '89, sommossa al Porto di Santa Maria. I compagni, repressa la rivolta, furono trasferiti ne1 carcere di Herrera de La Mancha, sottomessi ad un brutale regime d’isolamento. Reclamavano miglioramenti nella gestione penitenziaria.

- 14 febbraio '90, sequestro di carcerieri in Alealà-Meco. Si rivendicava la liberazione di Juan Redondo Fernandez dal brutale isolamento al quale era sottoposto nel modulo 7 e quella dei compagni di Herrera della Mancha.

- marzo del '90, sommossa provocata da uno sciopero dei carcerieri in Daroca, che si estende a Nanclares della Oca, Càceres II, Alcalà-Meco e Foncalent.

- ottobre del '90, coordinata da Javier Ávila Navas nasce 1'APRE(r) che chiedeva miglioramenti, mediante una piattaforma di rivendicazioni, nella gestione delle carceri di Herrera della Mancha.

- 12 novembre '90, sommossa nel carcere di Foncalent (Alicante), durò fino al giorno 15 e fu brutalmente repressa.

- 18 marzo '91, sommossa ad Herrera della Mancha, rivendicata dall'APRE(r) attraverso una piattaforma rivendicativa di 15 punti.

- 11 luglio '91, nuova sommossa in Herrera, rivendicata dall'APRE(r). A partire da questi fatti e da qualche altro, è istituito il regime FIES

- 11 settembre '92, sommossa nel carcere di Daroca.

Questi fatti sono stati estratti da un dossier sulla COPEL e dal libro "Fuggi, uomo, fuggi. Diario di un prigioniero F.I.E.S."

 
IL CARCERE DENTRO IL CARCERE

Nel 1991 in Spagna furono istituiti i Regimi Speciali per i prigionieri FIES (Archivio di Interni in Speciale Osservazione) al margine della Legge Organica Generale Penitenziaria e dei diritti fondamentali delle persone, raccolti nella costituzione.
Nel 1994 il tribunale costituzionale accordò di sospendere questo regime FIES fino a quando si trasmise, allo stesso tribunale, il ricorso di protezione presentato da due detenuti.
Attualmente, dopo la promulgazione del Nuovo Regolamento Penitenziario, la filosofia della circolare del 2.8.'91 che regola il regime al quale sono sottoposti i FIES, continua ad esistere.
II nuovo regolamento instaura i DIPARTIMENTI SPECIALI, riconoscendo la figura istituita nel 1991 e che fu abolita nel 1994.
Questo regime presuppone, secondo 1'art. 93 del Regolamento Penitenziario: 

ISOLAMENTO. Uscita all'aria, o alla "gabbia" (piccolo cortile ricoperto da reti e filo spinato), individualmente, di tre ore o solo con un altro interno, così come per un massimo di tre ore per attività programmate.

DURATA A TEMPO INDETERMINATO. Formalmente si riesamina ogni tre mesi, cosa che non impedisce che si prolunghi per anni.

MODO DI VITA. A capriccio della direzione del Centro Penitenziario si può controllare ed intervenire la corrispondenza; uscita in cortili coperti da reti, di circa dieci metri per quindici; negare i colloqui Vis a Vis o attraverso i vetri per anni; perquisizioni integrali ed esplorazioni arbitrarie con raggi X; mangiare in celle in vassoi di plastica; continue torture fisiche e psicologiche...
Sono già morte sette persone. La "pericolosità" del detenuto la determinano un'équipe di psicologi e la direzione del centro. È anche possibile che, una volta entrato in carcere, si possa essere trasferiti in uno di questi bracci, qualora fosse applicato, per esempio, l'art.10 (banda armata organizzata).

- Nota dei redattori - alleghiamo questo anche se non siamo d'accordo con le allusioni alla "nostra" costituzione, per far conoscere un po' di più il FIES al di fuori delle carceri.

 

 

La Guardia Civil si allena nel carcere di Carabanchel per soffocare sommosse

Carabanchel (artícolo apparso su Area Sur; ottobre 1999)

Un gruppo di venti agenti della UEI (corpo speciale) della Guardia Civil, con sede nella località. madrilena di Valdemoro, furono incaricati di eseguire delle esercitazioni nelle quali si ricreavano gli interventi appropriati per un’ipotetica situazione di sommossa carceraria.
Le pratiche si svilupparono principalmente nel denominato "cellulare 2" o braccio di isolamento del carcere, dove furono utilizzate piccole cariche di esplosivo destinate a raggiungere l'apertura delle porte delle celle. In più si eseguirono altri tipi di esercizi di apertura come la presa di possesso delle mura e gli accessi, lo sblocco di meccanismi di chiusura automatica, inclusi salti e discese dall'enorme cupola dell’antico recinto penitenziario.

 

Un recinto idoneo

La struttura del carcere di Carabanchel, chiusa nel dicembre dell'anno scorso, dopo mezzo secolo di funzionamento, è assai diversa dalla maggior parte dei centri penitenziari dove si potrebbe avere un caso d’intervento reale. Ovviamente, per la Guardia Civil si tratta di «uno spazio idoneo per questo tipo d’esercitazioni, poiché l’UEI lavora su parametri prestabiliti, che sono comuni a tutti i recinti carcerari.
L’UEI è un corpo di élite che conta di un'ampia storia d’efficienza. Così, soffocò una sommossa organizzata nei 1992 nella prigione Aragonese di Daroca, durante la quale fu sequestrato 1'attuale direttore delle Istituzioni Penitenziarie, Angel Yuste, insieme con un giudice di sorveglianza penitenziaria del centro.
Durante i suoi vent'anni e più d’esistenza, l’UEI ha disarticolato 19 commandi della banda terrorista ETA. I suoi agenti sono intervenuti in 17 occasioni, per delle sommosse avvenute in differenti carceri spagnole; interventi che hanno portato alla detenzione di 74 reclusi e liberato 96 ostaggi.

 

 

UN'ARMA CHIAMATA GIUSTIZIA

C'è un'arma diretta verso tutti gli esclusi e a maggior rischio, contro coloro che alzano la testa che, con l'atto stesso, danno un significato alla DIGNITA'... ebbene, quest’arma si chiama giustizia. Giustizia che, come coscienza dominante, si è permeata nell'opinione pubblica che reagisce immediatamente al richiamo dei mezzi di disinformazione! Diventando, questi, esecutori degli interessi dominanti, inneggiando: "Lo stato ha il monopolio della verità" "lo stato ha il monopolio della violenza", consolidando con 1'entusiasmo di questo pubblico lo stato di diritto. Una lapide, il diritto, che serve per prolungare i privilegi di pochi a costo della vita di molti e a criminalizzare in maniera più generica... È un ritorno di coloro che puntano ad una società dicendo: «se voi uscite dalle mie norme pagherete col carcere!», il potere d'intimidazione e castigo, che nel presente è divenuto la moneta di scambio a partire dal "reato", ti sottomettono a pagare nel tempo. Un cantiere aperto per le multinazionali in cerca di benefici. Tutto questo controllo sociale non è infinito, è una struttura con un centro e delle ramificazioni.
La repressione non è eterea o puntuale, ma quotidiana e violenta…
Per cui come ribelli e anarchici mai porgeremo l'altra guancia, non c'è negoziazione possibile. Il mezzo, la lotta diretta e quando sorgono le contraddizioni, si possano dissipare attraverso il processo di scontro poiché, la vita va in quella direzione, i desideri si ampliano quando si oltrepassano i limiti, nuove palpitazioni emergono quando si distruggono gli ostacoli nella ricerca di una piena libertà...

Una

 

IMPRESE CHE PARTECIPANO AL TESSUTO CARCERARIO

Citroen, Cauchodren, Fagor, Alecop, El Corte Ingles, Camper, Mamut, Pryca, Alcampo, Champion, Hipercor. Imprese di Costruzioni come FCC

Caritas

Finanziarie: (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale)

Si pubblichiamo questa lista d’imprese che partecipano allo sfruttamento deI lavori dentro il carcere. Non lo facciamo perché "pagano una miseria" o perché quelli che sono in carcere e lavorano non hanno "diritto ad organizzarsi sindacalmente..." questo ci sembra, con il dovuto rispetto, una stupidità. Non si tratta di questo. Per esempio, 1'impresa automobilistica FORD (che abbiamo omesso involontariamente nell'elenco) paga i lavoratori allo stesso modo, sia dentro le carceri sia fuori. Il problema è più profondo. Si tratta di denunciare tutta questa gentaglia (e quello che abbiamo omesso per mancanza di conoscenza... tu stesso incaricati di ampliare l'elenco!) che, col suo silenzio, è complice delle torture e degli abusi che si commettono quotidianamente dentro questi centri di sterminio. Così, i tribunali di sorveglianza penitenziaria, il collegio degli avvocati, giudici e tribunali, la polizia, i medici che coprono i pestaggi, gli assistenti sociali che chiudono gli occhi davanti alla realtà... sono anch'essi responsabili di quello che succede all'interno delle carceri.
C'è una funzione legislativa del carcere e altre reali... noi non siamo avvocati, né specialisti dell’"appoggio", né giuristi, ecc... quando arrivarono i comunicati dei compagni sequestrati (che appaiono all'inizio di questo dossier), carichi di rabbia e lotta permanente, vedemmo un prolungamento dei nostri desideri ed inquietudini, in più, per noi, il carcere è una minaccia e nessuno lo vuole provare, per questo la distruzione di queste mura è un'idea-forza impulsiva di valori come la solidarietà tra gli oppressi ed il mutuo appoggio... La forza di ottenerla? È qualcosa che nessuno può elaborare come ricettario esclusivo, è una propria valutazione che, in un dato momento, può estendersi come polvere. Osservare i mezzi a disposizione e quello che il tuo pensiero sviluppa senza limiti... in definitiva noi, che scriviamo, abbiamo la certezza che per ottenerla, prima di tutto si debba desiderarla di cuore, volerlo e poi farlo; (questo dossier, nel suo "gretto" e nella sua piccola grandezza, è un esempio), senza che c’importi una merda se è nei termini della legalità o fuori di essa. Legalità e illegalità sono i termini che il potere usa nella pratica per isolare e criminalizzare i ribelli. La volontà di distruggere queste maledette carceri è uno strumento nelle nostre mani ed è quel che nessun riformista, rivoluzionario a parole (di questi ve ne sono molti...), non ci potrà mai togliere.
Le carceri sono un focolaio di conflittualità permanente, soprattutto nei maledetti isolamenti, questo conflitto è portato avanti dai nostri amici, compagni che la stampa definisce "i più pericolosi"; senza dubbio pericolosi per la pace sociale fittizia, il suo ordine disordinato, i loro beni e proprietà, le loro spregevoli vite... fuori, per le strade, ciò che soffriamo anche in questo carcere senza sbarre. Ci chiamano provocatori, terroristi, delinquenti...urlano in coro con loro tutti questi occupanti, antifascisti, anarcosindacalisti, gruppi d’appoggio… si, realmente, siamo pericolosi! 
Il pericolo che questo stato di diritto sia abbattuto, questa e la loro paura.
La possibilità di negoziazione non ci preoccupa, nemmeno il pericolo che gentaglia, che niente ha a che vedere con la lotta di noi ribelli, si dedichi a fare carriera per uscire sui mezzi di comunicazione del potere. Ci preoccupano solo i nostri amici e compagni che stanno lottando, pensiamo solo alla lotta.. Appoggiamo 1e rivendicazioni dei nostri amici però mai appoggeremo negoziazioni né negozianti, cattedratici o avvocati. Negoziare è anzitutto riconoscere, davanti a quelli che comandano, che la loro autorità è legittima. Per caso sono legittimi i piani di sterminio che commettono in nome deI popolo e, per di più, con la scusa di proteggerci? È legittima 1a loro autorità? Pensiamo di no, alla merda i negoziatori, alla merda con lo stato. Noi andiamo avanti lottando, non ci fermeremo mai fin quando 1'ultime vestigia, 1'ultimo muro dell'ultimo carcere sarà distrutto. Solo questo c’interessa, questa è la nostra idea-forza. Questo è un contributo in più al dibattito, a questo spazio di comunicazione e lotta che stiamo creando

 

 

UNA PICCOLA CRONACA DI AZIONI PER LE STRADE, CONTRO IL CARCERE.

Durante il periodo 1977-78 i compagni dei Gruppi Autonomi - come loro stessi si definirono - organizzarono attentati a Barcellona, Madrid e Valencia contro i tribunali, il carcere Modelo a Barcelona ed edifici dell'Amministrazione di giustizia in appoggio alle lotte dei prigionieri. Scrissero queste lettere, raccolte successivamente in un libretto dal titolo "Libertà. Comunicati dei Gruppi Autonomi rinchiusi nella prigione di Segovia", che sono significativi su quanto ci si possa aspettare per le strade, sull'appoggio e solidarietà con le lotte in carcere:
"… Le lotte nelle carceri prendono forme assembleari, la COPEL, che è 1'autorganizzazione degli stessi detenuti, non può scappare al fenomeno di leaderismo, che finirà per dividerla: da una parte i leaders riformisti che si limitano a chiedere delle carceri più umane, che patteggiano e confidano nlle promesse di Garcia Valdes (direttore generale delle Istituzioni Penitenziarie) e quindi sulla riforma penitenziaria; dall'altra parte, una minoranza radicalizzata che sorse dalla dinamica delle lotte e che vuole la distruzione delle carceri. La polizia represse selvaggiamente le sommosse e la D.G.I.P. seppellì a vita, nelle carceri speciali, quella minoranza che si distinse per la sua radicalità. Dall’esterno, solo alcuni comitati pro-COPEL, alcuni settori della CNT e i Gruppi Autonomi appoggiarono la lotta.
I Comandi Autonomi Anticapitalisti fecero saltare, nel 1980, un riformatorio in costruzione in Azpeitia (Euskal Herria), affermando in un comunicato che "...MAI VEDREMO UN RAGAZZO RINCHIUSO IN UN RIFORMATORIO".
Non abbiamo informazioni su quanto succedeva per le strade, durante la decade degli `80 e inizi `90. Questo vuoto generazionale, almeno qui in Madrid e, probabilmente, in molti altri posti, di gente anarchica e ribelle (Ia CNT continuerà per anni ed anni...senza fare niente) è in parte, quello che provoca questa assenza di analisi e di azioni, di interscambio di esperienze, di apprendere dagli errori, di mancanza d'immaginazione, di creatività rivoluzionaria…serva come esempio che le occupazioni di case e locali da parte di anarchici ripresero, a Madrid e Barcellona, negli anni '86-'87...pratica che durante gli anni '78-'79 era piuttosto estesa.
Nell'ultima settimana di novembre del 1997, diverse persone e collettivi si rinchiusero nella Cattedrale dell'Almudena per protestare ed esigere la chiusura del regime FIES.
Tutti gli anni, dal 1994, a Barcellona e Madrid, il giorno 3I di dicembre si susseguono manifestazioni sotto le carceri (La Modelo e 1'ormai chiuso carcere di Carabanchel per salutare i detenuti.
Settembre 1997,con la morte nel carcere di Torrero ( Zaragoza), dell'antimilitarista Enrique Mur Zubillaga, per inadempienza medica, a Madrid ci furono gravi disordini che distrussero il quartiere di Chueca e si bruciò una banca, la Cassa di Madrid, neI quartiere di Latina.
Durante il 1999 si sono susseguiti vari attacchi incendiari e lancio di pietre contro imprese che partecipano allo sfruttamento lavorativo nelle carceri, come El Corte Ingles ed Eroski.

 

 

LE CARCERI GENERANO VIOLENZA

 

Attualmente più di 50 persone imputridiscono negli illegali moduli delle carceri speciali FIES (Archivio Interni in Trattamento Speciale). Questi moduli, istituiti nel 1991 da Antonio Asuncion, allora direttore generale delle Istituzioni Penitenziarie e attualmente capolista del PSOE ad Alicante, sono carceri dentro i recinti penitenziari, dove i compagni "godono" da 2 a 4 ore d'aria al giorno e dove si susseguono le torture ed i maltrattamenti psicologici. La nuova — poi non tanto nuova — tattica del Potere basata sull'isolamento totale per i compagni che, ribelli, rompono le leggi scritte e pensate da una minoranza di ricchi e accettata dalla gran maggioranza della popolazione. Non possiamo permettere che permanga impunita questa tortura contro i nostri compagni che si ribellano continuamente organizzando proteste, scioperi della fame e dell'aria. Le fandonie che sollevano i mezzi di comunicazione ufficiali sulla "pericolosità" dei nostri compagni ribelli, aiuta la putrefatta e maleodorante Direzione Generale delle Istituzioni Penitenziarie a lavarsi la faccia e legittimano, davanti agli occhi dell'opinione pubblica, davanti a te che leggi questo volantino, gli abusi e attitudini arroganti di prepotenti carcerieri, medici, assistenti sociali e giudici di sorveglianza penitenziaria.

i nostri compagni esigono:

- La cessazione dell'isolamento e 1'abolizione dell'archivio FIES. 

- La scarcerazione dei detenuti con malattie terminali

- La cessazione dei trasferimenti dei detenuti

Le loro rivendicazioni sono le nostre, la loro lotta è la nostra, non lasciamoli soli nelle loro celle, combattiamo fino a quando raggiungeremo i nostri obiettivi, fino a quando una maledetta volta butteremo giù con la dinamite le mura delle carceri, delle caserme, delle scuole, commissariati, edifici dello Stato, fabbriche...

Le carceri generano violenza. Voi siete i colpevoli

Anarchici contro la repressione

Questo dossier è stato fatto da alcuni agitatori a Madrid, alla fine di novembre del 1999 ed è dedicato ai nostri amici nelle carceri ed a tutti i compagni ribelli che lottano per la libertà. Edito dalla tipografia "el buen trato", Montevì Redattori irresponsabili: Miguel Roscigna e Gino Gatti. Saluti e libertà 

 

 

Compagni in carcere:

Fernando Ramos Alvarez 
Carcere di Aranjuez. Modulo 2. 

Giovanni Barcia
Carcere di Badajoz. Modrxlo 7. 
Carretera De Olivenza, Km 7.300. 06071 Badajoz

Gilbert Ghislain
Carcere di Picassent III Modulo 9-bis FIES preventivos. Apartado 
1002. 46225 Valencia

Claudio Lavazza
Carcere di Picassent III. Modulo 9- bis FIES preventivos. Apartado 
1002. 46225 Valencia

Michele Pontolillo
Carcel di Villabona. Finca Tabladiello. 33271. Gijon - Asturie 

Joseba Merino Quijiano
Carcere dei Dueso. Apartado 50. 39740. Santona - Cantabria 

Giorgio Eduardo Rodriguez Dip
Carcere Topas. Modulo 4. 33799 Topas Salamanca 

Santiago Cobos Fernandez
Carcere Jaén II. Modulo FIES. Carretera Bailén-Motril Km28. 23071 -Jaénn

Sergio Sampedro Espinosa
Carcere di Teixeiro. Apartado 394. 15071 Curtis - La Coruna 

Farid Halifa Belaid
Villanubla 

Gabriel Bea Sampedra 
Carcere Topas. Modulo 1133799 
Topas - Salamanca 

Manuel Sanehez Canado 
Carcere di Villabona 
Finca Tablaidello - 33271 Gijon - Asturie

... e tanti altri dei quali non conosciamo i lori indirizzi. Un abbraccio a tutti!

 

Carceri del territorio spagnolo

Prisión di Martutene
Martutene, 55 - 2007I San Sebastian (Donostia Gipuzka) 
Prisión di Langratiz
Tacope s/n - 01123 Lanfraitz Araba 
Prisión di Teixeiro
Apartado 394 - 15071 La Corugna 
Prisión di Foncalent
Apartado 5050 - 03071 Foncalent - Alicante 
Prisión di Alalá-Meco
Carretera di Meco Km 5 28800 Alcalá di Henares - Madrid 
Prisión di Algeciras
Apartado 143 - 11206 Algeciras - Cadiz 
Prisión di Acebuche
Apartado 04001 Almeria 
Prisión di Badajoz
Carretera di Olivenzia s/n - 06071 Badajoz
Prisión di Bonxe 
Apartado 381 - 27150 Bonxe - Lugo
Prisîón di Caceres
Apartado 480 - 10004 Caceres 
Prisión di Darroca
Carretera di Nombrevilla s/n - 50360 Daroca - Zaragoza 
Prisión di Dueso
Apartado 50 - 39740 Santogna - Cantabria 
Prisión di Herrera della Mancha
Apartado 77 - 13200 Manzanares - Ciudad Real 
Prisión di Jaen II
Carretera Bailen/Motril Km 28 - 23071 Jaen 
Prisión di Moterroxo
Carretera di Vegadeo-Pontevedra s/n - 27560 Monterroxo - Lugo 
Prisión di Navalcarnero
Carretera N. 5 km 28 - 28600 Navalcarnero Madrid 
Prisión di Puerto II
Apartado 600 - 11500 Puerto di Santa Maria - Cadiz 
Prisión di Salto del Negro 
Salto del Negro 1 - Tafira Alta - 35194 Le Palme – Gran Canarie 
Prisión di Soto del Real 
Carretera Comarcal, 611 - 28791 Soto del Real - Madrid 
Prisión di Topas 33799 Topas - Salamanca 
Prisión di Valdemoro Carretera Madrid-Gijon - 47014 Villanubla - Valladolid Prisión di Villabona Finca Tablaidello - 33271 Gijon - Asturie