Si è concluso con successo il primo convegno nazionale italiano sulla
telematica amatoriale che è stata l'occasione per una prima consulta
sui diritti alla comunicazione negli ambiti della telematica.
Duemila persone sono confluite al Museo Pecci di Prato,
che ha brillantemente ospitato l'iniziativa, nella giornata di domenica
19 febbraio arricchendo con i propri contributi individuali e collettivi
un convegno che ha visto la presenza di tutti coloro che operano nel campo
della telematica amatoriale.
Oltre cinquanta interventi parlati e numerosi scritti
hanno animato il convegno che ha registrato la partecipazione di personaggi
di calibro internazionale come Honoria, Mafalda Stasi e Matthew Fuller
e personaggi appartenenti alla sfera istituzionale e universitaria
tra cui il prof.Attardi dell'Universita' di Pisa.
Numerose e diverse fra loro le indicazioni venute fuori al convegno ma tutte
che andavano verso la direzione di una difesa della libertà d'espressione
e di comunicazione concretizzandosi in un documento comune che è
stato sottoscritto e acclamato dalla quasi totalità dei presenti.
Riportiamo qui di seguito il testo del documento con alcune delle firme di
adesione.
I seguenti soggetti, individuali o collettivi, riunitisi presso il convegno
"Diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio",
il 19/2/95 al museo Pecci di Prato: esprimono preoccupazione, segnalando
l'esistenza di un pesante clima intorno ai temi circa la comunicazione
elettronica, dal punto di vista legislativo, giudiziario e per quanto
riguarda la copertura giornalistica e mediatica degli avvenimenti relativi
alla telematica in generale.
In rapida sequenza sono state approvate due leggi(copyright sul
software e computer crimes) che puniscono duramente con pene detentive,
in maniera assolutamente sproporzionata, comportamenti che molto spesso possono essere
considerati solo come trasgressivi.
Il più naturale esito giudiziario di questo approccio non poteva
essere altro che un'operazione nello stile dell'Italian Crackdown, a
tutt'oggi peraltro criticata da numerosi giuristi.
In parallelo sentenze provenienti da ambito diverso contribuiscono ad
aggravare il clima: da un lato, la sentenza del Tribunale di
Roma relativa all'obbligo di registrazione dei fornitori di videoinformazione
come fossero testate giornalistiche e, dall'altro lato, il governo che,
all'inizio di gennaio di quest'anno si e' autodelegato a decidere per
decreto in materia di legislazione su privacy e BBS (in quest'ultimo caso
per la prima volta in Europa), senza preventiva discussione parlamentare.
La gestione dell'informazione in questo senso copre e avalla in maniera
irresponsabile quelli che sembrano essere solo gli interessi di pochi.
Ci sono stati decine di articoli e servizi televisivi riguardo a lievi
violazioni delle suddette leggi penali, di contro non abbiamo visto
assolutamente alcunchè contro ciò che appare muovere le
istituzioni verso una regolamentazione sempre più rigida della
frontiera elettronica.
Si organizzano a tal proposito convegni su "hacker, terrorismo
e criminalita' mafiosa", ma l'opinione pubblica e' tenuta
completamente all'oscuro riguardo a chi, come e quando avrebbe compiuto
tali atti.
Ci chiediamo quindi se questi ultimi siano veramente accaduti e, se è
così, esigiamo he vengano resi pubblici, oppure se questo allarme
non sia una colossale montatura organizzata a fini a noi sconosciuti,
ma che, di sicuro, sentiamo come una minaccia alla liberta'.
Ci chiediamo infine quali siano queste fantomatiche connessioni tra
telematica, mafia e terrorismo.
Inoltre rileviamo che, nè le istituzioni, nè la stampa o la
TV hanno mai affrontato il tema delle nuove forme di comunicazione in
termini di garanzia di diritti del cittadino.
Le BBS e le sperimentazioni con i nuovi media hanno costituito, al
contrario, un territorio nuovo, in cui elementi positivi di progresso
sociale, interpersonale, di solidarieta', culturale e scientifico,
sono di gran lunga più rilevanti dei presunti comportamenti sopra
menzionati.
Nessuno sembra essersi accorto che il cittadino telematico pone problemi
legittimi e istanze che gia' da oggi sono di portata universale.
Il prossimo futuro sembra invece negare questa forma di diritti di
cittadinanza, attraverso l'introduzione ulteriore di nuove norme, burocrazia
e limiti alla socializzazione dell'informazione.
Convinti che su questo campo si giochi un problema riguardante la garanzia
delle libertà tutti, invitiamo non solo i componenti delle diverse
comunità telematiche, ma ogni soggetto civile a esprimersi concretamente
su tali argomenti.
Registriamo con piacere il successo di questa prima iniziativa nazionale in
difesa della telematica amatoriale.
Auspicando un vivace dibattito fuori e dentro le reti telematiche sul ruolo
delle nuove tecnologie dell'informazione nella nostra società,
raccogliamo l'invito ad un secondo momento comune di riflessione e mobilitazione
fissato dai partecipanti al convegno per il prossimo settembre a Roma.