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Il Fondo Monetario Internazionale e le piramidi

di Michel Chossudovsky

L'autore è Professore di Economia all'Università di Ottawa ed è autore di numerosi saggi nell'area della finanza internazionale e delle riforme macroeconomiche

Un terzo della popolazione albanese è stato defraudato dai programmi di "arricchimento rapido", per i quali molte persone hanno venduto le loro case e i loro terreni. In tutto, più di un miliardo di dollari è stato incanalato nelle "piramidi". Oggi, il sistema bancario dell'Albania si trova nel caos completo, l'economia è a un punto morto e la povertà dilaga.

Recenti rapporti (noti ai governi occidentali) suggeriscono che le finanziarie piramidali sono state utilizzate, tra le altre cose, anche per lavare i guadagni del crimine organizzato. Pier Luigi Vigna, il capo dell'Antimafia italiana, ha confermato "un rapporto stilato da un'associazione italiana di piccoli imprenditori nel quale si afferma che gruppi del crimine organizzato italiano hanno immesso soldi nelle finanziarie albanesi per ottenere i capitali necessari al fine di avviare nuove imprese (Andrew Gumbel, Il regime di gangster che abbiamo finanziato, The Independent, 14 febbraio 1997, p. 15). Le piramidi, a quanto pare, sono state utilizzate anche per lavare denaro ricavato con il contrabbando di petrolio e armo verso la Serbia e il Montenegro durante l'embargo delle Nazioni Unite.

I fondi di investimento creati dai membri dell'ex-nomenclatura comunista hanno avviato le loro attività nel 1992 sotto il neoeletto governo di Sali Berisha. Il parlamento albanese ha passato una legge sulle attività bancarie che consentiva a vari "fondi", "fondazioni" e prestatori informali di denaro di operare parallelamente alle banche statali.

La Legge bancaria prevedeva la creazione di un Fondo di Riserva presso la Banca Centrale, finalizzato a "salvaguardare gli interessi degli investitori". Una clausola relativa alla creazione di un "fondo di assicurazione dei depositi" sotto la supervisione della Banca Centrale è stata inoltre incorporata nella bozza della Legge sui fallimenti sponsorizzata dalla Banca Mondiale e presentata al Parlamento nel 1994.

Tuttavia, mentre la bozza di legge era in corso di discussione nell'Assemblea Legislativa, il team di consulenza del FMI presso la Banca Centrale è intervenuto esigendo che la clausola sull'assicurazione dei depositi venisse cancellata poiché "non coerente con i consigli dello staff del Fondo" (non è stata data alcun'altra spiegazione)" (si veda F. Munzel, IMF Experts Partially Responsible for Albanian Unrest, Kosovo Information Office, Stockholm, 13 marzo 1997). Gli esperti del FMI, inoltre, hanno insistito affinché "non venissero applicate le normali procedure di fallimento alle banche, perché ciò avrebbe significato che i creditori di una banca insolvente avrebbero potuto richiedere a una banca di sospendere le proprie operazioni" (ibid.I Secondo il FMI si trattava di qualcosa di sconsigliabile perché l'Albania aveva "così poche banche"...

A sua volta, il consulente straniero ingaggiato per assistere il governo nella stesura della bozza della Legge sui fallimenti ha messo in guardia le autorità, avvisandole che l'eliminazione della clausola sull'assicurazione dei depositi avrebbe potuto avere come riultato: "manifestazioni di piccoli imprenditori di fronte alle banche chiuse, con bandiere rosse sventolanti e cartelli che accusano i funzionari della Banca Nazionale di avere cospirato con il capitale occidentale o con la Mafia, per sfruttare e distruggere il popolo" (ibid). Nonostante questo avviso, il FMI è rimasto impassibile, ignorando sia il governo che la Banca Mondiale.

Il FMI ha inoltre insistito per una cancellazione della clausola sulla assicurazione dei depositi contenuta nella bozza di una nuova legge sulle attività bancarie presentata al Parlamento nel febbraio 1996. Questa nuova legge - che dergolava ulteriormente il sistema bancario - era destinata a sostituire la legislazione bancaria del 1992 messa a punto in conformità alle consulenze occidentali fornite nei primi mesi del governo Berisha del 1992.

Quando il caos finanziario ha raggiunto il suo apice al fine del 1996, il FMI ha rinnegato la propria posizione di un tempo e ha chiesto formalmente al governo e a Berisha di agire. Ma era troppo tardi, il sistema bancario aveva ormai raggiunto il livello critico di surriscaldamento... La deregolamentazione finanziaria senza freni aveva cancellato la possibilità di sviluppare un sistema bancario forte e competitivo in Albania. Le azioni intraprese dal FMI avevano avuto un effetto negativo sugli interessi delle imprese straniere che operavano in Albania... Nel febbraio 1997, il Primo Ministro Aleksander Meksi (successivamente rimosso dal proprio incarico) aveva ammesso cupamente, in una dichiarazione resa dinanzi al Parlamento, che il paese era "sull'orlo del caos macroeconomico (...) una vera catastrofe economica (...) ancora peggiore di quella del 1992" (Albanian Daily News, 28 febbraio 1997)...