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![]() NOTIZIE EST #23 - JUGOSLAVIA/KOSOVO KOSOVO: SCONTRI ANNUNCIATI Da giorni si parlava di un'esplosione della situazione in Kosovo - che numerosi fonti davano come imminente e programmata in coincidenza con l'avvio di un'aggressione armata americana contro l'Iraq (che avrebbe dovuto fare da copertura a una "pulizia etnica" nella regione). L'intervento americano in Medio Oriente non c'è stato, per ora, ma i tempi del radicalizzarsi della situazione in Kosovo sono esattamente quelli previsti. Riportiamo qui di seguito la traduzione in italiano (in alcuni casi sommaria, visti i tempi stretti) di brani dalla stampa macedone e serba. Nella pagina "Albania in rivolta", sezione "Documenti" (http://www.ecn.org/est/albania/english/albadocu.htm) abbiamo raccolto una vasta selezione di articoli di fonte albanese, inglese, americana e serba in lingua inglese, pubblicati negli ultimi due giorni. Ricordiamo inoltre che nella sezione "Approfondimenti" (http://www.ecn.org/est/albania/approf/albaappr.htm) della stessa pagina è possibile trovare una ventina di articoli di approfondimento sul Kosovo. Infine, nella pagina "I Balcani" (http://www.ecn.org/est/balcani/) potrete trovare decine di articoli relativi al contesto balcanico della crisi. Nei prossimi giorni pubblicheremo altri materiali, di attualità e di approfondimento, sul Kosovo. ----- Così scrive il quotidiano macedone "Nova Makedonija", 1 marzo, da Belgrado: "La serie di attacchi terroristici è cominciata venerdì, e a giudicare da tutto avrà ancora un suo proseguimento anche oggi con regolamenti di conti sulla strada Glogovac-Srbica, dove, secondo informazioni non ufficiali, si sentono spari ed evidentemente stanno continuando gli scontri tra le forze del Ministero degli Interni serbo e l'organizzazione terrorista Armata di Liberazione del Kosovo. Secondo un comunicato ufficiale del Ministero degli Interni serbo, nel corso di un'imboscata compiuta ieri nel villaggio di Likosane, comune di Glogovac, terroristi armati hanno attaccato una pattuaglia della polizia serba uccidendo due agenti e ferendone gravemente altri due. Nel rispondere all'attacco terrorista, come afferma il comunicato ufficiale del Ministero degli Interni, sono stati uccisi cinque terroristi. Le notizie che provengono dal Centro di informazione della Lega Democratica del Kosovo dicono che sono stati uccisi più di 15 albanesi e che 27 sono stati feriti. Le informazioni contradditorie sul numero delle vittime non meravigliano i rappresentanti dei mezzi di comunicazione, ai quali quello che accade in Kosovo rimane praticamente inaccessibile e rende impossibile avere testimonianze dirette. La polizia parla di sei albanesi e di quattro poliziotti serbi uccisi. Secondo le fonti albanesi tra i feriti vi sono molte donne e bambini. Le stesse fonti riferiscono dell'intervento di 30 veicoli blindati del ministero degli interni serbi, accompagnati da elicotteri e diretti verso la strada Glogovac-Srbica. Rimane poco chiaro se si tratta del proseguimento della ricerca degli autori dell'imboscata, oppure se si tratta di un'operazione più ampia. Fonti albanesi riferiscono che dieci villaggi sono sotto il controllo assoluto del Ministero degli Interni serbo, ma da Belgrado non giungono conferme. Ci sono differenze anche nella descrizione di quanto è accaduto ieri in Kosovo, con il Ministero degli Interni che parla di un attacco con armi da fuoco contro poliziotti, e le fonti albanesi che non commentano in alcun modo i motivi dell'aggressione compiuta ieri contro i poliziotti." Quelli che seguono sono invece alcuni brani dei reportage pubblicati dal quotidiano di Belgrado "Nasa Borba": Il giornale riporta nel suo numero del 1° marzo il comunicato del Ministero degli Interni di Belgrado, secondo il quale "in Kosovo sono state uccise 20 persone, quattro poliziotti e sedici terroristi [seguono i nomi dei poliziotti uccisi - n.d.t.]. Secondo la polizia, 'i separatisti albanesi' hanno aperto il fuoco contro una pattuglia delle polizia che stava compiendo un normale giro di perlustrazione, 'nella reazione all'attacco, gli agenti del Ministero degli Interni hanno ucciso 16 terroristi e catturato dieci persone' alle quali sono state sequestrate numerose armi". Il 2 marzo, "Nasa Borba" pubblica il seguente servizio: "Ieri poco prima delle 10.30 la polizia è ricorsa a Pristina all'uso di idranti, lacrimogeni e manganelli per disperdere una folla di alcune migliaia di dimostranti. Il Comitato coordinativo dei partiti politici albanesi ha organizzato la dimostrazione in segno di protesta contro 'il terrore, la violenza e la pulizia etnica', delle quali accusano le autorità serbe. Alcune centinaia di poliziotti sono state disposte lungo il percorso compiuto dalla colonna di dimostranti, che portavano striscioni a sostegno della popolazione di Drenica, il paese nel quale durante il fine settimana sono stati uccisi 16 albanesi. Gli organizzatori della protesta sostengono che alla dimostrazione hanno partecipato circa 30 mila albanesi. [...] La polizia ha bloccato l'accesso al centro della città e con l'impiego di autoblindo, di idranti e di manganelli ha disperso la folla. Le jeep della polizia hanno si sono a più riprese buttate verso i dimostranti, ricevendo in risposta una grandinata di sassi. Alcuni dimostranti, infatti, hanno cercato di resistere con lanci di pietre, mentre altri hanno cercato di impedirglielo. I manifestanti hanno poi cominciato a disperdersi correndo tutt'intorno. Attualmente le vie di Pristina sono tranquille. Secondo fonti serbe, ieri mattina si sono registrati altri incidenti in Kosovo. Nella parte centrale della provincia di Djakovica, case di famiglie serbe sarebbero state fatte oggetto di lanci di bombe a mano, mentre a Podujevo è stata assaltata la stazione di polizia locale. Non ci sono state vittime." Il quotidiano prosegue poi descrivendo le violenze a opera della polizia che avrebbero subito durante la manifestazione di Pristina il direttore del quotidiano in lingua albanese "Koha Ditore", il corrispondente dal Kosovo di "The Voice of America" e altri giornalisti. Secondo fonti albanesi, i feriti durante le dimostrazioni sarebbero complessivamente 45. L'agenzia di stampa AIM (una rete di giornalisti balcanici, finanziata da organizzazioni dell'UE e americane) tenta un primo bilancio, con una corrispondenza da Pristina, scritta da Ibrahim Rexhepi il 2 marzo: "Per la prima volta in 15-16 anni, i dimostranti albanesi hanno deciso di rispondere al violento intervento della polizia serba e dei suoi automezzi, con scontri diretti nelle vie della città. Si tratta di una novità politica e psicologica importante per il comportamento degli albanesi. Da quanto accade, sembra che questo decisivo cambiamento sia destinato a evolversi come un processo, probabilmente irrevocabile, di maturazione della coscienza in direzione di una totalizzazione della prospettiva sul Kosovo, completamente diversa da quella finora più diffusa. Questa prospettiva ha alcune basi oggettive. Sta crescendo una generazione completamente nuova di albanesi, che non conosce altri tempi da quelli attuali e che non accetta di vivere la propria gioventù nelle cantine e nei sotterranei in cui sta crescendo da lunghi anni. [...] Quando l'autunno scorso la dirigenza dell'establishmento politico albanese, con in testa Rugova, ha rifiutato di appoggiare le proteste non violente degli studenti e di prendervi parte, nel corpus politico albese si è prodotta una frattura verticale. [...] Ne sono una testimonianza la radicalizzazione e la progressiva disgregazione delle istituzioni parallele costruite fino a oggi nel corso di anni che non sono stati né di pace né di guerra e che sono state sia l'espressione che l'esigenza di un periodo né di pace né di guerra. Gli esempi più illuminanti sono il parallelismo all'interno del sistema parallelo e l'ultima profonda frattura all'interno della Lega Democratica del Kosovo in occasione dell'Assemblea elettorale tenutasi alcuni giorni fa". Il servizio del corrispondente da Pristina, dopo queste interessanti osservazioni, riesce tuttavia a fare un lungo riassunto degli scontri verificatisi negli ultimi mesi e negli ultimi giorni nella regione, senza nominare nemmeno una volta l'Armata di Liberazione del Kosovo (UCK), che è sempre stata al centro di questi scontri, facendo così proprio lo stesso atteggiamento delle fonti di informazione albanesi (per le quali l'armata semplicemente non esiste) o delle autorità serbe (che parlano di 'separatisti' o, vagamente, di 'terroristi", senza mai nominare l'organizzazione). |