I "sorvegliati a vita" degli Stati Uniti
Gli ex delinquenti sessuali nel mirino dello stato penale
di Loïc Wacquant (1999)

Puritanesimo, paura e computer: questa mescolanza può condurre a una sorveglianza permanente. È quanto avviene negli Stati uniti quando si tratta di ex delinquenti sessuali, ai quali viene data la caccia anche dopo molto tempo che questi hanno scontato la loro pena. In un paese che conta quasi due milioni di detenuti, più di 3.300 condannati a morte, e dove i bambini di 11 anni sono passibili di essere giudicati dai tribunali ordinari, l'inasprimento del controllo sociale non viene minimamente messo in discussione.

Gli ex delinquenti sessuali sono tra i bersagli privilegiati dello stato penale che fiorisce sulle rovine dello stato caritativo americano (1). Certo, già da tempo le persone condannate per reati contro la morale suscitano reazioni di paura; sono stigmatizzate con particolare virulenza da una cultura puritana, e assoggettate a misure speciali. In California ad esempio, fin dal 1947 gli ex delinquenti sessuali sono tenuti, dopo il loro rilascio da una casa di reclusione o di pena, a presentarsi entro cinque giorni al commissariato di polizia del loro domicilio per essere registrati; e anche in seguito devono presentarsi ogni anno, entro cinque giorni dalla rispettiva data di nascita. E dal 1995 sempre in California la mancata osservanza di questa norma comporta una pena da 16 a 36 mesi di detenzione (trasformata automaticamente in ergastolo quando il responsabile è alla sua terza condanna penale). Ma c'era pur sempre, come per gli altri ex detenuti, la possibilità dell'anonimato per rifarsi una vita una volta scontata la pena.
Ora, anche questo non è più possibile. Dal 1996 il Congresso ha infatti approvato la cosiddetta legge di Megan (2), che fa obbligo alle autorità di schedare i delinquenti sessuali e di sottoporli a una sorveglianza permanente, nonché alla pubblica riprovazione.
Sotto l'effetto di un rigurgito di moralismo in campo politico e della mediatizzazione a oltranza dei reati sessuali durante lo scorso decennio, l'opinione si è polarizzata in particolare sui casi di pedofilia e sulla repressione di questa categoria di condannati. E per un effetto di contagio, tutti gli ex carcerati per atti contro la morale, per quanto irrilevanti, sono oggi sottoposti a stretta sorveglianza, tanto da non essere più considerati come squilibrati bisognosi di un trattamento terapeutico, ma come devianti incurabili, pericolosi vita natural durante, quali che siano i loro trascorsi giudiziari, la loro traiettoria di reinserimento e il loro comportamento una volta usciti dal carcere.
A seconda delle disposizioni in vigore nei diversi Stati, possono essere le autorità a notificare la presenza degli (ex-) delinquenti sessuali, oppure l'iniziativa viene lasciata ai privati cittadini; a volte, la notifica si applica solo alle categorie giudicate più inclini alla recidiva, che la legge definisce "predatori sessuali"; in altri casi è estesa a tutti i condannati per questo tipo di reati. In Alabama, l'elenco delle persone che hanno subito condanne per stupro, atti di sodomia, sevizie sessuali e incesto è affisso nell'atrio dei municipi e presso i commissariati più vicini alla loro abitazione; nelle maggiori città di questo stato (Birmingham, Mobile e Huntsville) tutti i residenti in un raggio di circa 300 metri (600 nelle aree rurali) intorno al domicilio di un ex condannato per reati sessuali devono essere personalmente avvertiti della sua presenza. In Louisiana, lo stesso (ex-) delinquente sessuale è tenuto a comunicare per posta la sua condizione al proprietario della casa in cui abita, ai vicini e ai responsabili della scuola e dei parchi del suo quartiere; in caso di inosservanza, la pena è di un anno di carcere e di 1000 dollari di ammenda. Ha inoltre l'obbligo di far pubblicare su un quotidiano locale, entro un termine di 30 giorni e a proprie spese, una nota in cui dà conto alla "comunità" del suo indirizzo. Allo stesso modo, la legge incoraggia "ogni forma di notifica da parte dei cittadini", anche attraverso la stampa o mediante l'affissione di cartelli, volantini o autoadesivi applicati sul paraurti del veicolo appartenente a un ex condannato per reati sessuali. I tribunali possono esigere che queste persone portino un indumento distintivo per segnalare la loro identità giudiziaria qualcosa di simile al berretto o alla stella gialla che gli ebrei erano obbligati a portare nei feudi dell'Europa medievale, e riaffiorati tragicamente in questo secolo. La legge di Megan, votata dall'assemblea del Texas nel 1997 (a complemento della legge federale) esige che chiunque abbia subito una condanna per reati contro il pudore anche nei passati decenni, a partire dal 1970, debba essere registrato nella banca dati elettronica dell'amministrazione penitenziaria, tenuta a disposizione del pubblico. "In questo modo si facilita al massimo l'accesso dei cittadini alle informazioni suscettibili di dare loro ogni indicazione sulla sicurezza relativa di un quartiere dal punto di vista dei potenziali crimini sessuali. Così si possono aiutare anche i datori di lavoro, le scuole e le associazioni giovanili a identificare i predatori sessuali", spiega il colonnello Dudley Thomas, direttore del dipartimento di pubblica sicurezza, rallegrandosi della messa a punto di "un nuovo strumento d'alta tecnologia che contribuirà a rendere ancora più sicura la vita nel Texas". Chiunque lo desideri ente o privato cittadino, può acquistare questa banca dati su cd-rom per la modica somma di 35 dollari. "Vogliamo informare i delinquenti sessuali che sappiamo chi sono, e sappiamo anche, ora più che mai, dove si trovano". (3) In California, i dati e i connotati (nome, foto, misure, segni particolari), la fedina penale e il domicilio dei 64.600 condannati per reati sessuali definiti "seri" o "ad alto rischio" (su un totale di 82.600) vengono resi pubblici dagli addetti della polizia municipale con l'affissione o la distribuzione di volantini o per mezzo di conferenze stampa, riunioni di quartiere e avvisi recapitati di persona, porta a porta. Un registro completo dei delinquenti sessuali può essere consultato tramite un numero verde, o grazie a un cd-rom disponibile presso i commissariati centrali, le biblioteche municipali o nelle fiere annuali delle contee. L'incessante martellamento mediatico ha fatto dei crimini sessuali un'autentica, costante ossessione. Tanto che quando uno stato tarda a diffondere i dati dei condannati, viene battuto sul tempo dalle contee e dalle città che pubblicano i propri elenchi. Nel Michigan, il senatore David Jaye si è preso personalmente la briga di diffondere una mappa dei delinquenti sessuali del suo distretto su Internet, nell'intento di spingere l'amministrazione della giustizia del suo stato ad accelerare la diffusione elettronica del registro di Megan per "mettere il guinzaglio a questi predatori, come si fa con i cani arrabbiati".
In Alaska, un privato ha aperto un sito che prossimamente consentirà, dietro pagamento di 5 dollari per ogni richiesta, di accedere a 500.000 foto di condannati per reati sessuali non solo nei 50 Stati dell'Unione, ma anche in Messico.
Le ricadute della diffusione ufficiale dell'identità e del domicilio degli (ex-) delinquenti sessuali non si fanno attendere. Le umiliazioni, le vessazioni e gli insulti li costringono spesso a cambiare casa. Molti finiscono per perdere l'alloggio o il posto di lavoro. E vi sono numerosi casi di reputazioni distrutte, famiglie divise e vite spezzate dalla rivelazione pubblica di atti commessi anni o addirittura decenni prima. I criminologi si stanno preoccupando di un nuovo fenomeno, che è stato battezzato "Megan's flight": la vita errabonda degli ex-delinquenti sessuali, continuamente in fuga sotto la pressione malevola della popolazione locale, (4) fino al passaggio alla clandestinità di chi non spera più di sfuggire alla pubblica riprovazione.

L'arbitrio del legislatore
La logica della sorveglianza onnipresente, "panottica", che negli Stati uniti governa la gestione delle categorie diseredate, devianti e pericolose, si applica ai delinquenti sessuali in misura tanto maggiore quanto più il loro reato è infamante e attenta alle fondamenta dell'ordine familiare, in un periodo in cui la famiglia è chiamata a compensare le crescenti carenze della tutela sociale dello stato. Non si parla più di riabilitare le circa 150.000 persone che ogni anno commettono reati contro il pudore, bensì di "contenerle" per "rafforzare la sicurezza dei cittadini e la protezione delle vittime". (5)
Ma lungi dal rassicurare la popolazione, la generalizzazione di questi dispositivi di sorveglianza non fa che accrescere la paura delle aggressioni sessuali. Un esempio: il sito Internet della Virginia è stato consultato in cinque mesi da ben 830.000 utenti, che hanno effettuato quasi 5 milioni di ricerche, mentre in questo stato i delinquenti sessuali registrati sono soltanto 4.600. In occasione delle fiere delle contee della California, migliaia di famiglie che non hanno nessuna particolare ragione per preoccuparsi di sapere se i loro vicini siano stati condannati per reati contro il pudore si lanciano in una sorta di safari cibernetico, alla ricerca dei "pervertiti": e in questo modo non fanno che esasperare la propria ansia, soprattutto quando la battuta si rivela fruttuosa.
Peraltro, i registri dei condannati per reati contro la morale sono infarciti di errori (l'amministrazione giudiziaria del Michigan ha dovuto ammettere che una percentuale oscillante tra il 20% e il 40% dei nomi e indirizzi che figurano nella loro banca dati sono inesatti). E il cd-rom di Megan non indica né la data dei reati (che potrebbero risalire addirittura al 1944) né il fatto che molti degli atti segnalati hanno cessato da tempo di costituire infrazioni alla legge. Come ad esempio i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti, che in California non sono più vietati dal 1976, ma vengono comunque registrati sotto lo stesso codice degli stupri commessi su minori, tanto che fino all'anno scorso migliaia di anziani omosessuali californiani erano costretti a presentarsi periodicamente al posto di polizia del proprio quartiere. Tutto questo non è solo umiliante ma anche assurdo, poiché nulla vieta che un (ex-) delinquente sessuale debitamente registrato, con l'indicazione corretta del suo domicilio, commetta un nuovo misfatto lontano dal quartiere in cui risiede.
Con la legge di Megan si infligge al condannato una seconda pena: un marchio di infamia, con la conseguente perdita di ogni diritto all'intimità e alla vita privata; una pena la cui durata può essere perpetua negli stati che sono in testa nella corsa all'incarcerazione. (6) Oltre tutto, questo marchio si applica con criteri di retroattività più o meno estesi, a seconda dell'arbitrio del legislatore locale: mentre in Louisiana si tiene conto delle condanne pronunciate dal 1992, nel Wyoming si risale al 1985, nel Texas al 1970 e in California addirittura al 1947. Un dispositivo del genere fa pesare in permanenza su ogni condannato per reati sessuali (compresi quelli che si sono ravveduti e sono riusciti a costruirsi una nuova vita) la minaccia di essere "snidato" e inchiodato a una simbolica gogna davanti ai familiari, agli amici, ai colleghi e ai vicini; e di conseguenza induce gli (ex-) delinquenti sessuali a rifugiarsi nella clandestinità, e quindi nell'illegalità. Infine e soprattutto, il martellamento politico-giornalistico intorno ai dispositivi di sorveglianza punitiva istituiti dalla legge di Megan esime le autorità da un vero impegno per arginare i reati sessuali attraverso un'azione combinata di prevenzione e di trattamento. Certo, a breve termine è meno costoso ed elettoralmente più redditizio montare un sito Internet, lanciare anatemi, oppure offrire in pasto al pubblico la castrazione di alcuni recidivi (mediante iniezioni di ormoni o con l'ablazione dei testicoli, secondo una pratica invalsa nel Texas e nel Wisconsin), piuttosto che avviare programmi di trattamento psichiatrico nei penitenziari, o creare all'esterno una rete di centri terapeutici. Paradossalmente, tra tutti i tipi di delinquenti, proprio i condannati che soffrono di disturbi parafiliaci (turbe del desiderio sessuale) fanno registrare le più basse percentuali di recidive quando ricevono cure adeguate: meno del 10% nei casi di esibizionismo, di pedofilia e di aggressioni sessuali nei confronti di donne, e il 3% in quelli di pedofili che abbiano seguito integralmente il programma messo a punto dalla Sexual Disorders Clinic della Scuola di medicina dell'Università John Hopkins. (7) Ma il carcere non è più destinato a "riabilitare": solo il 10% dei condannati per violenze sessuali riceve un trattamento durante il periodo di detenzione, e l'assistenza terapeutica dopo la scarcerazione è riservata a una percentuale ancora minore.
Le leggi di Megan rappresentano in modo emblematico la tendenza oggi in atto negli Stati uniti, di dare alla miseria una risposta di tipo penale. In questo modo si sottraggono risorse preziose in termini di mezzi economici, di personale e di programmi dal settore sociale e sanitario dello stato, per dirottarle a quello poliziesco e giudiziario. E si tende sempre più ad estendere i dispositivi di sorveglianza punitiva alle categorie sociali che ispirano timore e disgusto. Peraltro, molti candidati, impazienti di assicurarsi i dividendi politici dell'ostilità verso i "sex offenders", promettono di far votare leggi ancora più dure.

Fonte: Le Monde Diplomatique - dicembre 1999 - traduzione di P.M.


Note:

(1) Leggere "La criminalizzazione della miseria negli Stati uniti", Le Monde diplomatique/il manifesto, luglio 1998. In merito all'importazione di questo "modello americano" in Europa, leggere "Tolleranza zero, il credo si diffonde", Le Monde diplomatique/il manifesto, aprile 1999.
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(2) Fu chiamata così dopo che Megan Kanka, una bambina del New Jersey, fu violentata e uccisa da un pedofilo (in libertà condizionata) che all'insaputa dei genitori abitava di fronte a casa sua. Le "leggi di Megan" fanno obbligo alle polizie dei 50 stati di provvedere alla "registrazione" e alla "pubblica notifica" della presenza degli (ex-) delinquenti sessuali.
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(3) Comunicato stampa del Texas Department of Public Safety del 13 gennaio 1999, disponibile sul sito Internet dell'amministrazione penitenziaria del Texas (http://records.texdps.state.tx.us). Nel maggio 1999, quindici stati avevano reso pubblico attraverso Internet il loro registro dei condannati per reati sessuali.
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(4) A tal punto che l'amministrazione penitenziaria pensa di creare una sorta di "riserva giudiziaria" in una zona deserta, per radunarvi i condannati in libertà condizionata respinti dalla popolazione.
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(5) Kim English et al., Managing Adult Sex Offenders in the Community: A Containment Approach, National Institute of Justice, Washington, gennaio 1997. Nel 1997, circa 234.000 "sex offenders" sono stati assicurati alla giustizia; più di due terzi di questi condannati sono stati mantenuti in regime di libertà vigilata sotto l'autorità degli uffici preposti al loro controllo.
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(6) In Arizona, la registrazione e la notifica pubblica rimangono obbligatorie finché il condannato abbia compiuto l'età di 82 anni; l'obbligo è invece perpetuo in quindici stati, tra cui la California, il Texas, la Florida e il Nevada. In Florida, la documentazione relativa ai condannati per reati sessuali deve rimanere nel registro di Megan (accessibile su Internet) persino dopo la loro morte, con il pretesto di aiutare le vittime "a porre un termine al loro lutto e alla loro sofferenza".
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(7) Cfr. Fred S. Berlin et al., "A Five-Year Follow-Up Survey of Criminal Recidivism Within a Treated Cohort of 406 Pedophiles, 111 Exhibitionists and 109 Sexual Aggressives: Issues and Outcomes" American Journal of Forensic Psychiatry, Washington, 12 marzo 1991.
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