Puritanesimo, paura e computer: questa mescolanza può condurre a una sorveglianza permanente. È quanto avviene negli Stati uniti quando si tratta di ex delinquenti sessuali, ai quali viene data la caccia anche dopo molto tempo che questi hanno scontato la loro pena. In un paese che conta quasi due milioni di detenuti, più di 3.300 condannati a morte, e dove i bambini di 11 anni sono passibili di essere giudicati dai tribunali ordinari, l'inasprimento del controllo sociale non viene minimamente messo in discussione.
Gli ex delinquenti sessuali sono tra i bersagli privilegiati dello stato
penale che fiorisce sulle rovine dello stato caritativo americano (1).
Certo, già da tempo le persone condannate per reati contro la morale
suscitano reazioni di paura; sono stigmatizzate con particolare virulenza
da una cultura puritana, e assoggettate a misure speciali. In California ad
esempio, fin dal 1947 gli ex delinquenti sessuali sono tenuti, dopo il loro
rilascio da una casa di reclusione o di pena, a presentarsi entro cinque giorni
al commissariato di polizia del loro domicilio per essere registrati; e anche
in seguito devono presentarsi ogni anno, entro cinque giorni dalla rispettiva
data di nascita. E dal 1995 sempre in California la mancata osservanza di
questa norma comporta una pena da 16 a 36 mesi di detenzione (trasformata
automaticamente in ergastolo quando il responsabile è alla sua terza
condanna penale). Ma c'era pur sempre, come per gli altri ex detenuti, la
possibilità dell'anonimato per rifarsi una vita una volta scontata
la pena.
Ora, anche questo non è più possibile. Dal 1996 il Congresso
ha infatti approvato la cosiddetta legge di Megan (2),
che fa obbligo alle autorità di schedare i delinquenti sessuali e di
sottoporli a una sorveglianza permanente, nonché alla pubblica riprovazione.
Sotto l'effetto di un rigurgito di moralismo in campo politico e della mediatizzazione
a oltranza dei reati sessuali durante lo scorso decennio, l'opinione si è
polarizzata in particolare sui casi di pedofilia e sulla repressione di questa
categoria di condannati. E per un effetto di contagio, tutti gli ex carcerati
per atti contro la morale, per quanto irrilevanti, sono oggi sottoposti a
stretta sorveglianza, tanto da non essere più considerati come squilibrati
bisognosi di un trattamento terapeutico, ma come devianti incurabili, pericolosi
vita natural durante, quali che siano i loro trascorsi giudiziari, la loro
traiettoria di reinserimento e il loro comportamento una volta usciti dal
carcere.
A seconda delle disposizioni in vigore nei diversi Stati, possono essere le
autorità a notificare la presenza degli (ex-) delinquenti sessuali,
oppure l'iniziativa viene lasciata ai privati cittadini; a volte, la notifica
si applica solo alle categorie giudicate più inclini alla recidiva,
che la legge definisce "predatori sessuali"; in altri casi è
estesa a tutti i condannati per questo tipo di reati. In Alabama, l'elenco
delle persone che hanno subito condanne per stupro, atti di sodomia, sevizie
sessuali e incesto è affisso nell'atrio dei municipi e presso i commissariati
più vicini alla loro abitazione; nelle maggiori città di questo
stato (Birmingham, Mobile e Huntsville) tutti i residenti in un raggio di
circa 300 metri (600 nelle aree rurali) intorno al domicilio di un ex condannato
per reati sessuali devono essere personalmente avvertiti della sua presenza.
In Louisiana, lo stesso (ex-) delinquente sessuale è tenuto a comunicare
per posta la sua condizione al proprietario della casa in cui abita, ai vicini
e ai responsabili della scuola e dei parchi del suo quartiere; in caso di
inosservanza, la pena è di un anno di carcere e di 1000 dollari di
ammenda. Ha inoltre l'obbligo di far pubblicare su un quotidiano locale, entro
un termine di 30 giorni e a proprie spese, una nota in cui dà conto
alla "comunità" del suo indirizzo. Allo stesso modo, la legge
incoraggia "ogni forma di notifica da parte dei cittadini", anche
attraverso la stampa o mediante l'affissione di cartelli, volantini o autoadesivi
applicati sul paraurti del veicolo appartenente a un ex condannato per reati
sessuali. I tribunali possono esigere che queste persone portino un indumento
distintivo per segnalare la loro identità giudiziaria qualcosa di simile
al berretto o alla stella gialla che gli ebrei erano obbligati a portare nei
feudi dell'Europa medievale, e riaffiorati tragicamente in questo secolo.
La legge di Megan, votata dall'assemblea del Texas nel 1997 (a complemento
della legge federale) esige che chiunque abbia subito una condanna per reati
contro il pudore anche nei passati decenni, a partire dal 1970, debba essere
registrato nella banca dati elettronica dell'amministrazione penitenziaria,
tenuta a disposizione del pubblico. "In questo modo si facilita al massimo
l'accesso dei cittadini alle informazioni suscettibili di dare loro ogni indicazione
sulla sicurezza relativa di un quartiere dal punto di vista dei potenziali
crimini sessuali. Così si possono aiutare anche i datori di lavoro,
le scuole e le associazioni giovanili a identificare i predatori sessuali",
spiega il colonnello Dudley Thomas, direttore del dipartimento di pubblica
sicurezza, rallegrandosi della messa a punto di "un nuovo strumento d'alta
tecnologia che contribuirà a rendere ancora più sicura la vita
nel Texas". Chiunque lo desideri ente o privato cittadino, può
acquistare questa banca dati su cd-rom per la modica somma di 35 dollari.
"Vogliamo informare i delinquenti sessuali che sappiamo chi sono, e sappiamo
anche, ora più che mai, dove si trovano". (3)
In California, i dati e i connotati (nome, foto, misure, segni particolari),
la fedina penale e il domicilio dei 64.600 condannati per reati sessuali definiti
"seri" o "ad alto rischio" (su un totale di 82.600) vengono
resi pubblici dagli addetti della polizia municipale con l'affissione o la
distribuzione di volantini o per mezzo di conferenze stampa, riunioni di quartiere
e avvisi recapitati di persona, porta a porta. Un registro completo dei delinquenti
sessuali può essere consultato tramite un numero verde, o grazie a
un cd-rom disponibile presso i commissariati centrali, le biblioteche municipali
o nelle fiere annuali delle contee. L'incessante martellamento mediatico ha
fatto dei crimini sessuali un'autentica, costante ossessione. Tanto che quando
uno stato tarda a diffondere i dati dei condannati, viene battuto sul tempo
dalle contee e dalle città che pubblicano i propri elenchi. Nel Michigan,
il senatore David Jaye si è preso personalmente la briga di diffondere
una mappa dei delinquenti sessuali del suo distretto su Internet, nell'intento
di spingere l'amministrazione della giustizia del suo stato ad accelerare
la diffusione elettronica del registro di Megan per "mettere il guinzaglio
a questi predatori, come si fa con i cani arrabbiati".
In Alaska, un privato ha aperto un sito che prossimamente consentirà,
dietro pagamento di 5 dollari per ogni richiesta, di accedere a 500.000 foto
di condannati per reati sessuali non solo nei 50 Stati dell'Unione, ma anche
in Messico.
Le ricadute della diffusione ufficiale dell'identità e del domicilio
degli (ex-) delinquenti sessuali non si fanno attendere. Le umiliazioni, le
vessazioni e gli insulti li costringono spesso a cambiare casa. Molti finiscono
per perdere l'alloggio o il posto di lavoro. E vi sono numerosi casi di reputazioni
distrutte, famiglie divise e vite spezzate dalla rivelazione pubblica di atti
commessi anni o addirittura decenni prima. I criminologi si stanno preoccupando
di un nuovo fenomeno, che è stato battezzato "Megan's flight":
la vita errabonda degli ex-delinquenti sessuali, continuamente in fuga sotto
la pressione malevola della popolazione locale, (4)
fino al passaggio alla clandestinità di chi non spera più di
sfuggire alla pubblica riprovazione.
L'arbitrio del legislatore
La logica della sorveglianza onnipresente, "panottica", che negli
Stati uniti governa la gestione delle categorie diseredate, devianti e pericolose,
si applica ai delinquenti sessuali in misura tanto maggiore quanto più
il loro reato è infamante e attenta alle fondamenta dell'ordine familiare,
in un periodo in cui la famiglia è chiamata a compensare le crescenti
carenze della tutela sociale dello stato. Non si parla più di riabilitare
le circa 150.000 persone che ogni anno commettono reati contro il pudore,
bensì di "contenerle" per "rafforzare la sicurezza dei
cittadini e la protezione delle vittime". (5)
Ma lungi dal rassicurare la popolazione, la generalizzazione di questi dispositivi
di sorveglianza non fa che accrescere la paura delle aggressioni sessuali.
Un esempio: il sito Internet della Virginia è stato consultato in cinque
mesi da ben 830.000 utenti, che hanno effettuato quasi 5 milioni di ricerche,
mentre in questo stato i delinquenti sessuali registrati sono soltanto 4.600.
In occasione delle fiere delle contee della California, migliaia di famiglie
che non hanno nessuna particolare ragione per preoccuparsi di sapere se i
loro vicini siano stati condannati per reati contro il pudore si lanciano
in una sorta di safari cibernetico, alla ricerca dei "pervertiti":
e in questo modo non fanno che esasperare la propria ansia, soprattutto quando
la battuta si rivela fruttuosa.
Peraltro, i registri dei condannati per reati contro la morale sono infarciti
di errori (l'amministrazione giudiziaria del Michigan ha dovuto ammettere
che una percentuale oscillante tra il 20% e il 40% dei nomi e indirizzi che
figurano nella loro banca dati sono inesatti). E il cd-rom di Megan non indica
né la data dei reati (che potrebbero risalire addirittura al 1944)
né il fatto che molti degli atti segnalati hanno cessato da tempo di
costituire infrazioni alla legge. Come ad esempio i rapporti omosessuali tra
adulti consenzienti, che in California non sono più vietati dal 1976,
ma vengono comunque registrati sotto lo stesso codice degli stupri commessi
su minori, tanto che fino all'anno scorso migliaia di anziani omosessuali
californiani erano costretti a presentarsi periodicamente al posto di polizia
del proprio quartiere. Tutto questo non è solo umiliante ma anche assurdo,
poiché nulla vieta che un (ex-) delinquente sessuale debitamente registrato,
con l'indicazione corretta del suo domicilio, commetta un nuovo misfatto lontano
dal quartiere in cui risiede.
Con la legge di Megan si infligge al condannato una seconda pena: un marchio
di infamia, con la conseguente perdita di ogni diritto all'intimità
e alla vita privata; una pena la cui durata può essere perpetua negli
stati che sono in testa nella corsa all'incarcerazione. (6)
Oltre tutto, questo marchio si applica con criteri di retroattività
più o meno estesi, a seconda dell'arbitrio del legislatore locale:
mentre in Louisiana si tiene conto delle condanne pronunciate dal 1992, nel
Wyoming si risale al 1985, nel Texas al 1970 e in California addirittura al
1947. Un dispositivo del genere fa pesare in permanenza su ogni condannato
per reati sessuali (compresi quelli che si sono ravveduti e sono riusciti
a costruirsi una nuova vita) la minaccia di essere "snidato" e inchiodato
a una simbolica gogna davanti ai familiari, agli amici, ai colleghi e ai vicini;
e di conseguenza induce gli (ex-) delinquenti sessuali a rifugiarsi nella
clandestinità, e quindi nell'illegalità. Infine e soprattutto,
il martellamento politico-giornalistico intorno ai dispositivi di sorveglianza
punitiva istituiti dalla legge di Megan esime le autorità da un vero
impegno per arginare i reati sessuali attraverso un'azione combinata di prevenzione
e di trattamento. Certo, a breve termine è meno costoso ed elettoralmente
più redditizio montare un sito Internet, lanciare anatemi, oppure offrire
in pasto al pubblico la castrazione di alcuni recidivi (mediante iniezioni
di ormoni o con l'ablazione dei testicoli, secondo una pratica invalsa nel
Texas e nel Wisconsin), piuttosto che avviare programmi di trattamento psichiatrico
nei penitenziari, o creare all'esterno una rete di centri terapeutici. Paradossalmente,
tra tutti i tipi di delinquenti, proprio i condannati che soffrono di disturbi
parafiliaci (turbe del desiderio sessuale) fanno registrare le più
basse percentuali di recidive quando ricevono cure adeguate: meno del 10%
nei casi di esibizionismo, di pedofilia e di aggressioni sessuali nei confronti
di donne, e il 3% in quelli di pedofili che abbiano seguito integralmente
il programma messo a punto dalla Sexual Disorders Clinic della Scuola
di medicina dell'Università John Hopkins. (7)
Ma il carcere non è più destinato a "riabilitare":
solo il 10% dei condannati per violenze sessuali riceve un trattamento durante
il periodo di detenzione, e l'assistenza terapeutica dopo la scarcerazione
è riservata a una percentuale ancora minore.
Le leggi di Megan rappresentano in modo emblematico la tendenza oggi in atto
negli Stati uniti, di dare alla miseria una risposta di tipo penale. In questo
modo si sottraggono risorse preziose in termini di mezzi economici, di personale
e di programmi dal settore sociale e sanitario dello stato, per dirottarle
a quello poliziesco e giudiziario. E si tende sempre più ad estendere
i dispositivi di sorveglianza punitiva alle categorie sociali che ispirano
timore e disgusto. Peraltro, molti candidati, impazienti di assicurarsi i
dividendi politici dell'ostilità verso i "sex offenders",
promettono di far votare leggi ancora più dure.
Fonte: Le Monde Diplomatique - dicembre 1999 - traduzione di P.M.
Note:
(1) Leggere "La
criminalizzazione della miseria negli Stati uniti", Le Monde
diplomatique/il manifesto, luglio 1998. In merito all'importazione di questo
"modello americano" in Europa, leggere "Tolleranza
zero, il credo si diffonde", Le Monde diplomatique/il manifesto,
aprile 1999.
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(2) Fu chiamata così dopo che Megan Kanka, una bambina del New Jersey,
fu violentata e uccisa da un pedofilo (in libertà condizionata) che all'insaputa
dei genitori abitava di fronte a casa sua. Le "leggi di Megan" fanno
obbligo alle polizie dei 50 stati di provvedere alla "registrazione"
e alla "pubblica notifica" della presenza degli (ex-) delinquenti
sessuali.
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(3) Comunicato stampa del Texas Department of Public Safety
del 13 gennaio 1999, disponibile sul sito Internet dell'amministrazione penitenziaria
del Texas (http://records.texdps.state.tx.us).
Nel maggio 1999, quindici stati avevano reso pubblico attraverso Internet
il loro registro dei condannati per reati sessuali.
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(4) A tal punto che l'amministrazione penitenziaria pensa di creare una sorta
di "riserva giudiziaria" in una zona deserta, per radunarvi i condannati
in libertà condizionata respinti dalla popolazione.
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(5) Kim English et al., Managing Adult Sex Offenders in
the Community: A Containment Approach, National Institute of Justice,
Washington, gennaio 1997. Nel 1997, circa 234.000 "sex offenders"
sono stati assicurati alla giustizia; più di due terzi di questi condannati
sono stati mantenuti in regime di libertà vigilata sotto l'autorità
degli uffici preposti al loro controllo.
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(6) In Arizona, la registrazione e la notifica pubblica rimangono obbligatorie
finché il condannato abbia compiuto l'età di 82 anni; l'obbligo
è invece perpetuo in quindici stati, tra cui la California, il Texas,
la Florida e il Nevada. In Florida, la documentazione relativa ai condannati
per reati sessuali deve rimanere nel registro di Megan (accessibile su Internet)
persino dopo la loro morte, con il pretesto di aiutare le vittime "a porre
un termine al loro lutto e alla loro sofferenza".
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(7) Cfr. Fred S. Berlin et al., "A Five-Year Follow-Up
Survey of Criminal Recidivism Within a Treated Cohort of 406 Pedophiles, 111
Exhibitionists and 109 Sexual Aggressives: Issues and Outcomes" American
Journal of Forensic Psychiatry, Washington, 12 marzo 1991.
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