SCHEDA SUL RIORDINO DEI CICLI DI ISTRUZIONE
a cura di Umberto Ottone, CUB Scuola Torino, Dicembre 2000
Il Programma, elaborato dal Governo per attuare la Legge Quadro 30/2000 - approvata, dopo un iter parlamentare di 3 anni, in modo definitivo dal Senato (con 146 favorevoli, 65 contrari, 0 astenuti) il 2 febbraio 2000 - è una proposta di riordino dei cicli che, per entrare in vigore, deve avere entro 45 giorni il parere del Parlamento (quindi intorno alla metà di dicembre) e che completa il quadro riformatore (nuovo esame di stato, elevamento dell'obbligo scolastico, obbligo formativo fino a 18 anni, integrazione tra istruzione, formazione professionale e lavoro, autonomia, riforma dei ministeri).
La riforma, secondo il Governo, avrebbe lo scopo di aiutare i giovani a meglio inserirsi in un mondo in rapida trasformazione e a meglio reggere il confronto internazionale, soprattutto con gli stati dell'UE, modificando l'attuale scuola, che sarebbe caratterizzata da: 1) discontinuità tra ordini e tipi di scuola diversi; 2) scarso collegamento tra scuola e università, formazione professionale e mondo del lavoro; 3) alti tassi di insuccesso e dispersione scolastici; 4) un modello centralizzato e autoreferenziale di gestione che mantiene bassa la qualità.Il nuovo sistema scolastico, che integra le scuole statali con quelle paritarie e con il sistema della formazione professionale, dovrebbe comporsi di una scuola dell'infanzia (da 3 a 6 anni d'età del bambino), da una scuola di base della durata di 7 anni e da una scuola secondaria (biennio obbligatorio + triennio frequentabile anche nella formazione lavoro o nell'apprendistato).
Il tempo scuola sarebbe mediamente di 30 ore settimanali per 33 settimane; una quota del tempo scuola verrebbe utilizzata per insegnamenti fissati dal MPI e una quota variabile (dal 20% al 40% a seconda dell'ordine di scuola) sarebbe a disposizione delle scuole per discipline e attività non necessariamente tradizionali.I contenuti di insegnamento/apprendimento dovrebbero essere essenziali, non ciclici e ripetitivi, flessibili (ampliabili, modificabili, articolabili), indirizzati allo studio delle scienze e delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, potenziati sul piano matematico e linguistico.
SCUOLA DELL'INFANZIA Tempo-scuola: 1150-1300 ore (35-40 ore settimanali). Quota nazionale per attività e insegnamenti da distribuire temporalmente secondo quanto stabilito dal POF d'istituto: 70%.
SCUOLA DI BASE Tempo scuola: 1000 ore (30 ore per 33 settimane) + 10 ore settimanali opzionali. Quota nazionale: 75%.
1. Biennio di raccordo con la scuola dell'infanzia e di alfabetizzazione;
2. Triennio per l'emersione dei nuclei disciplinari dagli ambiti più generali;
3. Biennio di raccordo con la scuola secondaria.
SCUOLA SECONDARIA Tempo-scuola: 1000 ore (30 ore per 33 settimane). Quota nazionale: 70% (se sono attivati interventi per il recupero e il riorientamento) 80% nel biennio; 80% nel triennio (di cui 20% scelto da ciascuna scuola su un repertorio di opzioni stabilito dal MPI).
Istituti polivalenti comprendenti più aree e indirizzi tra i seguenti:
Biennio obbligatorio (al termine del quale si certificano le abilità, le competenze, le conoscenze) con discipline comuni e discipline d'indirizzo con valenza non specialistica, anche per permettere il passaggio tra aree e indirizzi.
Triennio non troppo caratterizzante, per non creare percorsi diretti a questa o a quella facoltà e per rispondere meglio ad un mercato del lavoro che richiede professionalità "ampie".
DOCENTI
PERSONALE ATA Uso flessibile che preveda, per ciascun contesto territoriale:
TEMPI E MODALITÀ DI ATTUAZIONE Partenza dall'a.s. 2001/2002. Sarebbero interessati gli allievi che frequentano attualmente la 1ª elementare e quelli che nel 2001/2002 inizieranno la scuola di base e la scuola secondaria. E' possibile prevedere per la secondaria il rinvio di un anno per definire i curricola e agevolare la scelta delle famiglie, che altrimenti dovrebbe già avvenire a gennaio 2001.
L'inconveniente di questa ipotesi è che nell'a.s. 2007/2008 confluirebbero contemporaneamente alla secondaria gli allievi del vecchio e quelli del nuovo ciclo (i primi avendo seguito un percorso più lungo dei secondi), che attraverserebbero tutta la scuola secondaria uscendone solo nell'a.s. 2012/2013 oppure, verosimilmente, in parte successivamente, per effetto delle eventuali ripetenze.
Quest'«onda lunga» comporterebbe problemi di edilizia scolastica e di impiego di «risorse umane» aggiuntive straordinarie e transitorie.
CONSIDERAZIONI FINALI Il piano che è stato illustrato è quello presentato dal Governo. La CUB-Scuola, da sempre, è contraria al riordino dei cicli così come si sta configurando. Le critiche possono essere così riassunte.
La scuola pubblica si trasformerebbe in un'azienda fornitrice di prodotti richiesti dal mercato: allievi, genitori, autonomie locali e imprese avrebbero il diritto di stabilire quello che in una scuola si deve fare e insegnare, con buona pace della libertà di insegnamento e del ruolo istituzionale della scuola della Repubblica.
I lavoratori della scuola dovrebbero adeguarsi alle richieste del mercato: fornire il «prodotto» richiesto, diventare flessibili quanto è volubile il mercato, rinunciare a insegnare per diventare dei generici "operatori culturali" che trasmettono generici "saperi essenziali" in modo da non annoiare e non affaticare gli allievi, possibilmente facendoli giocare con il computer.
Gli allievi crescerebbero male: nella scuola di base quelli di 6 anni dovrebbero forzatamente condividere spazi e insegnanti con quelli di 12 e verrebbero meno quei punti di riferimento importanti che sono l'insegnante e il gruppo-classe; nella secondaria si perderebbero le specificità disciplinari, sostituite da "marmellate" culturali così poco approfondite da poter essere intercambiabili in qualsiasi momento del biennio e non professionalizzanti o propedeutiche agli studi universitari nel triennio.
I futuri cittadini sarebbero ovviamente degli emeriti sprovveduti, incapaci di seguire un ragionamento che sia più lungo di uno spot pubblicitario, perfettamente adatti, quindi, a inserirsi in un mondo dove l'economia condiziona la politica e agli individui non è chiesto di pensare, ma di produrre merci e consumare. Salvo, ovviamente, quelli che avranno studiato nelle scuole paritarie dove le alte rette, in parte pagate dalla collettività, potranno garantire alle future classi dirigenti una preparazione seria ed accurata.
C'è da chiedersi come una simile riforma della scuola venga proposta da forze politiche che dovrebbero essere impegnate nella tutela e nell'emancipazione delle fasce più deboli della popolazione.
La CUB-Scuola, sindacato di base non legato a governi, imprese o partiti, ritiene indispensabile un forte impegno degli operatori della scuola per respingere definitivamente un tale disegno di riforma della scuola. Prima che sia troppo tardi.
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