Siamo partite dall'amore per la ricerca di alcune e dalla passione per la politica di tutte, quando la nostra Comunità ha privilegiato la storia, individuando in essa la più politica delle discipline scolastiche.
La storia è stata uno dei capisaldi del patriarcato. Guerre e lotte di potere agite e accolte dalla storiografia maschile hanno cercato di rendere invisibile l'opera di civiltà delle donne.
In questi anni molte donne, tra cui anche noi, hanno lavorato allo sgretolamento progressivo dell'ordinamento simbolico e sociale maschile, al divenire sempre più tangibile dell'ordine simbolico della madre, di una modalità di stare al mondo basata sulle relazioni.
Questo cambio di civiltà ci ha orientate nella nostra ricerca storica che punta lo sguardo sui contesti relazionali, fa dei rapporti tra donne, fra donne e uomini rapporti anche conflittuali il filo della storia.
Siamo partite dalla nostra pratica: abbiamo agito e agiamo in un contesto che vive di relazioni, prima di tutto fra di noi e poi con altre e altri condividendo interessi, lavoro, affettività, tutte e tutti inserite in un dato luogo e in un dato tempo.
Da qui è germinata la teoria secondo cui il contesto relazionale che, oltre ai rapporti tra donne e uomini, raffigura l'ambiente temporale, geografico, sociale, antropologico - è storia.
È stato necessario aprire le porte delle discipline. Alcune di noi si sono occupate soprattutto della ricerca, altre hanno speso nell'insegnamento i frutti della ricerca stessa, in un clima di scambio: la pedagogia ancorava la ricerca alle esigenze didattiche e la ricerca nutriva l'insegnamento.
Non intendiamo che questo sia l'unico modo, è quello che abbiamo trovato.
La nostra politica vuol mostrare i guadagni raggiunti, stimolando altre ed altri a mostrare i propri.
Fare storia con il "taglio" della differenza è infatti difficile.
Occorre gettare luce anche in quegli interstizi, in quelle pieghe del vivere umano la cura, l'amore, la sofferenza - solitamente trascurate; andare a vedere i livelli di resistenza femminili, resi opachi da alcune interpretazioni storiografiche, le vite di donne impostate a scelte e strategie di libertà, vite sotterrate dal peso di interpretazioni simboliche fuorvianti e riduttive. Occorre modificare radicalmente i criteri epistemologici.
Con alcune certezze arriviamo al Convegno.
Ma anche con tanti interrogativi:
1. Quali pratiche di ricerca e di insegnamento permettono di fare storia con il taglio della differenza?
2. Su che cosa basiamo la nostra autorità quando facciamo ricerca ed insegniamo?
3. Come dialogare con gli storici in uno scambio che comprenda la differenza?
4. La storia delle donne appare intermittente; come evitare di cadere nella ricorrente invisibilità?
5. Come regolarci con una storia delle donne che sempre più appare non integrabile con un racconto storiografico tradizionale e che resiste sia a farsi aggiunta sia a farsi assorbire?
6. Come si può fare storia vivente, in gran parte orale, e come interagire con le nuove generazioni?
7. Come leggere il presente, di cui siamo parte?Marirì Martinengo,
Laura Minguzzi, Marina Santini,
Luciana Taverinini, Donatella Massara,
e Alessandra De Perini
Proprio perché vuole essere un momento di scambio di esperienze chiediamo alle partecipanti di portare in più copie le pubblicazioni, percorsi didattici e ricerche anche non pubblicate.
Si possono trovare documenti e riflessioni sul sito della Comunità di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica: "Donne e conoscenza storica" (non pervenuto ...it/donnestoria/home.htm)
Questo sito, ideato e curato da Donatella Massara, è nato all'interno della Comunità e da stimoli che legano chi l'ha creato all'Università, all'Associazione Lucrezia Marinelli, alla Rete Civica Milanese, alla ricerca informatica, attraverso relazioni fra donne. Il sito è aperto alla collaborazione di altre ed altri.Per comunicazioni:
Donatella Massara e-mail: (non pervenuto)
Marina Santini e-mail: marpiasan@tiscali.it
Marirì Martinengo tel: 02.70.60.11.13Coloro che verranno da fuori Milano, avvertano per l'ospitalità.