E NOI?

di Marinella Vignolo, redazione di Filirossi, ottobre 2001

Starci.

Essere dentro.

Assumere visibilità.

È l'esigenza che ciascuno/a di noi, a suo modo, ha espresso nell'incontro di "redazione".
L'orrore, lo sgomento, la consapevolezza, rinnovata, di quanto il gioco sia duro e la posta alta.

E, insieme, l'urgenza di trovare strade percorribili a partire dalle realtà personali e sociali che ciascuno e ciascuna di noi vive quotidianamente.

Naturalmente nessuno aveva le risposte e ci siamo riconfermati nell'impegno reciproco di tradurre in pratiche possibili la nostra "resistenza".

C'è un di più, credo, in chi, come me, è attorno ai 50 anni.
Il timore di ritrovarsi stretti in un imbuto già percorso e senza vie di uscita, costretto tra "scelte obbligate", "ruoli" già assegnati e/o impotenza.

E ho pensato, prima di tutto: "non voglio, non posso accettare questa danza".

Il primo luogo in cui posso farlo è a scuola.

Ritengo sia necessario riassumere su di sé l'impegno a smontare il "giocattolo", negandogli la potenza che esso assume nel proporsi come l'unico possibile e quindi inesorabile e travolgente.
Sottrarsi al rituale imposto nelle istanze ufficiali: Collegio docenti, Consigli di classe/interclasse, Assemblee sindacali, Commissioni, Gruppi di elaborazione di progetti e via dicendo.
Sviluppare e intensificare relazioni e scambi con altre e altri per "svelare" che è possibile altro.
Altri modo di intendere la relazione di insegnamento/apprendimento (e non solo) che si stabilisce tra adulti e bambine/i, ragazze/ragazzi; altri modo di organizzare i contesti in cui questa relazione si sviluppa, altri modi di "valutare" i percorsi che si affrontano.
Altri "saperi" e altro "saper fare".

Insomma che ci sono, e possono essere "potenti", altri punti di vista, altri mondi possibili.

È sicuramente faticoso.
Costringe a misurarsi e a saper assumere il conflitto su di sé, oltre le istanze politiche e/o sindacali in cui si vorrebbe circoscriverlo e controllarlo.
Con la carota o con il bastone.

 

pedagogia

home