Riforma della scuola

COORDINAMENTO FORLIVESE DEI DOCENTI DELLA SCUOLA STATALE
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Forlì, 04 novembre 2000

A noi che, in tempi non sospetti di "elettoralismo", già ai tempi della prima bozza di L. Berlinguer, avevamo espresso con forza la nostra avversione alla Riforma dei cicli, stupisce constatare che "esperti", vecchi insegnanti "blasonati", politici, ecc. si accorgano soltanto ora, a cose fatte, di ciò che succederà e sparino, a favore o contro la Riforma, una serie impressionante di banalità, di luoghi comuni, di pregiudizi su maestre/i, su professoresse/professori!
Gli "esperti" (non docenti) mostrano una totale ignoranza sull'infanzia, su ciò che sa e non sa, su ciò che accade nelle attuali scuole elementari, sull'altissima professionalità umana e didattica conquistata in anni di un durissimo lavoro di rielaborazione di strategie, contenuti, abilità relazionali; lavoro diretto verso i piccoli, ma anche verso le loro famiglie.
Gli "antichi maestri" fanno riferimento, per appoggiare la futura Riforma, ai problemi della "vecchia scuola", dimenticando che la scuola elementare non è più la vecchia scuola di un tempo!
Noi, attuali docenti della scuola elementare, con l'orgoglio di chi si è a lungo aggiornato, formato, "riveduto e corretto", facciamo presente che è una Riforma che non ci piace, non perché si dovrà cedere il passo ai colleghi delle medie, bensì perché non ha senso abbreviare di un anno il percorso scolastico di base, quando sappiamo benissimo che i tempi di apprendimento ­ insegnamento andrebbero dilatati per consentire profondità di intervento e consolidamento proprio per avvicinare i giovanissimi alle discipline.
Ci fa letteralmente inorridire sentire De Mauro che afferma tutto e il contrario di tutto: "approfondire italiano e matematica / inserire un'altra lingua straniera e le nuove tecnologie; affidare gli insegnamenti specifici agli insegnanti laureati e gli insegnamenti globali (?) ai non laureati e a quelli laureati in scienze della formazione / fare acquisire alle professoresse e ai professori delle medie competenze didattiche e pedagogiche (che essi non avrebbero e i maestri sì).
C'è di che far girare la testa e qualcosa d'altro, anche agli insegnanti più disincantati e scaltri!!
Siamo stanchi, molto stanchi d'essere servi di padroni senz'anima e intelligenza della realtà; stanchi di non poter entrare mai nel dettaglio dei bisogni educativi e contenutistici oltre che organizzativi della nostra povera e amata scuola.
Stanchi che altri dicano per noi che le/i docenti fanno opposizione per non cambiare. Ciò ci offende, perché, al contrario, sappiamo che proprio la futura scuola, in pratica, diventerà quella della deresponsabilizzazione individuale dell'insegnante.
Ci offende e umilia sentire qualcuno che, per la posizione che ha, può permettersi di affermare dai microfoni di radio e tv che la scuola elementare è in mano alle "mammine" che fanno le maestre per arrotondare lo stipendio dei mariti e che quindi sarebbe ora di affidare agli uomini, professori coi baffi, la crescita umana e culturale dei giovanissimi.
Ma che gente è questa che, con una totale ignoranza dell'attuale scuola elementare e dalla preparazione di chi la fa, può permettersi tali accuse insensate e fuori dalla realtà?
Perché i media, i politici tutti, non si vogliono mettere in una posizione d'ascolto scevro da pregiudizi nei confronti di chi la scuola la fa quotidianamente?
Non basta, infatti, per capire, allungare un microfono per pochi secondi a qualche personaggio - maestro noto.
Non basta per capire quanto sia difficile e complesso insegnare a bambine/i ad avere fiducia, ad ascoltare, a parlare di sé, a scrivere, a leggere, a studiare la matematica delle cose, ecc
E' talmente difficile da richiedere competenze che esulano da una laurea specialistica in qualche materia. E' un'impresa ardua e affascinante che abbiamo imparato ad affrontare misurandoci nei team, nei Collegi, nei numerosi corsi d'aggiornamento, nelle ore prestate gratuitamente, perché ci sembrava giusto farlo per quella bambina o quel bambino, per quelle famiglie, per quei colleghi in difficoltà dentro il team. Altro che scuola di mammine!!
Avevamo chiesto una Riforma che rispettasse l'infanzia e i tempi lunghi e distesi che occorrono per apprendere veramente.
Avevamo chiesto, per innalzare la qualità, più fiducia, più mano libera nell'affrontare i ritardi, gli handicap, il disagio, per poter intervenire, senza lacciuoli burocratici, nei confronti di famiglie e situazioni sociali a rischio.
Avevamo chiesto di non essere imbrigliati in sistemi di valutazione delle/dei bambine/i assolutamente inutili e dannosi per lasciare spazio ad una valutazione narrativa dei processi più lenta, ma più utile per correggere il tiro dell'insegnamento.
Avevamo chiesto una scuola di base più lunga e più forte anche in collaborazione con la scuola media. Ora, invece, ci troviamo di fronte un futuro in cui saranno sovrapposte o affiancate professionalità diverse, mentalità distanti, impostazione d'approccio relazionale differente.
Ciò in una situazione in cui il non avere la laurea o l'averla in scienze della formazione sarà discriminante per l'assegnazione delle responsabilità e dei compiti educativi e d'istruzione.
Grazie di cuore ai Ministri della P.I. e ai "grandi maestri" che hanno potuto e voluto decidere la nostra sorte e quella delle future generazioni, ma a questi signori diciamo che il loro progetto sarà perdente nei fatti anche se non nella "vetrina". Infatti si dirà di aver eliminato la dispersione nella fascia d'età della seconda media eliminando le bocciature (come già si fa alle elementari); si dirà che l'elevamento dell'obbligo e il passaggio dei giovani da un indirizzo ad un altro favorisce la scelta consapevole dei giovani.
Si dirà che la formazione obbligata dà a tutti possibilità di trovare una strada.
E nella "vetrina" ciò sembrerà vero, ma noi sappiamo che l'abbassamento culturale sarà inevitabile in un sistema demagogico che fa come suo punto di forza di fronte all'opinione pubblica l'aver diminuito di un anno l'intero percorso scolastico.
Oggi il Ministro ha gli applausi di qualcuno il quale crede che un anno di scuola in più sia una perdita di tempo e, ridacchiando, dice: "Già avere un anno in meno è una vittoria! Al resto si vedrà!".
Domani, il Ministro di turno avrà davanti a sé una scuola offesa e culturalmente avvilita.

 

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