In primo luogo, ovviamente, un brindisi per la nascita di "Filorosso"! Abbiamo bisogno, particolarmente in questo periodo, di iniziative che ci consentano di dibattere e di confrontarci liberamente. La scuola oggi vive un momento molto delicato, all'interno di una società caratterizzata da un'involuzione del senso della democrazia e della civiltà. Ma veniamo alle ragioni di questo mio intervento.
La Lega ha intrapreso un'aggressiva campagna contro l'omossessualità e per la promozione di un referendum a favore della devolution; l'intera provincia lombarda è tappezzata da manifesti in cui il tema della riforma "padana" della scuola si propone "fisicamente" accanto ad una brutale e volgare incitazione all'intolleranza per tutto ciò che è diverso.
La Lega è un movimento razzista e xenofobo, rozzo e violento; ma anche pericoloso, perché sostenuto e ampiamente utilizzato dalla destra. Non so quanti credettero, a suo tempo, ad Eugenio Scalfari, che denunciò su "la Repubblica" il piano segreto della devolution. Ed ora la parola "devoluzione" è su tutti i manifesti leghisti, vero principio ispiratore della politica delle regioni al Nord.Io credo che la scuola e gli insegnanti del Nord Italia abbiano oggi un problema in più; non perdiamo troppo tempo in corsi e stage sulla dispersione scolastica, questione drammaticamente più viva nel Sud, nelle periferie delle grandi città, né nelle scaramucce con il dirigente scolastico di turno (che, certo, va contenuto e se neccessario duramente contestato...). Cerchiamo invece di arginare i danni che la nostra assenza su un terreno così scottante, quale la regionalizzazione della scuola nel Nord, potrebbe procurare. Perché, cari colleghi, devolution e federalismo, qui al Nord, significa consegnare la scuola, anche il nostro istituto, a Bossi, Formigoni e Berlusconi. Con tutto ciò che ne consegue (vi lascio immaginare...).
E' un appello ovviamente politico, il mio. E so bene che talvolta gli insegnanti sono diffidenti verso discorsi esplicitamente politici; ma ogni silenzio, ogni mancanza di esplicito dissenso è colpevole dinanzi all'imbarbarimento della società e dei valori che le destre stanno portando avanti nel paese ed in particolare nel Nord Italia. E noi viviamo questo decadimento dei valori, questo vuoto di principi, quotidianamente, con molti dei nostri allievi, vittime della violenza verbale e dell'ignoranza leghista.
Io credo che non solo omossessuali e lesbiche, così come è accaduto, debbano contestare i gazebo leghisti; anche noi insegnanti dobbiamo organizzarci, costituire dei comitati, dei gruppi anti devolution contro la regionalizzazione della scuola nel Nord Italia. Dobbiamo prendere la parola e per dire no alla barbarie che si affaccia all'orizzonte; dobbiamo dire pubblicamente che la scuola nella quale noi lavoriamo e che noi costruiamo ogni giorno vive nel più ampio rispetto dei diritti umani, che noi siamo insegnanti che ancora si emozionano nel leggere la "dichiarazione universale"; che crediamo nel diritto all'istruzione così come nell'uguaglianza e nel rispetto di tutti gli esseri umani.
Dobbiamo denunciare l'irreparabile danno che la propaganda leghista e le destre stanno arrecando ai nostri giovani studenti, incitati alla violenza alla xenofobia, alla omofobia, al più stolto e barbaro revisionismo storico, alla più insulsa cancellazione della memoria.La lotta contro la devolution deve vedere in prima fila le organizzazioni sindacali; quale senso avrebbe lottare contro le funzioni obiettivo, contro i presidi menager, contro l'introduzione dell'aziendalismo, in nome di principi democratici ed egualitari, se poi non ci si pronuncia prontamente con fermezza e con la giusta ira contro chi offende e calpesta da tempo principi così grandi al di fuori delle mura scolastiche e rischia di travolgere la scuola che noi faticosamente difendiamo?
Senza una posizione chiara e forte su questi temi, penso che il concentrarsi esclusivamente sui miseri conflitti tra presidenza e docenti nelle singole scuole rischi di diventare un patetico e imperdonabile dispendio di energie rispetto a battaglie molto più importanti, anche se più difficili. E poco importa se nella nostra scuola non c'è nemmeno un leghista, se il problema non si scorge, se addirittura lavoriamo su percorsi didattici che tendono a favorire l'integrazione degli immigrati; è una risposta ingenua, perché limitata al proprio ristretto ambito. La devolution è una gravissima minaccia che riguarda direttamente la scuola del Nord e noi tutti, le organizzazioni sindacali, le associazioni, i gruppi organizzati abbiamo l'obbligo (direi civile) di difendere la scuola e la società del Nord da questa barbarie.