Sin dall'inizio della sua esistenza in forma di bozza, la Riforma dei Cicli non ci è piaciuta. Non ci convinceva la sua strutturazione organizzativa con il famigerato taglio di un anno alla scuola di base, ma soprattutto non abbiamo da subito accolto la filosofia ispiratrice di quel disegno ministeriale.
Lavoriamo tutti/e nella scuola elementare a contatto quotidiano con bambini/e e ci siamo chiesti/e come potrebbe essere una Riforma per loro, quali sono i loro bisogni e i loro desideri di crescita e formazione.
IL PROBLEMA Quella che segue è un'ipotesi di percorso che ci permette di dare concretezza propositiva al nostro dire NO AL RIORDINO DEI CICLI , convinte/i che sia necessario un miglioramento sostanziale della struttura dell'attuale scuola dell'obbligo.
L'esigenza di un progetto formativo nuovo che ripensi globalmente il modo di fare scuola e gli strumenti culturali e operativi da offrire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, nasce da considerazioni sicuramente oggettive.
Esiste un disagio giovanile diffuso che si manifesta in atteggiamenti di passività, isolamento, conformismo, aggressività, competizione, apatia, insicurezza, vuoto ideologico e culturale.
L'inserimento nel mondo del lavoro, quando c'è, è spesso problematico e frustrante.
La velocità con cui le conoscenze si moltiplicano e si fanno più complesse richiede uno sforzo continuo di aggiornamento e riqualificazione.
E' molto difficile, anche per gli individui adulti, raggiungere un livello soddisfacente di benessere psicofisico, nel lavoro e nelle relazioni affettive: i tempi sono contratti, l'offerta culturale accessibile ai più è scadente, la qualità dell'ambiente e del consumo, pure.
Il disagio comincia presto: da alcuni anni genitori e insegnanti delle elementari raccontano di bambine/i stanchi, irritabili, demotivati, incostanti, ansiosi. Talvolta frenetici, pieni di cose da fare, insomma disturbati.
Il sistema scolastico attuale, evidentemente, non controlla e non contrasta efficacemente il disagio, a volte contribuisce ad accrescerlo.
Rimane la convinzione che la famiglia e la scuola debbano conservare il loro ruolo primario nell'educazione della persona.
Questo ruolo è continuamente messo in crisi dall'evidenza che i valori educativi di cui i genitori e insegnanti sono ancora teoricamente depositari, non coincidono, anzi spesso contrastano con i valori utili all'integrazione sociale, al successo, al benessere economico.
L'individuo dialogante, critico ma pacato nei ragionamenti, collaborativo, è un perdente nelle situazioni che richiedono tensione competitiva e omologazione del pensiero.
In altre parole, molti dei comportamenti che la coscienza comune ritiene inaccettabili, sono di fatto funzionali ai modelli dominanti della realtà produttiva e del mercato.
VOGLIAMO UNA SCUOLA AMICA Che restituisca ai bambini/e, ragazze/i e insegnanti, tempo e spazio per parlare, giocare, riposarsi, cercare, scoprire, inventare, imparare e costruire valori, cultura.
Che riaffermi la classe come luogo privilegiato di relazioni significative, tutelando la continuità del gruppo e contenendo il numero degli alunni/e (max. 20) e degli/delle insegnanti nella scuola primaria.
Che garantisca ad ognuno/a tranquillità di crescita, salvaguardando il diritto a non competere sempre nella corsa allo standard e al modello dominante.
Che riscriva i programmi di studio dell'intero corso dell'obbligo e ridefinisca gli ambiti disciplinari, superando la frammentazione, la discontinuità e la ripetitività attuali.
Che preveda una formazione unica e uguali forme di aggiornamento per tutti/e i docenti in modo da consentire unitarietà e coerenza alla loro azione.
IL PROGETTO EDUCATIVO LA SCUOLA DELLE RELAZIONI La scuola ideale, nel nostro progetto educativo, è una scuola in cui la crescita di personalità sane, cioè indipendenti-equilibrate-originali, e l'apprendimento di sapere utile e duraturo, si realizzano esclusivamente in un contesto di relazioni significative.
Le relazioni significative, adulto-bambino/a e bambini/e-bambini/e, sono i legami affettivi che fanno star bene, quelli che costruiscono giorno dopo giorno in un ambiente amico, in cui tutti sono sicuri di essere ascoltati, compresi e accettati per quello che sono, e, per questo, tutti/e esprimono liberamente le proprie esperienze.
IL SAPERE NELLE RELAZIONI FUNZIONE DELLE DISCIPLINE Quali sono gli apprendimenti e i contenuti in una scuola così attenta alla dimensione socio-affettiva?
Più semplicemente, cosa imparano di utile e istruttivo i bambini/e, oltre a star bene con se stessi/e ?Quando nel gruppo si crea una comunicazione costante e circolare, fondata su presupposti di fiducia e autenticità, parlare è bello e utile perché consente di soddisfare i propri bisogni: dapprima quelli fisiologici e affettivi, poi anche quelli cognitivi.
Cresce allora la voglia di comunicare e di farsi capire, con essa l'impegno di ampliare e perfezionare i linguaggi conosciuti e ad apprenderne di nuovi e, in seguito, il desiderio di scrivere agli altri/e quello che non si fa in tempo a raccontare a voce.
Si impara a riconoscere gli scopi della comunicazione: coinvolgere, commuovere, stupire, far ridere, convincere, spiegare..., si scelgono le parole giuste e le intonazioni più efficaci.
Così piano piano, si comprendono i significati della letteratura, dell'arte, della musica.Parlare, ascoltare significa ripercorrere o immaginare, attraverso la narrazione, le esperienze di ognuno/a nei rapporti con se stesso/a, con gli altri/e, con le cose; imparare a riconoscerle, scoprire uguaglianze e diversità, fare domande e cercare spiegazioni, sperimentare, trovare libri e documenti.
Raccontare esperienze vuol dire anche raccontare problemi, provare a risolverli, accorgersi che in tanti/e è più facile; circolano le idee, si formulano ipotesi, si scoprono strategie, si memorizzano procedimenti utili "per la prossima volta".
Così piano piano, si comprendono i significati delle scienze.Le scoperte e le curiosità sono tante e si dimenticano, per necessità si impara a prendere appunti.
Gradualmente i campi dell'esperienza si ampliano e le conoscenze aumentano, allora, per comodità di studio, si dividono gli argomenti in ambiti disciplinari e si impara ad usare metodi e strumenti specifici di ogni materia, nell'unitarietà del processo di ricerca.
Così, piano piano, si impara un metodo di studio.La comunicazione, non imposta ma desiderata dai bambini/e e costruita con loro rende i contenuti sempre pieni di significato.
La motivazione è vivace, crea curiosità e desiderio di imparare.
Nella dimensione-gruppo i bambini/e diventano rapidamente consapevoli della necessità di tollerare, sforzarsi di comprendere, cooperare, sono necessità e garanzie per il benessere di ognuno/a , cioè tutti/e: pensano regole, discutono, si mettono d'accordo e si rendono utili.
Così piano piano, si comprendono i significati delle organizzazioni sociali e le variabili storiche e ambientali che le modificano.Comunicare, leggere, inventare, problematizzare, risolvere problemi, fare ricerche, scoprire, conquistare, rapportarsi agli altri, sono il sapere utile e duraturo, indispensabile a chi dovrà vivere, meglio, in un mondo in cui le culture e gli strumenti tecnologici evolvono e cambiano continuamente.
Per concludere, noi pensiamo che una SCUOLA-AMICA sia un luogo fondamentale dove i bambini/e imparino a capire e ad imparare, per tutta la vita.
RIORDINO DEI CICLI
La Riforma dell'obbligoIl Progetto educativo sommariamente illustrato non è il frutto di un nostro pensiero originale, è il risultato di decenni di ricerche e sperimentazioni didattiche che hanno costruito i fondamenti teorici della pedagogia e della psicologia contemporanee; questi sono recepiti da una parte dei programmi scolastici attuali: Orientamenti della Scuola materna, Nuovi Programmi del 1985, Progetto Brocca, ma non trovano ancora applicazione rigorosa e generalizzata nella pratica della nostra scuola dell'obbligo.
- Quali sono, allora, le condizioni organizzative, strutturali, professionali, le risorse esistenti e attivabili, perché la scuola diventi l'ambiente educativo "amico" di cui parliamo?
- Che requisiti deve avere il gruppo che realizza una comunicazione corretta ed efficace?
- Quali conoscenze e abilità nuove deve acquisire l'insegnante per diventare un organizzatore efficace di ambiente educativo e un "facilitatore" di apprendimenti?
- Quanto deve durare l'obbligo e quali sono le scansioni intermedie più rispettose dei tempi di crescita di bambine/i e ragazze/i ?
- Che peso hanno i condizionamenti socio-ambientali nella riuscita del progetto?
- Quali elementi di forza si offrono ai docenti che, nella ridefinizione di ruolo e competenze, dovranno convivere con le incertezze, gli imprevisti, i fallimenti tipici e fisiologici dei percorsi innovativi di ricerca?
- Che significato hanno i libri di testo uguali per tutti/e, se i percorsi sono individualizzati e la programmazione flessibile?
Questi sono solo alcuni dei quesiti che si pongono nel progettare, in una prospettiva globale, il nuovo assetto dell'obbligo.
Da soli ci sembra rendano la misura della complessità del compito.
Non sarà sufficiente pensare ad una scuola ampia e accogliente, dotata di sussidi tecnologici moderni, gestita da docenti colti, sensibili e "specializzati".Elementi imprescindibili, "punti fermi" per tutte le rielaborazioni che verranno in seguito sono:
centralità' della classe Il contesto privilegiato per costruire dinamiche relazionali positive è il gruppo-classe che presenta i seguenti requisiti:
dimensioni contenute
- massimo 20 alunni/e per classe
- riduzione degli insegnanti contitolari sulla classe per i primi 6 anni dell'obbligo
- aumento graduale successivo ad un ipotetico terzo biennio, delle figure docenti contestualmente all'introduzione delle discipline
elementi di continuità
- conservazione del gruppo, rifiuto incondizionato di accorpamenti e smembramenti
- introduzione di nuove modalità per regolare e contenere la mobilità fortuita degli/delle insegnanti (con particolare attenzione agli/alle insegnanti di sostegno)
tempo scuola L'elemento tempo è DETERMINANTE per le dinamiche e le metodologie che vogliamo attivare, che necessitano, evidentemente, di tempi distesi e tranquillità.
L'attuale frammentazione della giornata scolastica, provocata dall'alternanza di un numero eccessivo di docenti nelle classi, è funzionale alla rigida impostazione disciplinare, già deleteria nella media inferiore ed ora, troppo precocemente introdotta dai moduli, nelle elementari.
Conseguenza della rotazione di insegnanti è la presenza di notevoli stati di ansia e frettolosità che determinano l'operato dei docenti preoccupati/e soprattutto di "finire il programma" in tempi stabiliti e spesso ristretti, secondo percorsi predefiniti- allungamento del tempo scuola
- minimo 30/max. 40 ore settimanali con una tendenza progressiva all'uniformità verso il massimo
- equa distribuzione dei carichi cognitivi nella giornata
- superamento delle unità orarie
- recupero e diffusione della cultura del tempo pieno
ruolo insegnanti
- formazione universitaria per tutti/e gli/le insegnanti
- istituzione di un corso di laurea unico che fornisca conoscenze (sociologiche-psicologiche-pedagogiche) e strategie (tirocinio nelle scuole) abilitanti all'insegnamento superando l'attuale sistema dei concorsi e ponendo le basi per una soluzione definitiva al problema dei precari
- riqualificazione degli/delle insegnanti diplomati/e, mediante un piano unico di aggiornamento, in forma sabbatica con esonero temporaneo dal servizio per preparare i/le docenti alla nuova funzione. Il periodo sabbatico si potrebbe prefigurare durante l'anno ponte in cui i docenti sono in parte impegnati nell'intervento di integrazione delle figure adulte sia nell'ultimo anno della scuola materna, sia nell'ultimo della scuola primaria e, in parte, impegnati nella formazione-aggiornamento
- istituzione a livello giuridico e contrattazione del ruolo unico
obbligo e cicli - durata
- dai 5 anni ai 16 con tendenza all'inclusione del triennio di superiore (16/19 anni) come peraltro già ipotizzato nel disegno legge di Berlinguer
- scuola materna
- conserva l'ordinamento e gli Orientamenti attuali - il 3° anno diventa obbligatorio
- scuola elementare - media inferiore - media superiore
- diventano un "unicum" articolato in bienni e/o trienni; caratterizzato altresì da due anni ponte per facilitare l'entrata del bambino/a nel grado superiore di formazione. Si ipotizza la possibilità che alla fine del 6° anno della scuola primaria, gli/le insegnanti partecipino ad un progetto di cooperazione con le insegnanti della scuola materna, intervenendo nelle sezioni per un numero di ore da definirsi. Lo stesso varrà per le insegnanti della secondaria di base che interverranno nell'ultimo anno della primaria.
Nelle ore restanti di servizio, i/le docenti saranno coinvolti in progetti di formazione- si conservano sostanzialmente finalità e indicazioni metodologiche dei Programmi dell'85, con la salvaguardia del 1° ciclo e l'estensione del 2° ciclo al 1° anno della media inferiore (6-11 anni età evolutiva)
- si ridefiniscono i programmi degli anni successivi, secondo le necessarie connessioni con il percorso precedente
- si mantiene la formazione professionale al di fuori dell'obbligo; la formazione professionale è successiva al raggiungimento del "diploma", quindi alla fine del corso di studi, risolvendo la dicotomia scuola-formazione della persona o scuola-formazione del lavoratore/trice.
La proposta innovativa della riforma suggerisce l'introduzione cauta e graduale, a partire dalle classi iniziali e non a classi già iniziate.
SITUAZIONE ATTUALE
EX SCUOLA ELEMENTARE | EX MEDIA INFERIORE | EX MEDIA SUPERIORE |
LA NOSTRA PROPOSTA
SCUOLA DELL'OBBLIGO | ||||||||||||||
MATERNA | SCUOLA PRIMARIA DI BASE | SCUOLA SECONDARIA DI BASE | TRIENNIO DI SPEC. | |||||||||||
1° BIENNIO | 2° BIENNIO | 3° BIENNIO | 1° BIENNIO | 2° BIENNIO | ||||||||||
anno ponte con primaria di base | anno ponte con secondaria di base | materie fondamentali + 10% materie opzionali |
area pedagogica area tecnologica area linguistica |
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edificio materna | edificio elementare | edificio altro |
Per la primaria proponiamo 2 insegnanti per classe, l'attività di laboratori e classi aperte
- prima integrazione tra gli/le insegnanti contitolari di classe e insegnanti del biennio superiore
Durante gli anni ponte gli/le insegnanti, per una parte del tempo, seguiranno un programma di formazionePer la secondaria di base proponiamo un'organizzazione a modulo, per raggruppare le discipline e ridurre il numero di insegnanti per classe.