Caro Angelo,
cerco di raccogliere delle idee per rispondere alla tua mail sulla Riforma."Sicuramente potremo in qualità di 'militanti' della scuola migliorarne lo spessore relazionale, sociologico, affettivo e disciplinare. Questo dipende solo da noi. Non può essere prescritto dai politici o dai legislatori. Non mi risulta che avere sbriciolato l'idea ascientifica, spiritualista e idealista di Gentile, sia stata poca cosa. Quale governo avrebbe potuto spingersi oltre?"
Sono assolutamente d'accordo con te. La scuola quella vera, quella della quotidianità e della reciprocità relazionare la facciamo SOLO noi con la nostra professionalità, passione, crescita personale e operativa (ed è per questo che non può essere valutata scientificamente e con parametri universal-oggettivi); nessuna legislazione né prescrizione può sostituirla, è vero!
Ma e qui mi differenzio da te. l'intervento legislativo, al contrario, la può impedire, ingabbiare, rendere vana. La strutturazione temporale dell'organizzazione scolastica scandita in modo rigido e ossessivo, la rotazione di un numero eccessivo di insegnanti, riduce la possibilità di instaurare e coltivare quella relazione di apprendimento che sta alla base, io credo, del nostro lavoro. Che fine fa ad esempio lo spazio per la ritualità, per la ripetizione di azioni e pratiche, per la narrazione, per i tempi di latenza e riflessione, per il tempo "libero" personale in una dinamica di spazi e tempi rigidamente strutturati su fasce orarie stabilite a priori da un monte-ore obbligatorio annuale?
Tu mi dirai che anche ora abbiamo una scansione delle discipline definito in monte-ore. E' vero. Ma se hai letto gli indirizzi della riforma d'ora in poi la flessibilità oraria delle discipline è prescritta e limitata ad una sola ora settimanale.
Che fine fa ad esempio il tempo pieno? Organizzazione oraria che non garantisce di per sé la qualità del tempo scuola, ma la può profondamente condizionare!"Poter contare (facoltativamente) sulla flessibilità organizzativo/didattica non significa scivolare su percorsi selettivi o meritocratici. Tutt'altro".
Lavoro nella scuola da quasi 23 anni. Ed è da 20 che intervengo in classi a tempo pieno che hanno, quale momento qualificante del proprio progetto, l'apertura settimanale di classi aperte per laboratori dove i bambini e le bambine, sulla base dei propri interessi, scelgono l'attività che preferiscono, con una turnazione di tre laboratori all'anno.
Ritengo questa un'esperienza di relazione e apprendimento fondamentale.
Neppure l'avverbio "facoltativamente" che tu utilizzi in relazione all'organizzazione per gruppi di laboratorio mi sembra adatto (la parola "flessibilità" preferisco non usarla perché mi fa venire in mente le nuove organizzazioni lavorative di sfruttamento ). Io credo che questa possibilità organizzativa debba essere diffusa omogeneamente su tutto il territorio nazionale. Ma attenzione! Non può essere sostitutiva dell'organizzazione per classe per le motivazioni richiamate nel documento a cui ti riferisci."Ho difficoltà a pensarmi come docente di riferimento singolare di classi plurali in una società multiculturale e democratica. Su questo punto la distanza con voi si fa abissale e mi sorprende come possa tingersi di rosso una posizione decisamente conservatrice. Come si fa a sottendere al ragionamento da voi sviluppato che nella società del postTecnologico il bambino e la bambina necessitano della figura unica del docente quando sappiamo bene che l'unicità è retaggio di una società patriarcale che non c'è più perché spazzata via dagli studenti e dai lavoratori tra la fine degli anni '60 e 70".
Non credo che la posizione che sostiene il contenimento del numero di insegnanti che lavorano e gestiscono una classe sia conservatrice come tu dici.
Credo che tu abbia confuso la nostra posizione con la richiesta di un'insegnante unica.
Non è questo che noi vogliamo, assolutamente!
Sempre nella mia esperienza due insegnanti per classe a cui si aggiungono l'insegnante di lingua straniera, quella di religione cattolica, l'insegnante di sostegno e l'educatrice professionale non mi sembra si possa parlare di insegnante unico.
Ti chiedo però di riflettere su questa domanda: "Quanto le insegnanti specialistiche intervengono, già nella nostra attuale esperienza, nella corresponsabilità della formazione (nel senso più degno di questa parola) dei bambini e delle bambine con cui si relazionano? Quanto si sentono parte (o si possono sentire parte) del progetto educativo predisposto per la classe in cui lavori? O quanto invece, ingabbiate nella loro fascia oraria, limitano il loro intervento alla sola trasmissione di contenuti?"
Noi chiediamo che i bambini e le bambine che ci sono affidati/e possano instaurare relazioni importanti con un numero limitato di adulti, non inferiore a quello che nelle classi a tempo pieno già si sta sperimentando, ma di certo NON superiore!
Limitato non vuol dire uno, assolutamente.Spero di essere stata chiara.
Ti saluto cordialmente.
Marta Gatti