SCUOLE PRIVATE

Il Governo di destra, strumentalizzando l'infausta legge sulla "parità scolastica"
penalizza gli insegnanti delle scuole statali e favorisce quelli delle scuole private

Un impegno unitario per la qualificazione della scuola statale contro ogni forma di regionalizzazione,
di finanziamento alle scuole private e di equiparazione tra pubblico e privato


Corrado Mauceri - Comitato di Firenze "Per la scuola della Repubblica", luglio 2001

L'imprenditrice Moratti, neo Ministro P.I., annunciando che per il 2002 il servizio prestato nelle scuole private (sulla base di assunzioni clientelari!) ,ai fini delle assunzioni nelle scuole statali, sarà equiparato al servizio prestato nelle scuole statali, ha dichiarato che tale equiparazione è conseguente alla legge di "parità"approvata dal centro-sinistra.
È fin troppo evidente però che, ai fini del reclutamento, la "parità scolastica" non c'entra nulla; la "parità" difatti non riguarda le scuole e, tanto meno,lo status degli insegnanti; la "parità" riguarda difatti il trattamento scolastico degli alunni; per quanto riguarda il personale tra scuole statali e scuole private la legge di "parità" mantiene invece una differenza sostanziale; difatti lo Stato assume sempre sulla base di concorsi, sia per titoli che per esami; anche le nomine dei supplenti nelle scuole statali sono disposte sulla base di graduatorie e quindi di concorsi per titoli; le scuole private, invece, ancorchè paritarie, non solo assumono con assoluta discrezionalità e senza alcuna graduatoria, ma, per effetto della legge di "parità", possono anche assumere in base a scelte ideologiche e/o confessionali; difatti l'art.1 comma 3 della legge di "parità" prevede che "alle scuole private è assicurata piena libertà per quanto concerne l'orientamento culturale e l'indirizzo pedagogico-didattico"; precisa inoltre detta legge che "tenuto conto del progetto educativo della scuola, l'insegnamento è improntato ai principi di libertà stabiliti dalla Costituzione" e che "il progetto educativo indica l'eventuale ispirazione di carattere culturale o religioso".
La legge di parità, contrariamente a quanto afferma il Ministro P.I., mantiene una profonda differenza, per quanto riguarda il personale, tra scuole statali e scuole private; le scuole private difatti, ancorché paritarie, possono essere "scuole di tendenza"; di conseguenza in tali scuole la libertà di insegnamento dei docenti è subordinata al progetto educativo della singola scuola, cioè del "privato" che l'ha istituita e quindi agli orientamenti di carattere culturale e/o religioso"; di conseguenza la scuola privata non solo ha diritto di assumere in base all'adesioneal proprio orientamento culturale e/o religioso, ma, come hanno anche affermato la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione, ha anche il diritto di licenziare se viene meno taleadesione; le scuole private non sono quindi accessibili a tutti; un ateo difficilmente potrà essere assunto in una scuola cattolica; al contrario invece tutti, in condizione di uguaglianza e di imparzialità, possono accedere alle scuole pubbliche.
La legge di "parità", pur con tutti i cedimenti e le contraddizioni, non può quindi essere invocata per giustificare l'equiparazione del servizio prestato nelle scuole private sulla base di assunzioni discrezionali (molto spesso clientelari) ad un servizio prestato nelle scuole statali sulla base di concorsi per titoli; è necessario pertanto respingere subito ogni tentativo di interpretazione "espansiva" della legge di parità che, certamente certamente ambigua e contraddittoria, non può però essere strumentalizzata dal Governo delle destre per scardinare il sistema scolastico statale.
Il Comitato per la Scuola della Repubblica che ha sempre contestato con fermezza i cedimenti del centro-sinistra verso le scuole private e che aveva denunciato i pericoli insiti in tale politica, continuerà con fermezza il proprio impegno; è necessario difatti impegnarsi sin da ora affinché all'inizio del prossimo anno scolastico possa realizzarsi un vasto e unitario movimento di iniziativa e di lotta che parta dalle scuole per coinvolgere anche le istituzioni; dobbiamo impegnarci per impedire ulteriori finanziamenti alle scuole private, per bloccare il D.L. che equipara il servizio delle scuole private al servizio nelle scuole pubbliche e nel contempo per sollecitare tutte le più opportune iniziative per garantire il diritto di accesso alle scuole pubbliche per tutti.
Il 10 luglio prossimo la Corte Costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di una delle prime leggi regionali che ha avviato il percorso del finanziamento pubblico alle scuole private,la legge dell'Emilia Romagna del 1995; il Comitato Scuola e Costituzione di Bologna che ha proposto il ricorso contro tale legge regionale, nel contempo insieme ad altre organizzazioni locali, ha promosso un referendum per l'abrogazione della successiva legge della medesima Regione Emilia Romagna che ha introdotto per la prima volta il principio del diritto alla libera scelta tra scuola privata e scuola pubblica e cioè del buono scuola.
Un impegno per la difesa della scuola pubblica e per il rispetto dei principi costituzionali contro la politica del Governo di destra esige in primo luogo coerenza e fermezza; per questa ragione il Comitato di Firenze dell'Associazione per la Scuola della Repubblica ritiene di doversi sin da ora impegnare per il referendum abrogativo delle leggi dell'Emilia Romagna; l'impegno per l'abrogazione di tale legge è un modo concreto e coerente per contrastare la politica del "buono scuola", irresponsabilmente avviata dalla Regione Emilia Romagna e successivamente portata avanti dalle Regioni amministrate dalle destra ed ora, molto probabilmente, sostenuta dal nuovo Governo.


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