La scuola è già stata destabilizzata
da chi ha anteposto il saper fare al saper essere
di Girio Marabini, 18 aprile 2001, dal sito canavese PavoneRisorse

Riproduciamo questo intervento apparso sul sito della Direzione Didattica di Pavone Canavese (http://www.pavonerisorse.to.it/riforma/default.htm), a firma di Girio Marabini che risponde a una riflessione di Armando Rossini, Presidente dell'Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici), apparsa anch'essa su Pavonerisorse, intitolata Dal riordino dei cicli al contratto dei dirigenti scolastici: ma si vuole destabilizzare la scuola?
E' quello di Marabini "un breve intervento, costruito di getto" da parte di chi si autodefinisce "un povero preposto ad un Istituto comprensivo (940 alunni, 7 plessi su due Comuni)" e che pertanto non può che essere "limitato, parziale e forse insignificante". Noi di Filirossi condividiamo la sostanza di questo intervento, che ci appare in linea con le nostre analisi e con le posizioni da noi espresse nell'appello che abbiamo pubblicato il mese scorso, col quale chiediamo la non applicazione a settembre della riforma dei cicli.


Caro direttore, debbo in apertura dire che io sono uno di quelli che ha salutato con un applauso e con una profonda soddisfazione il parere espresso dal CNPI... mi son detto: "Finalmente la ragione torna ad "illuminare" le menti, che in questi anni apparivano appannate..." E'stata un'esagerazione, lo riconosco... Ma ho colto l'impressione che forse qualcosa stava cambiando , che non tutti sono allineati e coperti, che in questo paese forse si può tornare a parlare liberamente...
Ma veniamo alla prima osservazione
.
Il presidente si domanda: "ma si vuole destabilizzare la scuola?". Forse non si è accorto il presidente che la Scuola è già stata destabilizzata? E' già stata destabilizzata da chi ha voluto una applicazione di una riforma "americana" (già affondata in America!) fondata solo sul sapere e sul sapere fare attraverso una didattica di Stato , quella curricolare che finalmente (per loro) mette in atto le idee che circolavano negli anni settanta; si veda ad esempio "Guida pratica all'elaborazione di un curricolo" di Audrey e Hovard Nicholls (per tacere dell'opera di Maragliano e Vertecchi!)
Una riforma che non ha anima (vi ricordate il famoso mosaico di Berlinguer? Un mosaico senza un disegno, fatto di piccoli tasselli con la speranza che alla fine apparisse un bel paesaggio ed invece è apparsa una riforma che neppure lui aveva ideato - i suoi cicli erano di 6 anni!!!) una riforma votata solo dalla maggioranza politica, non può essere una riforma di lungo respiro: lo dimostrano proprio le indicazioni sui curricoli che stanno per essere approvate.
Nelle scienze politiche del resto è ormai consolidato il principio che una riforma concepita solo da una parte politica è la riforma di quella parte politica e quindi parziale e limitata...
Nel nostro caso è voler imporre una ideologia, quella curricolare fondata sulle competenze, alla scuola della persona,della progettualità, delle idee, della creatività... dell'autonomia, della libertà.
E poi finiamola di attaccare la giacca all'attaccapanni riflesso sullo specchio! E'ora di finirla, cioè, con il solito metodo usato per convincere: "la riforma è stata fatta, non è perfetta ma lasciomola partire, avremo il tempo di migliorarla".
Oppure: "non ci piace ma bisognava pur cambiare ecc.".
Oppure: "Questa riforma è la verità, chi non la condivide destabilizza la scuola".
No! La realizzazione della riforma di un sistema delicato e di rilevanza costituzionale come quello della Scuola non può essere compiuta senza la condivisione di tutti, insegnanti, genitori, forze politiche ecc...
Eppure il Ministro si era impegnato in questa direzione.
Ci informava Il sole 24 ore del 15 gennaio 2001 "[...] Il ministro Tullio De Mauro consulterà on line gli istituti prima di emettere il decreto sui nuovi curricula per la scuola di base, attendendo le loro osservazioni. Così scioglierà uno dei primi nodi legati all'applicazione della legge 30/2000 di riordino dei cicli. Il tutto avverrà entro gennaio, al più tardi febbraio, quando la commissione dei saggi - cui tocca definire in concreto i nuovi saperi - avrà finito il proprio lavoro.
In un certo senso il ministro "giocherà d'anticipo", informando le scuole sulle linee strategiche in via di adozione e raccogliendo i loro suggerimenti (di cui potrà o meno tenere conto), mentre si compirà la procedura canonica di emanazione del decreto che deve ottenere il parere del Consiglio di Stato e del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione".
Vi risulta che qualche scuola ha potuto in qualche modo far sentire la propria voce, essendo stata invitata a farlo?
Ancora un'osservazione
. Che razza di applicazione della riforma è questa che vuole risolvere il problema della propria copertura finanziaria sulle spalle delle famiglie, delle scuole e degli insegnanti?
Che propone, tanto per fare un esempio, di fare il "salto di classe" per risolvere l'onda anomala ecc... alla faccia delle pari opportunità?
Ma soprattutto che razza di applicazione della riforma è questa che spazza via (al buio) l'esperienza significativa di una scuola, quella di base elementare e media, fondata sulla persona e sul saper essere?
Le indicazioni sui nuovi curricoli sono semplicemente funzionali al lavoro e alla formazione del lavoratore (compito pur nobile!) non certo alla educazione integrale della persona.
Che razza di applicazione della riforma è poi questa che ha dimenticato le specificità della storia di ogni uomo: la fanciullezza e la preadolescenza?
E' questa dunque una riforma che partirà a settembre senza che nessuno degli operatori sappia ad esempio:
1 - come saranno formati gli organici;
2 - se il tempo pieno e il tempo prolungato sopravviveranno;
3 - come affrontare la nuova didattica basata sui curricoli.
E, si badi bene, siamo ad aprile!
L'esperienza ci ha insegnato in particolare che le riforme hanno successo solo se gli operatori sono messi in condizioni di conoscere il nuovo e sono preparati ad affrontarlo.
E' la questione della formazione degli insegnanti
: come è possibile pensare che a settembre tutti gli insegnanti saranno pronti ad affrontare la nuova didattica? E chi ha detto poi che la didattica modulare è la migliore forma di approccio alle discipline?
Spaventa inoltre il fatto che si voglia in qualche modo imporre una didattica di Stato: è il primo attacco neanche tanto nascosto alla libertà di insegnamento, libertà di rilevanza costituzionale... è bene ribadirlo.
La logica dell'armiamoci e partite, mandando allo sbaraglio chi quotidianamente deve affrontare classi di 26/27 alunni in situazioni sempre più difficili, è l'unica logica che può destabilizzare la scuola!
Non si capisce perchè, infine, un governo a fine mandato debba ostinatamente pretendere l'avvio di una riforma che non potrà "governare" quando invece avrebbe potuto rinviare l'applicazione dei nuovi cicli al 2002 consentendo nell'anno scolastico 2001/2002 alle scuole di sperimentare il nuovo, così come è stato previsto per le superiori...
Ritengo dunque che non avviare a settembre i nuovi cicli così come saggiamente suggerito dal CNPI sarebbe cosa buona e giusta... Si impone un periodo di riflessione e di preparazione...
Tralascio di commentare le osservazioni del presidente sul contratto dei Dirigenti... per quello che vale, ho già espresso la mia opinione...


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