La scuola oggi

Diritti e lavoro in Italia e in Europa

Lavoro Società: Cambiare Rotta, Roma 27 settembre 2001


La scuola oggi

La scuola così come è oggi è anche il frutto di decenni di lotte democratiche degli studenti, degli insegnanti e del movimento dei lavoratori, nonostante i suoi limiti e le sue contraddizioni. Essa è oggettivamente antitetica al mercantilismo della Confindustria, al familismo della Chiesa cattolica, al particolarismo e al separatismo della Lega, al liberismo spinto della Moratti, alla vacuità, al personalismo e alle promesse senza riscontro del berlusconismo.
Il suo smantellamento farebbe venire meno un presidio democratico a garanzia del mantenimento di una capacità critica diffusa n, la sua trasformazione in un veicolo di nuovi modelli culturali, capaci di incidere sulla percezione dei rapporti sociali e di creare un nuovo senso comune.
La difesa della scuola della Repubblica, quindi, è questione che travalica le contingenze della fase attuale, per questo l'opposizione ai progetti del nuovo governo deve essere dura e intransigente e deve impegnare tutta la Cgil.

La nostra società è caratterizzata da un continuo evolversi del sapere anche scientifico, della tecnologia e degli strumenti di comunicazione.
Questo fatto incide sull'organizzazione sociale, gli strumenti della partecipazione politica , la possibilità di scegliere consapevolmente tra diverse opportunità. Nella ìsocietà della conoscenzaî il diritto all'istruzione e alla formazione è perciò una precondizione per l'esercizio della democrazia e per garantire l'autonomia e la libertà individuale; può essere quindi considerato un diritto fondamentale della persona.
Questo diritto non riguarda solo le giovani generazioni, ma anche gli adulti e gli anziani. Il diritto alla formazione continua per donne e uomini può essere considerato una forma di moderna assicurazione sociale.

La riforma della scuola

Sarebbe sbagliato tuttavia affrontare questo scontro con una linea sostanzialmente continuista; l'analisi dei molti errori che sono stati commessi nell'iniziativa di riforma messa in atto è essenziale per affrontare senza debolezze una fase difficile come quella che ci attende. Errori di conduzione che coinvolgono anche il sindacato, per riforme di così vasta portata realizzate senza porsi il problema della costruzione di un movimento riformatore ampio e diffuso nelle scuole e nella società. Ma anche errori nel merito e, su taluni punti scelte sbagliate.
(...) Il blocco della riforma da parte del Governo non è motivato per migliorare la scuola pubblica sulla base delle valutazioni diffuse tra insegnanti, studenti, famiglie, ma per aprire la scuola alle proposte di Confindustria che fanno perno sul bonus e sulla libera assunzione degli insegnanti da parte dei presidi.
(...) Sul piano qualitativo va garantito il coinvolgimento delle scuole nella definizione dei curricoli e nel monitoraggio delle sperimentazioni in atto, la salvaguardia delle competenze professionali in relazione alle diverse fasce di età, la formazione in servizio mediante periodi sabbatici e con priorità per i processi di riconversione e specializzazione.
L'elevamento dell'obbligo a 16 anni rappresenta un primo importante passo. Bisogna affermare la prospettiva dell'innalzamento a 18 anni per completare il disegno riformatore e impedire il rinascere di antiche discriminazioni tra istruzione e formazione per l'avviamento al lavoro. Tutte e tutti devono poter frequentare la scuola pubblica dell'obbligo fino al compimento della maggiore età. Va inoltre riconosciuto per legge il carattere educativo della scuola materna e i nidi vanno iscritti all'interno dei percorsi educativi. I percorsi professionali e i percorsi formativi extrascolastici devono concretamente consentire il rientro nei percorsi scolastici e nell'università.
La Cgil deve quindi confermarsi come un'organizzazione portatrice di un'esigenza diffusissima di riforma. (...) Per una politica di questo tipo occorre cambiare: non pi il primato dell'organizzazione, dei profili professionali, della professionalità astratta, ma il primato della relazione educativa, dei bisogni formativi, del progetto di scuola e di società.

Istruzione e formazione devono essere parte di uno stesso progetto. La riforma della scuola, dell'università e la riorganizzazione dei cicli scolastici, avviate dai governi di centro-sinistra, hanno queste caratteristiche, perciò la Cgil è convinta che vadano sostenute e completate.
Le riforme tuttavia non esigono soltanto strumenti e processi funzionali. La partecipazione attiva di coloro che lavorano in queste istituzioni, il loro patrimonio di professionalità, la loro capacità di costruire relazioni positive con il territorio, sono condizioni fondamentali per il successo e la piena attuazione delle riforme e ciò impegna in primo luogo i sindacati di categoria e la Cgil.

Pubblico e privato

La nuova fase politica aperta dalle elezioni del 13 maggio investe pesantemente anche la scuola pubblica, indicata come una delle priorità di intervento del nuovo governo. Le scelte che verranno operate, se non fossero già chiare dai programmi elettorali, sono facilmente immaginabili: buono scuola, libera scelta delle famiglie, competizione fra le scuole. Se l'offensiva delle destre dovesse passare, la scuola laica e plurale, di tutti, dell'accoglienza e dell'integrazione, che manteneva la propria indipendenza rispetto al mercato, dovrà lasciare il posto a una scuola che diventa essa stessa mercato, in cui il principio della supremazia dell'uno sull'altro farà della differenza economica, sociale, religiosa ed etnica non un elemento di ricchezza e di comprensione, ma un elemento di discriminazione. (...)
Occorre riconoscere che la legge di parità che introduce il sistema formativo integrato tra pubblico e privato, apre, nei fatti la strada alla privatizzazione dell'intera formazione pubblica che trasformerebbe lo stesso decentramento da fatto di democrazia in discriminazione sia nel caso dell'autonomia scolastica, che invece va sostenuta e interpretata come principio di autogestione e di responsabilità collettiva, sia nel caso della regionalizzazione (...).
Occorre battere gli obiettivi, che il nuovo governo ha espresso, di privatizzazione e dequalificazione della scuola statale, di introdurre elementi di discriminazione e selezione di classe con il buono scuola, utilizzando a tal fine il blocco dei processi di riforma.

Il ruolo della scuola pubblica è insostituibile per garantire pluralismo culturale, educazione alla cittadinanza ed eguaglianza sociale, ivi compreso il diritto all'istruzione integrativa per i giovani disabili, perciò le risorse devono essere indirizzate a qualificare innanzitutto la scuola pubblica: non si può finanziare l'istruzione privata (cosa del resto in contrasto con la Costituzione) attraverso ìbonusî che favoriscono i ceti pi abbienti e incentivano la separazione tra scuola per i ricchi e scuola per i poveri.
Il fondamento del pluralismo culturale è la libertà di insegnamento, che non può quindi essere messa in discussione. Si tratta di garantire non tanto la libertà delle famiglie rispetto all'educazione dei figli quanto il diritto dei ragazzi e delle ragazze ad avere strumenti per scegliere liberamente la propria collocazione ideale e culturale in una società molto pi complessa.

QUALE POLITICA SCOLASTICA ALLORA?
CONTINUISMO O ROTTURA CON LE POLITICHE DEL CENTROSINISTRA?
POSSIBILISMO O INTRANSIGENZA NELLA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA?

 

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