Dieci anni dopo il "Movimento della pantera", gli Universitari sono tornati ad occupare le facoltà. E' una delle mobilitazioni più significative di questi ultimi anni e si lega, come scopriremo dalla voce dei protagonisti, al grande movimento degli insegnanti e degli operatori della scuola contro la riforma. E' un progetto di lotta contro il piano di ristrutturazione dell'istruzione al servizio delle imprese e del lavoro-sfruttamento. Siamo andati a parlare con questi studenti del 2001, a Roma. Dopo le feste di Pasqua, i ponti di inizio maggio e gli esami che incombono, la mobilitazione sta rientrando, ma nell'aula II di Lettere molti ragazzi stanno assistendo alla proiezione di un video sulla questione dei diritti d'autore sui libri e sulle norme che disciplinano le fotocopie dei testi. "Ma chi è che parla nel video?" - chiedo ad Arianna - "E' Lorenzo, uno di noi che si è studiato tutto sull'argomento..."
La proiezione finisce, Arianna mi indica Danilo e gli altri, che stanno uscendo. Arriva Fabrizia, che ha organizzato l'incontro. Mi presento, distribuisco la copertina dell'ultimo numero e un po' di materiale di Reds e come d'accordo ci sediamo attorno al tavolo del corridoio. "Vi dispiace se accendo il registratore?" Risponde Stefania: "Se lo usassero tutti i giornalisti scriverebbero meno cazzate". A sentirmi catalogato fra i "giornalisti" mi viene un brivido, ma almeno così cominciamo con una bella risata.La prima domanda è scontata, ma serve a rompere il ghiaccio.
Come spieghereste a uno che non ne sa nulla le ragioni di questa mobilitazione? Per cosa si è protestato?Comincia Dek.
Innanzi tutto c'era una questione pratica. Durante le vacanze di Natale il Consiglio di Amministrazione ha approvato un provvedimento che comportava l'aumento del 40% delle tasse per tutte le fasce di reddito, e l'aumento del 70% per l'ultima, la fascia più bassa, che veniva così sostanzialmente eliminata ed accorpata alla penultima. Nei verbali delle sedute che ci siamo spulciati abbiamo trovato giustificazioni allucinanti per questa decisione: poiché nessuno con 35 milioni di reddito potrebbe permettersi di mandare i figli a studiare all'Università, hanno deciso che si trattava di una fascia composta da evasori fiscali. L'indignazione contro questa decisione è quello che ha portato 8000 studenti in piazza, ad occupare eccetera. Ma un altro elemento per noi è molto importante: l'opposizione alla Riforma Zecchino. All'inserimento dei crediti, alla riforma del 3+2, alla frequenza obbligatoria che taglia fuori gli studenti lavoratori, alla presunta democratizzazione degli insegnamenti che poi non è tale... Il 3+2 sembra una formula da supermercato, si tratta dei due cicli: la laurea breve triennale e quella biennale di specializzazione. La laurea breve è propedeutica ad una serie di impieghi: non offrirebbe una formazione culturale in senso proprio ma la canalizzazione professionale degli studi, un sapere nozionistico mirato all'inserimento in certe professioni. Questo si lega ad un progetto di infiltrazione nell'Università di molte imprese. Vari passaggi della Riforma tendono a legare l'Università alle imprese consentendo loro di finanziare senza regole e controlli precisi corsi per impiegati, operai specializzati creati ad hoc in base alle esigenze di mercato. Una Università non solo finalizzata a produrre i lavoratori che servono alle imprese in quel momento e non a formare cittadini liberi in grado di scegliere la loro professione. Ma anche responsabile della creazione di un esercito di precari, perché dopo un po' l'interesse produttivo di quell'impresa cambia, insieme al mercato, e i lavoratori (probabilmente a contratto determinato...) possono tornarsene a casa, o saranno comunque costretti a rientrare nel processo "formativo", con prospettive sempre più svantaggiose.
C'è un collegamento con la riforma della scuola di base...
Certamente si tratta di un disegno globale di riforma dell'educazione. La "formazione continua" potrebbe anche andarci bene se si trattasse di vero aggiornamento per gli insegnanti, ad esempio sulle nuove tecnologie, ma qui è diverso.
Interviene Stefania.
La Riforma dei cicli è stata solo la manovra iniziale della riforma Zecchino, ma si tratta di un disegno globale, che coinvolge anche il mondo del lavoro. Si svendono i saperi, non c'è coscienza generale dei tuoi diritti. Poi ti trovi in un bel call-center, con un bel contratto trimestrale rinnovabile. Si formano lavoratori-merce: il lavoro gestisce te come merce, definita dalla domanda e dalle sue oscillazioni di mercato.Veniamo al Movimento... ? Che cosa avete fatto, come ci si è organizzati?
Per certi aspetti è stato questo forse un embrione di movimento, - spiega Danilo - E' partito sulla questione delle tasse, sulla quale si è formato un consenso larghissimo, e ha poi assunto come tema centrale la Riforma. Ma su questo il dibattito è stato anche contraddittorio, le posizioni più variegate. Ancora non c'è un sentire comune su quello che la Riforma rappresenta nel mercato del lavoro.
Dal punto di vista organizzativo il Movimento ha proceduto all'inizio con l'occupazione della presidenza di alcune facoltà, quattro per l'esattezza, che sono state sgomberate da polizia e carabinieri con un blitz notturno. Ma la reazione allo sgombero è stata incredibile: le 8000 persone della manifestazione del 21 marzo hanno rappresentato anche una forte reazione d'orgoglio degli studenti. Poi la manifestazione del 22 marzo sotto palazzo Chigi (contro l'innalzamento dei criteri di merito per la concessione delle borse di studio), l'occupazione del rettorato (e non accadeva dal '77...), magari spontaneista ma importante perché decisa e radicale... e infine questa manifestazione dell'8 maggio, con la notizia di un primo parzialissimo successo (il rettore ha dichiarato che l'aumento delle tasse sarà sensibilmente ridotto grazie a nuovi finanziamenti nazionali). Oggi l'onda della mobilitazione sta calando ma i gruppi nelle facoltà stanno facendo un lavoro certosino di analisi sulla Riforma...Durante il movimento della pantera (io ero una matricola) c'erano due tesi che si fronteggiavano nella gestione della protesta: i movimentisti puri che volevano la scomparsa o l'invisibilità di ogni sigla, per lasciare spazio alle Assemblee e ai Coordinamenti, e coloro i quali sostenevano invece che i gruppi politici (all'epoca DP, gli autonomi, la federazione giovanile comunista ecc.) non dovevano aver paura di mostrarsi, di avere luoghi di dibattito separati, di far crescere e magari aspirare ad assumere la guida del movimento. Qual è stato il ruolo dei gruppi organizzati all'interno di questo Movimento? Si sono resi visibili o si sono nascosti? Che contributo hanno dato? Come la pensate voi?
Risponde ancora Danilo.
Bella questione. Rispondo a titolo personale. Io credo che i movimenti vadano supportati. Si possono ottenere successi su singole vertenze ma se non c'è un luogo dove sedimentare i risultati durante il riflusso, non si costruisce nulla, a meno che non si arrivi ad una ascesa e ad una rottura rivoluzionaria. Il movimento non può sostituirsi al ruolo del soggetto politico. Prima del Movimento comunque c'era solo il coordinamento dei collettivi, all'interno del quale c'erano varie anime, come sempre. Io personalmente sto in un circolo del PRC.
Gli altri presenti: area centri sociali, ancora PRC e un "anarchico", non nel senso che frequenta circoli anarchici, ma perché non avrà mai la tessera di nessun partito, spiega.
Continua Danilo.
Tutti comunque hanno dato il loro contributo, in un certo senso anche la CGIL o i COBAS scuola. Farti la mappatura delle varie anime è un po' complicato. Ma adesso che il movimento è in riflusso ci sono studenti che erano cani sciolti che decidono di entrare in un gruppo di studio o magari anche in un gruppo politico...
Facciamo un bilancio e tracciamo la prospettiva per questa lotta. Cosa ci aspetta?
Innanzi tutto speriamo di ottenere una vittoria concreta sulla questione delle tasse. E' vero che è solo la questione più immediata ma è fondamentale, perché noi dobbiamo riuscire a dimostrare che lottare è giusto, è bello ma è anche utile. Questo ci darebbe credibilità e fiducia. La prospettiva poi sarà la messa in discussione totale della Riforma universitaria e speriamo una ripresa forte della mobilitazione in autunno, quando è prevista la sua applicazione...
Come ancora non lo sappiamo. In alcune facoltà i collettivi si propongono di essere lo strumento della prossima mobilitazione, come a Scienze Politiche. A Sociologia si è formato un comitato unitario, a Lettere la situazione è ancora fluida.
Un progresso importante sarà approfondire l'analisi della Riforma e delle sue implicazioni e condividerlo con le altre realtà, in altre città. L'assemblea nazionale che abbiamo fatto a Roma negli ultimi giorni dell'occupazione ha mostrato che sulla questione politica il Movimento non ha ancora un respiro nazionale.Una domanda a Stefania e a Fabrizia. Noi di Reds denunciamo spesso che nei circoli del PRC e in generale nelle assemblee e nei luoghi della politica ci sono modalità di relazione che non facilitano tutti ad esprimersi, a parlare. Spesso a non parlare sono le donne, o i maschi più timidi, che non hanno atteggiamenti aggressivi. Cosa ne pensate e come è andata nel movimento da questo punto di vista?
Risponde Stefania.
La politica è "maschile" da sempre, e questo limite appartiene ancora alla società. Ma non direi che nel movimento ci sia stata una questione una disparità tra i sessi. Il problema è la timidezza, c'è imbarazzo a parlare davanti a tanta gente, ma io non ne ho mai fatto una questione sessuale. Quando sono intervenuta l'assemblea mi ha ascoltato, sostenuto o contestato a seconda delle idee che proponevo. Ci sono stati momenti di tensione e aggressività ogni tanto ma in genere è stata proprio l'assemblea nel suo complesso a ribellarsi a questo e a far si che parlassero tutti. Dipende dal comportamento della massa.
Fabrizia.
Secondo me bisogna distinguere tra la realtà di movimento e quella per esempio di un partito. L'assemblea del movimento è un terreno fertile per dinamiche personalistiche, la componente spontanea è forte e capita che personalità esuberanti diventino i leader. Si crea una dinamica che crea difficoltà ad alcuni per intervenire, specie di fronte a tante persone che non si conoscono. In un circolo la componente spontanea è molto ridotta, ci si avvicina lentamente, ti è richiesta una partecipazione attiva più o meno continua e dopo un po' ci si conosce meglio.
Ma è vero che in Assemblea ci sono sempre nuove persone mai viste prima e bisogna sentirsi molto sicuri per esporsi ed intervenire.Si sta facendo tardi e vorrei chiudere con qualche ricordo personale, toccare le corde emotive, probabilmente perché sono un sentimentale. I miei interlocutori si mostrano su questo terreno piuttosto riservati, rimangono seri, e parlano di politica.
Mi raccontate un ricordo bello, un momento emozionante...?
La cosa bella è come esplode tutto. La partecipazione spontanea delle persone. Il giorno del corteo e dell'occupazione del Rettorato nessuno pensava che saremmo stati così tanti, così forti...
E' vero - aggiunge Dek - ma c'è un'altra faccia della medaglia. Che quando arrivi in piazza c'è molta più gente di quella che ha deciso la linea in Assemblea e a volte si perde il controllo. Viene meno la testa e ci si fa prendere dallo stomaco. E' bello lo stomaco, ma ci vuole anche la testa...
Fabrizia.
Per me il momento forse non più emozionante ma importante e significativo è stata la nostra partecipazione alla manifestazione dei COBAS scuola. Mi sembra fosse il 31 marzo a Roma: per la prima volta siamo riusciti a saldare la rivendicazione studentesca alla questione politica del lavoro. Credo che se non riusciremo ad ampliare la protesta dall'ambito universitario a quello generale saremo perdenti e non potremo superare le contraddizioni. Ti dicono che la riforma ti faciliterà l'ingresso nel mondo del lavoro e su questo gli studenti sono vulnerabili... cominciano ad entrare in confusione e parlano di "compromessi accettabili", c'è la paura di restare disoccupati. Ma il punto è: quale lavoro ci prospettano? In quale mercato del lavoro ci si inserisce? Bisogna capire che la riforma è solo un tassello di un processo molto più ampio, che riguarda la società intera. Bisogna ancora costruirla questa consapevolezza.
Il materiale è tanto ed è ora di pranzo. Qualcuno legge e commenta con qualcun altro la dichiarazione di voto di Reds che ho lasciato sul tavolo. Qualcuno ringrazia ma non vuole articoli che suggeriscono come votare. Ci salutiamo e ci scambiamo qualche numero di telefono. Arianna è già andata via, ma prima degli altri avevo chiesto anche a lei un commento personale e il "suo ricordo più bello"...
La cosa più bella? La notte entrare nella città universitaria, vedere le luci e pensare che per quella notte la città universitaria è tua. Mi viene la pelle d'oca se ci penso. Sembra incredibile adesso, pensare che tutto questo è successo qui, dentro questi corridoi dove ti proibiscono di fare tutto... Comunque vada, quest'esperienza mi ha ridato la voglia e la fiducia di fare le cose.