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PREC PROCESSI POLITICI CONTRO
QUATTRO MILITANTI DEL CSOA
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Antonio Perugini
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A seguito di una pacifica manifestazione in sostegno delle comunità zapatiste del Chiapas - Mexico, svolta nell'estate del 98 davanti al consolato onorario del Messico a Lugano, si tiene nel pomeriggio di martedì 15 febbraio 00 il processo nei confronti di 4 militanti del C.S.O.A il Molino accusati, senza l'ombra di prove, dal procuratore pubblico Antonio Perugini di offesa ad emblema di stato estero.

I fatti.
Messico, giugno 98, l 'esercito federale messicano stanziato in Chiapas lancia un attacco alle comunità indigene autonome; bilancio: 19 morti, centinaia di arresti e 17000 profughi interni costretti a sopportare condizioni al limite della resistenza umana. Il 17.06.98 il collettivo zapatista di Lugano organizza una manifestazione davanti al consolato onorario del Messico, situato presso Globus Gateway tours SA (Geo Mantegazza) in P. Luini, per protestare e condannare l'ignobile atto criminale compiuto dall'esercito federale messicano su ordine del presidente Zedillo.
Il giorno successivo il console onorario del Messico, Geo Mantegazza, sporge denuncia contro ignoti per danneggiamento (inesistente tanto che Perugini non porterà avanti questa denuncia) e offesa a emblema di uno stato estero.
Il P.P. Perugini si trova d'accordo con il sig. Geo Mantegazza, per quanto riguarda la seconda parte della denuncia: l'offesa, e tenuto conto del rapporto di constatazione redatto della polizia giudiziaria in cui si afferma che : "...una placca di metallo con relativo stemma e dicitura del consolato onorario del Messico...", esposta sul muro, "...era stata strappata di forza dalla sua sede da uno dei manifestanti incappucciato..." il P.P. Perugini compie l'automatico passaggio che il colpevole, anzi i colpevoli, debbano essere " persone già note ai servizi di polizia per essere fra i principali promotori dell'autogestione".

Licenziamo Perugini.
Il 4 ottobre '99 Antonio Perugini formalizza un decreto di accusa verso 4 persone, definite persone note ai servizi di polizia, unicamente per aver sostenuto pubblicamente l'autogestione e il centro sociale il Molino. Infatti nessuno dei 4 imputati è stato condannato in passato per azioni illegali, ne risulta che promuovere l'autogestione sia di per se un crimine, per cui la polizia tiene uno schedario (ma gli schedari non erano illegali?) dei militanti del C.S.O.A il Molino.
Ma in fondo l'azione promossa nei nostri confronti dal P.P. Antonio Perugini è perfettamente in linea con l'idea che questo personaggio ha della giustizia. Oltre alla crociata "bacchettona", su mandato PPD, contro alcuni canapai il P.P. Perugini, pagato con i soldi dei contribuenti, si sta facendo promotore del binomio immigrati = criminali, arrivando a dichiarare in una recente intervista rilasciata a La Regione la necessità di impermeabilizzare le frontiere con l'utilizzo dell'esercito e una massiccia presenza di agenti di polizia sul territorio perché, afferma, ora che conosciamo il "nemico" (gli immigranti definiti da Perugini un fenomeno con cui si sta destabilizzando l'Europa...) possiamo combatterlo.
Quindi in cuor suo, risparmiandosi faticose indagini, ha già individuato i colpevoli di tanti crimini; sono gli immigranti, gli autogestiti, i militanti politici, i canapai ..., peccato che il compito di un procuratore pubblico sia quello di trovare le prove e portarle in giudizio ...

Il processo.
Convinti dell'assurdità dell'accusa e dell'inesistenza di prove a loro carico, i tre imputati (il quarto è tuttora in Chiapas e lavora come infermiere nelle comunità zapatiste) accompagnati da una ventina di compagni e compagne del Molino, si presentano serenamente, e per motivi economici, senza avvocati, nell'aula della pretura per chiudere questa squallida pagina. Ad attenderli vi è il pretore con tessera socialista Mauro Ermani che dopo un ora circa di dibattimento si convince che non esistono prove per convalidare le accuse mosse da Antonio Perugini nei confronti delle tre persone presenti, ma giunge all'incredibile conclusione che la quarta persona (durante la manifestazione aveva rilasciato un'intervista alla televisione TLC) sia colpevole dei reati a lui ascritti. Per giungere a questa sentenza il pretore socialista Ermani si avvale di un'interpretazione molto discutibile e molto pericolosa, per la quale gli organizzatori sono responsabili del mantenimento dell'ordine pubblico nel corso della manif stessa. Non esiste una legge che prevede la responsabilità degli organizzatori, ma Ermani, si avvale di una dottrina scritta da due legali svizzero-tedeschi della destra borghese che propongono di andare in questa direzione.
Si sta quindi cercando di utilizzare il diritto penale per inibire i movimenti di lotta sociale; che a far questo sia poi un pretore socialista non desta nessuna sorpresa, visto l'arido appiattimento su posizioni borghesi e l'affiliazione al pensiero unico dominante del partito socialista ticinese e di tutta la socialdemocrazia europea.
Da domani quindi, secondo questo illuminato pretore, chi organizza una manifestazione potrà essere chiamato a rispondere di eventuali eccessi di singoli partecipanti, dimenticando che la legge prevede che la responsabilità penale sia individuale, e limitando quindi fortemente il diritto costituzionale ad esprimere la propria opinione e a manifestare.

Dopo aver cercato inutilmente di fermare e reprimere i movimenti d'opposizione extra parlamentari con i troppo "rumorosi" manganelli, provano ora, in barba alla costituzione, a seguire la "silenziosa" strada del codice penale... ma state tranquilli, non ve lo permetteremo... complimenti socialisti, avanti così.

 

Shun