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Questa guerra è ingiusta perché è una guerra |
Documento del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa: La guerra infinita 2/4
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La prima rottura significativa di questo quadro avviene nel marzo del 99, quando la Nato decide di bombardare la Serbia unilateralmente. Tale azione, ancorché giustificate da una presunta "pulizia etnica" da parte serba nei confronti della popolazione kosovara (4) si pone chiaramente al di fuori e contro l'ONU . Infatti la guerra viene dichiarata (o meglio attuata) senza alcun voto del consiglio di Sicurezza. Non solo, ma una delle questioni scatenanti il conflitto fu rappresentato dal fatto che la Serbia si disse disponibile ad accettare una forza d'interposizione ONU mentre la Nato non era disposta ad accettare altra forza d'interposizione che non fosse se stessa ( che il moderatore sia anche parte in causa e giudice e poliziotto al contempo rappresenta un bel conflitto d'interessi...)
Quindi si tratta di una guerra nettamente al di fuori del quadro strategico sopra delineato.
C'è di più: alcuni giuristi e specialisti di diritto internazionale affermeranno che la guerra del Kossovo ha rappresentato un precedente nel campo del diritto internazionale ovvero ha stabilito "il diritto ma non il dovere da parte delle democrazie, di intervenire anche infrangendo la legalità internazionale, per tutelare i diritti umani".
L'ambiguità e la pericolosità di tale precedente è palese. Viene infatti stabilito, non per via legislativa ma "de facto" (dove il fatto sono bombe su infrastrutture civili quali, ponti, fabbriche scuole e persino ospedali) un diritto ( che non è altresì un dovere) a infrangere la legalità internazionale.
Tale diritto è peraltro riservato solo ad alcuni attori della scena mondiale. Gli stati "democratici" ovvero i paesi occidentali e la corrispondente organizzazione militare, la NATO, e quindi i paesi più influenti all'interno di quest'ultima, inevitabilmente quindi gli USA.
Questi possono decidere, sempre unilateralmente, se le violazioni ai diritti umani siano tali da rendere "inevitabile" il ricorso alla forza, oppure no. E' fin troppo ovvio che le considerazioni di carattere politico o economico siano prevalenti rispetto a quelle "democratico umanitarie". Quindi sì ai bombardamenti in Serbia, No ad interventi a Timor Est (dove intervenne l'ONU) o in Israele o in Turchia.
Insistiamo su questo punto della guerra del Kossovo, perché è lì che nasce e si afferma la strategia dell'unilateralismo, certamente già prima in gestazione, ed è quindi non solo ipocrita, ma politicamente infantile tracciare differenze tra quella guerra e quella attuale.
La tendenza all'unilateralismo viene rinforzata (ma non determinata) dall'elezione di George W. Bush alla casa bianca nel novembre 2000. Elezione peraltro contestatissima a causa di forti sospetti di brogli elettorali
La politica di Bush è improntata fin all'inizio da unilateralismo ed aggressività (scudo stellare, trattato di Kyoto, spesa militare)
Arriviamo così alla fatidica data data dell 11 settembre 2001, data che viene ritenuta storica.
"Il mondo non è più lo stesso" è lo slogan che si sente ripetere in giro. In realtà il mondo è lo stesso, solo che è avvenuto il "casus belli" ovvero quell'avvenimento che può giustificare la guerra, anzi le guerre, o per la precisione la "guerra infinita". Da subito l'amministrazione Bush fa capire che la lotta al terrorismo diviene la priorità e che il mondo non sarà più lo stesso perché è giunto il momento di cambiarlo per sempre, eliminando tutti gli ostacoli che l'impero può trovare sul suo cammino.
Non sappiamo se l'attentato dell'11 settembre sia stato un deliberato atto terroristico a cui gli USA non hanno saputo o potuto opporsi, o se sia stato chiuso un occhio o magari due perché questi potesse avvenire, o ancora, se sia stato preparato in qualche misura dagli stessi vertici statunitensi, come vorrebbe qualche lettura fantapolitica, peraltro non del tutto priva di logica e supporto.
La cosa certa è che, senza quell'atto clamoroso di attacco al territorio statunitense e di uccisione deliberata di centinaia di civili, non sarebbe stato possibile attuare la strategia conseguente, strategia peraltro già delineata in svariati documenti risalenti al 1997 e al 2000,e già in parziale sperimentazione.
La guerra che ne scaturisce, prima in Afganistan,e poi in Iraq è certamente giustificata nominalmente dalla necessità da parte degli Usa di difendersi dal terrorismo, ed è altrettanto certamente indirizzata al controllo delle risorse energetiche dell'area medio-orientale e trans-caucasica, ma è espressione di una "volontà di potenza" e di dominio che è da sempre la motivazione più o meno espressa o sottaciuta della politica statuale.
"Le forze armate statunitensi devono mantenere la capacità, sotto la direzione del presidente di imporre la volontà degli Stati Uniti a qualsiasi avversario, inclusi Stati ed entità non statali, cambiare il regime di uno stato avversario od occupare un territorio straniero fino a che gli obiettivi strategici statunitensi non siano realizzati"
Quindi la guerra all'Irak, al di là della motivazione petrolifera certamente esistente ma forse sopravvalutata , nasconde altre motivazioni: volontà di piegare le organizzazioni mondiali alle proprie esigenze, ridisegno complessivo del Medio Oriente, tagliare fuori le altre potenze, soprattutto quelle emergenti (Cina) dalle risorse energetiche, rottura dell'ordine internazionale vigente e sua sostituzione con un sistema in cui sia riconosciuta l'egemonia statunitense, legislazione di emergenza interna (patriot act 1 e 2) da estendere possibilmente anche ai paesi subalterni e sempre con la scusa della "lotta al terrorismo" restrizione degli spazi democratici, già di per sé non molto ampi, e militarizzazione crescente della società
Note:
(4) In realtà, nei tre mesi precedenti, i morti accertati furono circa 120 di cui 60 kossovari albanesi e gli altri 60 appartenenti alle etnie serba e rom. E' vero che dopo la fine delle ostilità fu invece la parte kossovara (o meglio l'UCK) a respingere attraverso rapimenti ed omicidi, le altre etnie, compresa la comunità ebraica di Pristina, fuori dal Kossovo, questa volta nel silenzio e nell'indifferenza mondiale.
La tecnica di guerriglia dell'UCK venne adottata anche in Macedonia, portando a centinaia di morti e a circa 200.00 profughi.
Le ragioni del conflitto serbo-albanese sono piuttosto complesse, trovando le proprie radici storiche già nella seconda guerra mondiale, a causa delle distruzioni ed uccisioni di serbi provocati da una divisione di albanesi che agiva come corpo delle SS. Nei primi anni 80 inizio una vera e prorpia persecuzione nei confronti dei cittadini di orgine serba. Questa fu la causa del nazionalismo Serbo che trovò in Milosevic un punto di riferimento. Questi tolse l'autonomia al Kossovo, impose una polizia serba, chiuse scuole ed università di lingua albanese, perseguitò gli oppositori. L'opposizione non violenta si trasformò in azione violenta e poi di guerriglia anche a causa di alcuni eccidi compiuti dalla polizia serba.
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