Questa guerra è ingiusta perché è una guerra

Documento del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa: La guerra infinita 4/4



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Per far riprendere l'economia è quindi necessario una grande spinta da parte dello stato, ma questo non può avvenire tramite un aumento della spesa sociale e delle tasse (argomento ormai tabù nella ideologia liberista, condivisa e accettata da destra e sinistra) ma è più accettabile se avviene attraverso il riarmo.

L'industria militare è cresciuta in tutti questi anni,e rappresenta una percentuale rilevante dell'economia di diverse nazioni, segnatamente di quella statunitense . Nel 2002 la spesa militare USA è stata del 4,3 e quest'anno arriverà al 5% Lo stato di guerra permanente significa quindi un aumento di PIL, un aiuto all'asfittica economia americana, che non può più contare sulla finanza e sull'economia europea e giapponese, ormai in recessione.

Il sistema creditizio è provato. Le banche sono quasi tutte "in sofferenza" ovvero non sono più sicure di avere indietro i prestiti effettuati. Questo è vero per il Giappone (con un trilione di dollari ) ma anche per le banche tedesche e quelle italiane (crisi FIAt e Cirio).

Infine non va sottovalutato che l'attuale lobby che governa gli States è formata da personaggi che hanno enormi interessi diretti (con buona pace della nostra sinistra filoamericana, che cita l'America come esempio da seguire affinché Berlusconi risolva il suo conflitto di interessi) sia nel campo militare, sia in quello petrolifero, sia in quello della ricostruzione.

La guerra in Irak oltre che "preventiva" dal punto di vista militare è preventiva anche dal punto di vista economico visto che sono già stati appaltati i lavori di ricostruzione a ditte statunitensi.

Infine, non va nemmeno ignorato ciò che dal punto di vista strettamente marxista è considerato sovrastruttura, ma che comunque ha un suo potere di modellare comportamenti e rendere più facili o più accettabil certe decisioni piuttosto che altre.

Ci riferiamo all'ideologia. E' indubbio che sia sempre esistita una ideologia improntata sulla "missione storica" degli USA,missione che consisterebbe nel portare all'estero la libertà americana. Questa ideologia è stata fortificata dal crollo del nemico storico, l'URSS, e "santificata" dall'attacco delle 11 settembre. L'America è convinta che il suo interesse corrisponda a quello della libertà e dell'umanità intera.

Ha detto un esponente della amministrazione Clinton, David Rothkopf "Gli americani non devono contestare il fatto che di tutte le nazioni nella storia del mondola loro nonsolo è la più giusta, la più tollerante, la più pronta a mettersi in discussione e migliorarsi sempre, ma è anche il modello migliore per il futuro" (9)

Che poi questo sia vero rimane un altro discorso.

Conclusioni

Quali le prospettive? Abbiamo ragione di ritenere, in base a quanto sopra ricordato, e come già segnalato da illustri osservatori (10), che la guerra in Irak sia uno dei tasselli di una strategia più ampia, una strategia che veda il complessivo ridisegno del Medio Oriente con l'imposizione di regimi favorevoli agli USA al posto di regimi ostili.

Quanto e come questo si realizzerà dipenderà da molte variabili, tra cui la reazione delle opinioni pubbliche locali e internazionali, eventali rischi di guerriglia prolungata, isolamento internazionale o creazione di alleanze più ampie.

Abbiamo concentrato la nostra attenzione sulgi Usa perché è evidente che chi comanda il gioco è la superpotenza americana.

Rimane il fatto che altri attori, dalla Cina (il vero obiettivo sul lungo periodo) alla decaduta ma sempre forte Russia, all'Europa (ammesso che l'Europa sopravviva a lungo agli strappi alla sua unità inferti dall'azione americana) giocheranno le loro carte.

Da quanto finora esposto possiamo concludere che "La guerra infinita" non sia solo uno slogan, ma un preciso progetto di dominio globale, che si riassume nella formula del "secolo americano". Le ragioni di questo progetto sono complesse ma sostanzialmente sono quelle tipiche di ogni impero che si è succeduto nella storia.

Il controllo diretto o indiretto delle risorse, l'indebolimento o la distruzione di eventuali concorrenti, il tutto allo scopo di mantenere o incrementare il livello di ricchezze della nazione dominante e della sua classe dirigente. Ovviamente questo significa, inevitabilmente, l'oppressione e l'impoverimento di coloro che rimarranno fuori da questo "lauto banchetto" e soprattutto la rovina di coloro (nazioni o classi che siano) su cui cadranno i costi, umani ed economici.

Un altro attore va ricordato, un attore sotto molti aspetti nuovo e inaspettato. L'opinione pubblica mondiale, o meglio ancora, il fortissimo ed internazionale movimento che è nato attorno ai temi della globalizzazione e siè ampliato sotto la minaccia della "guerra infinita". Dalla crescita, non solo quantitativa , ma anche qualitativa di questo movimento, dalla sua radicalità possono dipendere le sorti del mondo forse più di quanto non si creda.

Note
(9) D.Rothkopf, In praise of Cultural Imperialism? Cit da Serge Latouche, La fine del sogno occidentale, Eleuthera,2002
(10) Tra cui ricordiamo Giorgio Galli e Giulietto Chiesa.
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