Kosova: le elezioni parlamentari del 17 novembre 2001.
La nascita di un parlamento kosovaro segna una tappa di rilievo nel processo di autogoverno del Kosova, ma le forti limitazioni dell'Amministrazione delle Nazioni Unite frustrano ancora una volta pesantemente le aspirazioni dei kosovari all'autodeterminazione. Di Andrea Speranza. Dicembre 2001.


La data del 17 novembre scorso ha segnato una tappa fondamentale nel processo che sta lentamente portando i cittadini kosovari verso l'autogoverno. Dopo le elezioni municipali del 28 ottobre 2000, che avevano costituito la prima consultazione libera nella storia di questa travagliata provincia (1), ed alle quali i partiti serbi non si erano presentati, il 17 novembre la popolazione ha avuto la possibilità di eleggere i membri del Parlamento del Kosova, in quella che è stata la prima consultazione post-conflitto alla quale ha partecipato anche la componente serba.
E' innanzitutto doveroso ricordare il mandato ed i limiti che l'Amministrazione delle Nazioni Unite (UNMIK) hanno posto alle nuove istituzioni: il neonato Parlamento del Kosova è costituito da 120 membri, dei quali alcuni già preventivamente riservati a rappresentanti delle minoranze etniche, indipendentemente dal risultato elettorale: 10 alla coalizione "Povratak" ("Ritorno"), l'unione delle varie correnti serbe che si sono unite in un unico partito politico, 10 alle altre formazioni politiche in rappresentanza delle altre minoranze della provincia (3 seggi alla comunità dei rom ashkali ed egiziani, 4 seggi ai bosgnacchi, 2 ai turchi ed uno ai goranci). I 100 rimanenti seggi sono stati assegnati sulla base di un sistema proporzionale.
La consultazione è stata preceduta da mesi di furibonde polemiche, oltre che tra i principali partiti albanesi (come del resto ampiamente prevedibile) anche e soprattutto tra le varie componenti serbe, Belgrado e la comunità internazionale, rappresentata dalle Nazioni Unite e dall'amministratore del Kosova, il danese Hans Haekkerup, il successore di Bernard Kouchner dal gennaio 2001 (2).
La ragione della contesa è stato proprio il mandato ed i limiti ai poteri del nuovo parlamento, che sarebbe risultato a larghissima maggioranza albanese, nonostante i tentativi da parte dell'UNMIK di sovrarappresentare, rispetto alla composizione etnica della provincia, i partiti esponenti delle minoranze.
I poteri del Parlamento e delle nuove istituzioni erano stati definiti da un documento pubblicato dall'UNMIK il 15 maggio 2001, che i rappresentanti albanesi e serbi, con la mediazione della comunità internazionale, avevano partorito dopo mesi di tenaci battaglie diplomatiche, il Constitutional Framework for Provisional Self-Govermnment in Kosova (3), la bozza costituzionale per l'autogoverno, che regola i poteri ed i limiti del nuovo Parlamento e delle future istituzioni del Kosova.
Il documento prevede che il Parlamento abbia un mandato della durata di 3 anni ed una Presidenza composta da sette membri (di cui due preventivamente assegnati alle minoranze). I deputati eleggono il Presidente del Kosova e votano la fiducia al candidato Primo Ministro ed alla sua lista di Ministri, tra i quali mancano, non a caso, quelli più importanti: Esteri, Difesa, Interni, Giustizia.
Almeno due ministri dovranno appartenere alle etnie minoritarie (di cui uno ai serbi ai quali però, in seguito ai buoni risultati elettorali, ne verranno assegnati almeno due). In generale il mandato delle nuove istituzioni di autogoverno del Kosova sarà quindi limitato; il ruolo del Rappresentante del Segretario Generale dell'ONU resterà decisivo: tra i suoi poteri ci sarà quello di sciogliere in qualunque momento il Parlamento.
Da parte sua la comunità internazionale ha potuto giocare il ruolo del mediatore tra le aspirazioni alla più larga autonomia ed autogoverno per la provincia, richiesta unitariamente da tutti i partiti albanesi (che rappresentano più del 90% della popolazione residente in Kosova dopo il conflitto), che ha come prospettiva istituzionale la piena indipendenza nel giro di pochi anni, ed il netto rifiuto di una prospettiva di questo genere da parte della comunità serba, sostenuta in pieno dalla nuova leadership belgradese (la questione kosovara è una delle poche sulle quali Kostunica e Djinjic si trovano d'accordo e comunque trova compatte sulle stesse posizioni tutte le forze politiche serbe). Belgrado non può accettare la prospettiva di vedere perduto il "Kosmet" ("Kosovo e Metohija") (4) ormai albanizzato anche nelle istituzioni, avviato verso un'indipendenza che non sarebbe tollerabile agli occhi di nessun serbo, anche il più moderato.
Per dare un'idea di quale importanza abbia tale questione, basta dire che Belgrado per mesi non ha accettato di sostenere il progetto dell'UNMIK di portare a termine elezioni che prevedessero la creazione di un Parlamento e di un Governo, seppure "azzoppato" dalle cariche più importanti, a causa della situazione ancora fortemente a rischio nella quale vive la comunità serba delle énclaves in Kosova e per la questione irrisolta dei profughi e degli sfollati dopo la fine del conflitto armato nel giugno 1999. La mancanza di sicurezza, che l'UNMIK non ha saputo salvaguardare, i continui episodi di discriminazione e di violenza ai danni dei membri delle minoranze, il fallimento del programma di rientro dei profughi serbi e di altre etnie che sono fuggiti o sono stati cacciati dopo la fine del conflitto e con l'ingresso delle truppe della Kfor (che ammontano a circa 130.000 unità) (5), sono stati addebitati dalla parte serba a precise responsabilità della comunità internazionale.
L'Occidente ha sempre dichiarato di volersi attenere, per quanto riguarda il futuro status del Kosova, alla famosa risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che prevede un'ampia autonomia all'interno della Federazione Yugoslava per la provincia, con la soluzione futura da trovare "On the basis of the will of the people ("sulla base della volontà del popolo"), così come scritto nei famigerati accordi di Rambouillet del marzo 1999.
I politici serbo-kosovari, sia la corrente di Mitrovica (quella di Oliver Ivanovic) sia quella del Consiglio Nazionale Serbo di Gracanica (l'enclave a sud di Prishtina) si sono rifiutati di partecipare alla consultazione popolare fino a poche settimane prima del voto, esigendo ed alla fine ottenendo dalla comunità internazionale, desiderosa di salvare la faccia a fronte di quello che sarebbe stato un fallimento di portata storica della politica militare e diplomatica nei Balcani portata avanti con l'intervento Nato del 1999 e con l'occupazione della provincia da parte delle 45.000 truppe della Kfor (diventate 48.000 nei giorni delle elezioni), una dichiarazione che integrava i documenti sottoscritti fino ad allora e negoziati con la leadership albanese e che prevede precise garanzie concesse alla parte serba sulla negazione di qualsiasi aspirazione all'indipendenza da parte del futuro Parlamento e Governo a larga maggioranza albanese. Tra le altre cose è stata introdotta una formula che lega il Kosova alla Repubblica di Serbia (di cui era provincia autonoma prima della guerra), per evitare che in futuro il territorio possa aspirare ad un grado di autonomia pari a quello del Montenegro, che con la Serbia forma (chissà ancora per quanto?) la Federazione Yugoslava nata nel 1992. Le veementi proteste dei politici albanesi, non consultati nell'occasione, sono state ignorate, con Haekkerup che è riuscito ad ottenere ciò che voleva, vale a dire l'esplicito appoggio da parte di Belgrado alla partecipazione dei serbi del Kosova alla consultazione, con il pubblico appello di Kostunica e del governo di Belgrado, avvenuto soltanto nel mese di ottobre.
La partecipazione dei partiti politici serbi (raggruppatisi nella coalizione "Povratak") è stata ottenuta dando inoltre garanzie rispetto al programma di rientro delle minoranze nel prossimo futuro, oltre che dando modo ai serbi ed ai cittadini kosovari fuggiti dalla provincia dopo il conflitto di votare: seggi elettorali sono stati allestiti in Montenegro ed in Serbia; a tutti i kosovari trasferitisi all'estero è stata data la possibilità di esprimere la loro preferenza votando via email o per posta.
Le elezioni sono state organizzate dall'OSCE, che così come aveva fatto nell'ottobre 2000, si è assunta l'onere di organizzare la logistica e di fornire un adeguato numero di osservatori internazionali; la polizia locale (KPS) e le truppe della KFOR si sono occupate della sicurezza dei seggi elettorali.
Rispetto ai numerosi episodi di violenza che avevano caratterizzato la campagna elettorale delle elezioni municipali di un anno prima, il clima pre-elettorale, seppur teso, non ha portato a particolari incidenti, che nel 2000 avevano riguardato rese dei conti all'interno dello schieramento albanese. La consultazione si è svolta regolarmente e nessun incidente di rilievo è stato segnalato.

I RISULTATI

Nell'enunciare i risultati delle elezioni del 17 novembre non si può prescindere da un paragone con quelli che hanno portato alla formazione dei consigli municipali un anno prima, e che hanno costituito un parametro per misurare come sono cambiati i rapporti di forza all'interno del fronte albanese.
Innanzi tutto il dato dell'affluenza alle urne è stato del 64,3% sul totale degli elettori registrati nelle liste dei comuni di appartenenza ed all'estero (64,9% in Kosova e 57,38% sui 60.339 votanti in Serbia e in Montenegro, esclusi i voti via email e per posta) (6). Salta subito all'occhio il calo dell'affluenza rispetto al sorprendente 79% degli elettori albanesi registrati che si erano presentati alle urne soltanto un anno prima.
Dove sono finiti quei voti? Questo è il primo interrogativo che la leadership albanese dovrebbe porsi e che costituisce uno dei motivi dell'ottimo risultato, oltre le aspettative, della coalizione serba. La deludente affluenza alle urne dell'elettorato albanese appare come un dato di difficile interpretazione, considerato soprattutto il fatto che questa volta in campo si è presentata anche la parte serba e che le elezioni dovessero eleggere i membri del Parlamento del Kosova, restituito a nuova vita dopo essere stato sciolto con i brogli e la forza da Milosevic nel marzo 1989. Una seppur parziale spiegazione potrebbe essere fornita dall'eccezionalità della consultazione del 28 ottobre 2000, la prima elezione veramente libera per il popolo kosovaro, dai toni accesissimi della campagna elettorale e dalle acerrime rivalità all'interno dello schieramento albanese in quella che è stata come la prima vera prova di forza dopo i due anni di guerra e la prima resa dei conti tra i rugoviani e i seguaci degli ex comandanti guerriglieri Thaci e Haradinaj. Le rivalità si sono giocate prevalentemente a livello locale e questo insieme di fattori ha fatto sì che nel 2000 l'affluenza alle urne assumesse livelli davvero eccezionali. Relativamente placati i conflitti all'interno dello schieramento albanese, se non altro per la necessità di fare fronte comune rispetto alla prospettiva di dovere tornare a fare i conti con i serbi per amministrare il Kosova, evidentemente la popolazione ha "sentito" meno questa consultazione e di ciò sono interamente responsabili i leader albanesi.
Da considerare il fatto che si sono registrati per queste elezioni 1.249.987 persone contro le 913.179 dell'ottobre 2000; ciò significa che vi è stato un aumento degli iscritti alle liste elettorali da parte dei cittadini di etnia albanese, ai quali vanno aggiunti circa 150.000 serbi, che avevano invece boicottato le elezioni municipali.
Per quanto riguarda i risultati della consultazione elettorale, il dato che colpisce di più è stato senza dubbio il successo della coalizione serba, che ha ottenuto un risultato insperato alla vigilia: raccogliendo 89.388 voti è diventata la terza forza politica del Kosova con l'11,34%, risultato che ha permesso a Povratak di ottenere 12 seggi aggiuntivi, rispetto ai 10 già assegnati dall'UNMIK alla comunità serba. La coalizione, nata meno di un mese prima delle elezioni, è diventata una forza considerevole all'interno del Parlamento della provincia ed i suoi 22 deputati (su un totale di 120) faranno valere tutto il loro peso politico. La comunità serba, numericamente ridotta a meno del 10% della popolazione residente in Kosova, ha raccolto i frutti della partecipazione al voto in una percentuale sicuramente superiore a quella degli albanesi. A ciò ha contribuito sicuramente la forte politizzazione dei cittadini serbi della zona del Kosova settentrionale e di quelli delle énclaves, che da un anno e mezzo vivono in condizioni di vera e propria emergenza e di precaria sicurezza.
Alla parte serba ha giovato anche la scelta di presentare un'unica coalizione dando così un sicuro punto di riferimento agli elettori, cosa non scontata viste le divergenze in passato tra il Consiglio Nazionale Serbo di Mitrovica, che rappresenta i serbi che vivono a nord del fiume Ibar, ed il Consiglio Nazionale di Gracanica, quello di Rada Trajkovic, Momcilo Trajkovic e del vescovo Artemije. Tra i 22 deputati sono presenti tutti i principali leader serbo-kosovari di entrambe le correnti, tra cui quell'Oliver Ivanovic più volte protagonista di scontri con l'UNMIK sulla questione di Mitrovica e duramente contestato anche all'interno della sua corrente politica.
La maggior parte dei voti Povratak li ha raccolti nei seggi allestiti in Serbia, dove hanno avuto modo di votare i profughi e gli sfollati serbi provenienti dal Kosova: 53.447 voti, ai quali vanno aggiunti i 2.872 voti degli sfollati che hanno votato in Montenegro. I voti dei serbi che vivono ed hanno votato all'interno del territorio del Kosova sono stati poco più di 30.000, un risultato questo non eccezionale, se si considera che il totale dei serbi residenti nella provincia si aggira sulle 80.000 unità. Povratak ha raccolto per esempio soltanto 760 voti a Mitrovica nord (dove si sono verificati episodi di intimidazione nei confronti degli elettori da parte di formazioni radicali contrarie alla partecipazione al voto della comunità serba), ma ha fatto il pieno nelle altre municipalità serbe del Kosova settentrionale: Leposaviq, Zvecan e Zubin Potok. La maggior parte dei voti dei serbi del Kosova sono arrivati dalle municipalità orientali: 4.085 voti a Gjilane (9,54%), 3994 a Kamenice (21,54%), 1.242 a Viti (6,4%); il distretto meridionale di Shterpce (Strpce), a maggioranza serba, ha portato a Povratak 4.564 voti (74%). Per quanto riguarda i voti delle "enclaves", da segnalare i 2400 voti di Prishtina, i 1000 di Fush Kosoves/Kosovo Polje (7), i 2100 di Lipljan, i 500 di Novo Brdo, i 654 di Rahovec/Orahovac, i 311 di Peja/Pec, i 749 di Dragash, i 900 di Vushtri-Vucitrn, i 200 di Prizren, i 97 a Ferizaj-Urosevac.
I leader politici serbi non possono che essere soddisfatti dall'esito della consultazione elettorale: hanno ottenuto le garanzie che pretendevano dall'UNMIK riguardo all'assoluta impossibilità delle nuove istituzioni di prendere decisioni sullo status finale del Kosova, in questo modo allontanando ulteriormente il sogno albanese di un Kosova indipendente da Belgrado; possono contare su una rappresentanza in Parlamento di tutto rispetto: di fatto, se si considerano anche i cittadini serbi che ancora non sono rientrati (sono circa 120.000), la comunità serba sarà sovrarappresentata in Parlamento, rispetto alla composizione etnica pre-conflitto (90-10 in favore degli albanesi).
Il segnale che le Nazioni Unite ed il mondo occidentale hanno lanciato agli albanesi è più che esplicito...

Scarsi risultati hanno registrato le formazioni politiche rappresentanti le altre minoranze della provincia; per avere un'idea della consistenza numerica delle etnie minoritarie in Kosova si segnalano i 7879 voti ottenuti dal partito turno (KDTP), i 9000 voti di Vatan (8) e i 2900 di BSDAK, i partiti goranci e bosgnacchi, i 7400 (complessivi) dei partiti che rappresentano i rom ashkali e gli egiziani di lingua albanese (PDASHK e IRDK).

Per quanto riguarda i risultati delle tre principali formazioni politiche albanesi, tenendo come punto di riferimento le elezioni municipali dell'anno precedente, emergono dati alquanto interessanti.
La LDK di Ibrahim Rugova, dopo avere ottenuto il 58% dei consensi nelle file dei votanti albanesi nel 2000, puntava a riconfermarsi il primo partito e a superare la soglia del 50%, per potere godere della maggioranza assoluta in parlamento, cosa che avrebbe portato alla automatica elezione di Rugova alla Presidenza del Kosova ed all'incarico di formare il governo ad un Primo Ministro appartenente alla LDK. Le cose non sono andate in questa direzione, nonostante i proclami trionfalistici di Rugova alla chiusura dei seggi elettorali: la Lega Democratica del Kosova ha ottenuto il 45,65% dei consensi e, cosa molto significativa, ha perso rispetto all'ottobre 2000 circa 38.000 voti (i suoi elettori sono stati 359.851 rispetto ai 398.000 delle municipali). Con questo risultato la LDK, che pure si è riconfermata come di gran lunga la maggiore forza politica della provincia, ha ottenuto 47 seggi in Parlamento, risultato lontano dai 61 a cui aspirava e che gli avrebbero dato mano libera in Assemblea. Da notare i 15 deputati di sesso femminile eletti nelle file della LDK, la cui presenza tra le fila degli eletti in parlamento è stata imposta dalla comunità internazionale, in una società come quella kosovara, ancora per molti aspetti fortemente sessista ed in cui le donne sono spesso discriminate nelle aree rurali.
La LDK è costretta quindi a negoziare la composizione del nuovo governo con i suoi acerrimi rivali, il PDK di Hashim Thaqi e l'AAK di Ramush Haradinaj, dai cui schieramenti si sono già levate accuse ai rugoviani di volere prendere accordi con la coalizione serba per escluderli dalle nuove istituzioni del Kosova, accuse prontamente smentite dalla LDK e comunque prive di fondamento, almeno in questa fase.
Un buon risultato ha ottenuto il Partito Democrativo del Kosova (PDK) di Thaqi, che rimane la seconda forza politica della provincia con il 25,7% dei voti, 26 seggi conquistati in Parlamento e soprattutto con una base elettorale aumentata rispetto al 2000: gli albanesi che hanno scelto il PDK sono passati da 187.000 a 202.622. Il buon risultato del partito dell'ex comandante dell'UCK lo pone come candidato legittimo alla carica di Primo Ministro, che difficilmente tuttavia la LDK si farà strappare, pur dato per scontata l'elezione di Ibrahim Rugova alla Presidenza del Kosova con "l'aiuto" di quei 14 deputati necessari per ottenere la maggioranza assoluta, necessaria per l'elezione del Presidente al terzo scrutinio (9).
Anche se Thaqi non riuscirà ad ottenere l'ambita carica di Primo Ministro, il suo partito si è assicurato comunque un buon numero di ministeri nel nuovo esecutivo. Da segnalare tra i deputati eletti nelle file del PDK Flora Brovina, il medico e poetessa detenuta per più di un anno nelle carceri serbe ed accusata di essere una sostenitrice dei "terroristi" dell'UCK per avere curato alcuni guerriglieri feriti, divenuta una figura-simbolo, insieme ad Albin Kurti (10), delle migliaia di prigionieri politici albanesi detenuti in Serbia. E' stato eletto anche Driton Lajci, che è stato alla testa della UPSUP (Unione Studenti Universitari Indipendenti) di Prishtina, dopo che Albin Kurti si allontanò dall'organizzazione per assumere il ruolo di portavoce di Adem Demaci (11).
La terza forza politica albanese, l'Alleanza per il Futuro del Kosova (Aleanca per Ardhmerine e Kosoves - AAK) di Ramush Haradinaj (12), ha ottenuto risultati altrettanto soddisfacenti, se si considera che rispetto alla formazione presentata alle municipali, l'Alleanza, che è un insieme di partiti politici e formazioni indipendenti tenuti insieme dalla leadership di Haradinaj, che ne è il fondatore e il Presidente, si è presentata senza due delle sue principali componenti: la LKCK e la LPK. Queste due formazioni politiche costituiscono le forze più radicali all'interno dello schieramento albanese: di ispirazione marxista-enverista, auspicano una futura unione del Kosova con l'Albania e con i territori a maggioranza albanese di Serbia meridionale, Montenegro e Macedonia; i loro membri sono in maggioranza ex-guerriglieri, che hanno finanziato la lotta contro Belgrado dall'estero fin dagli anni '80 (LPK) e che si sono poi uniti sotto la direzione dell'UCK all'esplodere del conflitto armato nella primavera 1998.
L'AAK aveva ottenuto, il 28 ottobre 2000, 53.000 voti; ora, pur senza LKCK e LPK, che si sono staccati dall'Alleanza pochi mesi dopo le municipali per divergenze sull'assegnazione dei seggi nei consigli comunali e che si sono presentate da sole alle parlamentari del 17 novembre (13), la sua base elettorale è cresciuta a 61.668 unità.
L'AAK con il 7,83% dei voti, pur superata da Povratak, ha ottenuto 8 seggi nel nuovo Parlamento del Kosova ed ha i numeri per giocare il ruolo decisivo tra le due principali forze dello schieramento albanese. L'Alleanza si assicurerà alcuni ministeri e ha siglato, subito dopo il voto, un accordo politico con il PDK, che prevede l'esclusione di un accordo politico a due con la LDK che escluda "l'alleato" dalle poltrone che conteranno di più.
In questo modo Rugova sarà costretto a mediare e a trovare un accordo con i suoi rivali Thaqi e Haradinaj, data l'impossibilità di tentare qualsiasi tipo di accordo politico con la parte serba, sicuramente prematuro, che non sarebbe accettato dall'elettorato ed equivarrebbe ad un suicidio politico.

UN TENTATIVO DI ANALISI DEL VOTO

Dall'analisi di questi risultati appare evidente come all'interno dell'elettorato albanese vi sia stato, nel corso dell'ultimo anno, uno spostamento della base elettorale, che ha penalizzato la LDK a favore dei partiti rivali, PDK e AAK.
Se si confrontano i dati delle municipali del 2000 (14) con quelli della consultazione del 17 novembre scorso in termini di voti più che di percentuali (cambiate a causa della partecipazione della coalizione serba):
LDK: -38.000 voti circa
PDK: +15.000 voti circa
AAK: +8500 voti circa (senza contare i 13.000 voti ottenuti, insieme, da LKCK e LPK, che nel 2000 facevano parte dell'Alleanza).
Per potere tentare di dare una spiegazione a questi dati è necessaria un'analisi "geografica" del voto albanese: dove ha perso la LDK e dove hanno invece aumentato i loro consensi il PDK e l'AAK?
Il partito di Ibrahim Rugova si è riconfermato la prima forza politica, confermandosi il primo partito in 20 delle 21 municipalità del Kosova che aveva conquistato nel 2000, con un buon margine sugli avversari. Tuttavia il successo della LDK si è rivelato inferiore alle aspettative e la Lega Democratica ha perso dovunque migliaia di voti, soprattutto nei centri urbani più importanti, base elettorale principale del partito: 7000 a Prishtina, 9000 a Prizren, 5000 a Peja/Pec, 5500 a Gjakova/Dakovica, 3000 a Gjilane, 2000 a Podujevo, 4000 a Mitrovica, 2600 a Suhareke/Suva Reka, 1300 a Ferizaj/Urosevac.
La LDK ha registrato un calo di voti anche nelle municipalità "minori", dove è comunque risultata di gran lunga il partito più votato dagli elettori: 1400 voti in meno a Vushtri/Vucitrn, 3600 a Rahovec/Orahovac, 1700 a Istog/Istok (dove è nato lo stesso Rugova), 500 a Viti/Vitina, 700 a Lipljan, 900 a Decani, 2300 a Malishevo (dove il PDK è diventato il primo partito), 1100 a Kamenice, 1300 a Klina, 1000 a Dragash, 280 a Obiliq, guadagnando soltanto a Kosovo Polje/Fush Kosoves circa 350 voti.
Nelle municipalità predominio del PDK, il partito del "Professore" rimane una forza marginale ed ha perso comunque ulteriore consenso, tranne che a Kacanik.
Ciò che colpisce maggiormente è il consistente calo di voti della LDK nelle principali città della Kosova.
Il PDK di Hashim Thaqi ha mantenuto saldi i suoi "feudi" in Drenica, la zona collinare al centro del Kosova teatro dei maggiori scontri durante la guerra contro le forze di Belgrado, culla dell'UCK e quasi completamente devastata dai reparti serbi, ma dove sacche di resistenza hanno resistito fino alla fine: a Gllogovc e Skenderaj/Serbica il PDK domina incontrastato con percentuali dell'ordine dell'83-84% dei votanti. Il partito di Thaqi è rimasta la prima forza politica anche nelle municipalità di Shtimlje e Kacanik, suppur con margine di poche centinaia di voti rispetto alla LDK (15).
Il PDK ha tenuto nelle grandi città, aumentando la sua base elettorale, pur rimanendo parecchio distanziata dai rivali della LDK: ha perso 400 voti a Prishtina (LDK 57,8% - PDK 20,4%), ma ne ha guadagnati 1500 a Prizren (LDK 42,3% - PDK 26,3%), 700 a Ferizaj/Urosevac (LDK 62,8% - PDK 27,4%), 2000 a Gjilane (LDK 50,2% - PDK 28,9%), 920 a Mitrovica (LDK 56,4%, PDK 28%).
I migliori risultati il partito di Thaqi li ha conseguiti nelle zone rurali, dove il divario rispetto al successo travolgente ottenuto dalla LDK nel 2000 è diminuito. Il PDK rimane il secondo partito ma guadagna parecchi voti: 1500 nella municipalità di Lipljan (LDK 42% - PDK 39,4%), quasi 2000 a Malishevo, dove ha scavalcato i rivali (PDK 51,7% - LDK 39,5%), 1400 a Podujevo (LDK 59,6% - PDK 27%), 900 a Rahovec/Orahovac (LDK 49,6% - PDK 25,7%), 600 a Viti/Vitina (LDK 53,5% - PDK 27%) 500 a Kosovo Polje/Fush Kosove (LDK 54,5% - PDK 20,4%), 1500 a Suhareke/Suva Reka (LDK 64,3% - PDK 21,4%), che con Ferizaj/Urosevac e Istog/Istok rimangono comunque le aree dove il supporto alla LDK raggiunge punte superiori al 62%. Il PDK ha guadagnato qualcosa anche a Vushtri/Vucitrn, Istog/Istok e a Obiliq, ha perso voti soltanto a Klina e a Dragash, rimanendo stabile a Kamenice.
Nella piana del Dukagjin il PDK si è confermato una forza marginale, distanziato anche dall'AAK, con percentuali molto basse (6,8% a Gjakova/Dakovica, 11% a Peja/Pec, 3.9% a Decani).
Hashim Thaqi ed i suoi possono considerarsi soddisfatti del buon risultato elettorale e puntare a poltrone di tutto rilievo nel nuovo Governo del Kosova, seppure la carica di Primo Ministro appaia un obiettivo molto difficile da raggiungere per Thaqi.
Un risultato positivo ed un aumento della base elettorale può vantare anche l'AAK di Ramush Haradinaj, che si è confermata la terza forza politica albanese con un lusinghiero 7,83%. L'Alleanza si è confermata la seconda forza, dietro alla LDK, nelle 3 municipalità del Kosova occidentale che costituiscono il serbatoio di voti del partito, dove la leadership di Haradinaj è indiscussa: l'AAK ha guadagnato 1800 voti a Peja/Pec, raggiungendo il 22,9% (LDK 55,5%), 2300 a Gjakova/Dakovica (LDK 49,9% -AAK 24,1%), 1450 a Decani, dove raggiunge il 40% dei voti (LDK 53,2%). L'Alleanza ha ottenuto un buon risultato anche nel distretto della capitale Prishtina, dove ha raggiunto il 10,3%, guadagnando 2100 voti in più rispetto alle municipali. Discreti i risultati a Rahovec/Orahovac (8,5%), Klina (8%), Istog/Istok (8,3%), Kamenice (7,6%) e Gijlane (6,8%), pressoché inconsistenti i risultati conseguiti nelle rimanenti municipalità.
I partiti di ispirazione marxista continuano ad avere poca fortuna da queste parti: la LKCK si è fermata all'1,11%, superando la soglia dei 1000 voti soltanto a Prishtina, a Rahovec/Orahovac (dove raggiunge il 6,1%) e a Podujevo (16); la LPK ha superato i 500 voti soltanto a Suhareke/Suva Reka ed a Rahovec/Orahovac, fermandosi allo 0,56% delle preferenze totali. Fatmir Humolli (LKCK) e Bedrush Collaku (LPK) rappresenteranno i due partiti in Parlamento.
Il Partito Rivoluzionario Albanese (PRSH), di ispirazione enverista e con uno scarsissimo seguito, non si è iscritto alla consultazione elettorale.

Analizzando i suddetti risultati, è evidente che lo spostamento di una parte dell'elettorato albanese dalle fila della LDK a quelle del PDK ed in alcuni casi dell'AAK. L'equilibrio tra le forze politiche albanesi rimane fortemente sbilanciato a favore della Lega Democratica di Rugova, che conserva rispetto a Thaqi un'immagine più affidabile, agli occhi dell'elettorato, come guida politica capace di traghettare il paese verso l'agognata indipendenza. Tuttavia il consenso a favore della LDK non si è rivelato altrettanto forte rispetto a quello espresso dagli elettori nel 2000 e quei 38.000 voti in meno sono costati cari ai rugoviani, che dovranno scendere a compromessi con gli ex capi guerriglieri per la formazione del governo, nel quale AAK e soprattutto PDK saranno ben rappresentati.
Considerando che la campagna elettorale delle forze politiche albanesi è stata incentrata su tematiche che esulano dalla classica distinzione destra-sinistra, categoria interpretativa che non costituisce un parametro importante nel Kosova di oggi (dove il termine "comunismo" ha tuttora un'accezione fortemente negativa e rimanda alla memoria degli albanesi i tempi del dominio della Yugoslavia socialista di Tito e quelli del "compagno Milosevic" sulla provincia).
I tre principali partiti hanno posto al centro della loro campagna elettorale la questione dell'indipendenza, obiettivo auspicato e promesso dai principali leader, i quali hanno fatto sentire la loro voce di protesta al momento dell'accordo-beffa tra Haekkerup ed i leader serbi, col quale si è stipulato un documento che lega il Kosova direttamente alla Repubblica di Serbia, necessario per assicurarsi l'appoggio di Belgrado alla partecipazione al voto dei serbi kosovari. Thaqi è stato particolarmente critico con l'Amministrazione delle Nazioni Unite in questa occasione.
Un'altra questione di particolare importanza affrontata nei mesi precedenti al voto è stata quella del ritorno dei profughi e degli sfollati serbi e rom, il cui progetto è stato approvato e già avviato dall'UNMIK e dall'UNHCR e riguarda parecchie municipalità della provincia. Le proteste degli abitanti albanesi, timorosi di vedere ritornare come vicini di casa tra gli altri anche alcuni criminali di guerra, sono state raccolte soltanto in parte dai leader albanesi, timorosi di non scontentare l'Occidente.
I programmi elettorali dei partiti albanesi non contenevano particolari differenze tra loro, incentrati sulle questioni dell'indipendenza, del rientro dei serbi e su quelle della costruzione e della gestione delle nuove strutture governative e giudiziarie della provincia (17), sulla lotta alla criminalità ed alla corruzione, fenomeni di cui la società kosovara è ancora fortemente impregnata, sulla sicurezza.
Appare avere avuto buon esito la maggiore determinazione mostrata negli ultimi mesi da Thaqi e dai dirigenti locali del PDK. Il Partito Democratico ha giocato sull'emotività ed il timore dei cittadini albanesi, ai quali viene prospettato un ritorno alla convivenza con la comunità serba, da parte della comunità internazionale, che nessuno è disposto ad accettare facilmente e senza particolari garanzie, e che i leader politici hanno saputo utilizzare strumentalmente, facendo leva sull'insicurezza e sulle paure dell'elettorato.
Il PDK (oltre che l'AAK) sono i partiti politici nei quali si sono riciclati la maggior parte degli ex capi guerriglieri, "figli" dell'UCK e dei suoi dirigenti militari che hanno intrapreso la carriera politica. In un momento particolare della storia post-bellica del Kosova, con la prospettiva dell'indipendenza che non si concretizza e con il rientro dei serbi già avviato, il bisogno di essere rassicurati e di affidare il proprio destino nelle mani di coloro che hanno combattuto e si sono guadagnati il rispetto della popolazione aumenta. Il futuro incerto del Kosova e la partecipazione della comunità serba alla consultazione elettorale costituiscono due fattori che hanno contribuito a radicalizzare l'elettorato albanese. Per queste ragioni il consenso della LDK di Rugova, pur rimanendo molto alto, è calato a favore delle forze politiche più radicali.
Il co-governo con i leader politici serbi e delle altre minoranze etniche, lo spettro della difficile convivenza con la comunità serba, che creerà parecchi problemi quando il programma delle Nazioni Unite di rientro dei profughi partirà a pieno regime, e le scelte di politica internazionale che difficilmente daranno agli albanesi una prospettiva reale di autogoverno e di indipendenza della provincia, che rimarrà formalmente parte della Serbia negli anni a venire, contribuiranno a radicalizzare ancora di più l'elettorato albanese nel prossimo futuro.

NOTE

1) Per un'analisi del risultato elettorale del 28 ottobre 2000, vedi il link a http://www.ecn.org/balkan/0104kosovaAndrea.html.

2) Haekkerup si è dimesso dall'incarico il 28 dicembre per motivi famigliari; il successore deve essere ancora nominato dal Segretario Generale Kofi Annan.

3) Il testo integrale del documento (in inglese) è visibile al sito dell'UNMIK all'indirizzo: http://www.un.org/peace/Kosova/pages/regulations/constitframe.htm

4) Acronimo usato dai serbi per indicare la regione: il Kosova è la parte orientale, la Metohija (che in serbo significa "Bene ecclesiastico") è costituita dalla pianura occidentale, ricca di testimonianze storiche e religiose del regno medioevale di Serbia.

5) Nello scorso autunno è stato avviato il rientro di alcune decine di profughi serbi del villaggio di Osojane, nella municipalità di Istog/Istok, nella zona nord-occidentale del Kosova, che ha visto veementi proteste da parte degli abitanti albanesi della zona.

6) I dati qui di seguito sono quelli riportati dai risultati ufficiali certificati dall'OSCE: Cfr. http://www.osce.org/Kosova/elections/results/information_package.pdf

7) Nel caso del doppio acronimo per indicare una località, il primo indica quello albanese, il secondo quello serbo.

8) Vatan ha ottenuto buoni risultati a Dragash (2200 voti -15,9%) a Prizren (3500 voti -5,6%) e a Peja/Pec (1354 voti -3,25%), le zona dove è concentrata la comunità degli slavi musulmani.

9) Ad oggi Rugova non ha ottenuto i necessari 2/3 dei voti nei primi due turni di votazione per la carica di Presidente del Kosova; in attesa del terzo scrutinio, con il quorum fissato al 50% +1 dei voti dei deputati, è già iniziata la "compravendita" dei voti in aula...

10) Albin Kurti è stato rilasciato soltanto lo scorso 7 dicembre dal carcere di Cuprija, in Serbia.

11) Adem Demaci è una delle figure politiche albanesi più autorevoli del Kosova: trascorse 28 anni di carcere nella Federazione Yugoslava di Tito per avere propagandato l'indipendenza della Provincia del Kosova dalla Serbia; allo scoppiare del conflitto armato nel 1998, divenne rappresentante politico dell'UCK fino agli accordi di Rambouillet, ai quali si oppose.

12) Haradinaj è l'ex comandante della 137a brigata dell'UCK, quella che ha opposto maggiore resistenza durante la guerra ai reparti speciali serbi nella zona occidentale, al confine con l'Albania. Gode di ampia popolarità in tutto il Dukagjin (la pianura occidentale del Kosova), dove l'AAK ha il suo principale serbatoio di voti.

13) La LKCK (Levizja Kombetare per Clirimin e Kosoves - Movimento Nazionale per la Liberazione del Kosova) ha ottenuto un buon risultato, unica forza politica minore albanese a superare la soglia dell'1% (1,11%), con 8725 voti ed 1 seggio conquistato in Parlamento. Discreto il risultato della LPK (Levizja Popullore e Kosoves - Movimento Popolare del Kosova), che con 4,404 voti è riuscita ad assicurarsi un seggio in assemblea.
Nell'AAK è confluito nel 2001 il partito di Naim Maloku, altro ex capo-guerrigliero, che si era presentato da solo, con risultati deludenti, nelle municipali del 2000.

14) I risultati delle elezioni municipali del 28 ottobre 2000 sono visibili sul sito dell'OSCE all'indirizzo: http://www.osce.org/Kosova/elections/archive/2000/results.php3

15) Nelle municipalità di Shtrepce e di Novo Brdo, dove risiedono consistenti comunità serbe e Povratak è risultato il primo partito, il PDK ha raccolto comunque più voti della LDK.

16) La migliore percentuale la LKCK l'ha ottenuta nella piccola municipalità di Obiliq con il 6,27% dei voti, pari a 509 voti.

17) Anche per quanto riguarda l'autonomia giudiziaria dei kosovari, l'UNMIK ha previsto di mantenere un controllo stretto sulla composizioni delle corti, con la possibilità di prendere decisioni vincolanti in merito da parte dell'Amministratore ONU e dalle istituzioni dell'UNMIK. Cfr.Contitutional Framework for Provisional Self-government in Kosova, nota 2.