Lottare e dibattere.
Le elezioni legislative hanno permesso alla destra di ottenere la maggioranza assoluta dell'assemblea anche se non ha ottenuto che un terzo dei voti degli aventi diritto. Mentre si preparano delle contro-riforme noi dobbiamo organizzare la controffensiva e costruire una vera sinistra. 20 giugno 2002, di Marcelin Caillou, da Rouge.


I risultati del secondo turno delle elezioni legislative confermano quelli del primo turno. La destra si afferma largamente; la sinistra tradizionale subisce una nuova disfatta, anche se il divario è minore che alle legislative del 1993. Ma il fatto principale di questo secondo turno è ancora una volta l'aumento del tasso di astensioni che, con circa il 40%, supera di due punti quello del primo turno. In numerosi quartieri popolari e città operaie l'astensionismo supera il 50%. Esso colpisce prevalentemente l'elettorato popolare di sinistra.
Così, il distacco delle classi popolari di fronte a questa sinistra tradizionale costituisce una tendenza molto pesante, che si è manifestata in tutte le ultime consultazioni elettorali. Interi settori delle classi popolari si sentono oggi privati della rappresentanza politica.
Le istituzione della V Repubblica, sempre più presidenzialista, una massiccia astensione popolare e un bipolarismo tra due grandi coalizioni che organizzano l'alternanza politica, quasi come negli Stati Uniti: ecco il progetto al quale aderiscono oggi i vertici della destra e del Partito socialista.
Giungeranno a metterlo in opera? E' un'altra questione, perché la storia e il livello della resistenza sociale e politica rappresentano ancora degli ostacoli alla realizzazione di questa impresa.

Contraddizione

I risultati di queste elezioni confermano, in effetti, una contraddizione foriera di tensioni e di crisi politiche. Già c'era il paradosso delle presidenziali, nelle quali il presidente eletto non ha ottenuto che il 20% dei voti al primo turno. Ora c'è un profondo scarto tra una destra che si accaparra più di due terzi dei seggi all'Assemblea nazionale ma che ha raccolto in realtà meno di un terzo dei voti degli aventi diritto. La nuova assemblea non rappresenta i reali rapporti di forza del paese. Malgrado la retorica sulla "Francia dal basso", queste elezioni evidenziano la chiusura della classe politica su se stessa. Solo una rappresentanza proporzionale potrà cominciare a dare una soluzione democratica all'arbitrio di questo sistema elettorale. Dopo il secondo turno delle legislative, la logica delle istituzione della V Repubblica può contenere la crisi, ma questa vittoria della destra non elimina i problemi sociali, democratici, ecologici di fronte ai quali devono confrontarsi milioni di giovani, di salariati, di disoccupati.
Questa configurazione sociale e politica spiega la prudenza della destra, la sera del 16 giugno, cosciente alla sua maniera dei rapporti di forza reali. La sua ossessione? La ripetizione dello scenario dell'inverno 1995, un nuovo confronto con il movimento sindacale! [vedi Reds n.59, Le lotte del novembre-dicembre 1995 in Francia, N.d.R.]. Ma queste dissimilazioni non devono affievolire la vigilanza del mondo del lavoro. Espressione degli interessi delle classi dominanti e dei mercati finanziari, il governo Chirac-Raffarin si appresta a spingere un nuovo treno di controriforme liberiste e, sulla base di questa politica, a plasmare le destre francesi secondo un modello di presidenzialismo accelerato delle istituzioni. Così, queste elezioni potranno essere una tappa decisiva nella costruzione del partito conservatore dell'alternanza.
Le lezioni che traggono i partiti della sinistra plurale vanno anch'esse nella direzione di un maggior adattamento dei loro organismi alle logiche dell'alternanza nel quadro di questa presidenzializzazione delle istituzioni. Aldilàdi questa o quella formulazione critica, i dirigenti della sinistra plurale persistono e sottolineano: la modernizzazione liberista rimane l'orizzonte invalicabile. Certo, il Partito socialista coferma la sua posizione egemonica nella galassia social-liberale. Ma il rovescio della medaglia è che non ha alleati rappresentativi. Il PCF e i Verdi gli sono ancor più subordinati. Dopo il 16 giugno, il dibattito sul bilancio di cinque anni e sulle nuove prospettive rischia di essere messo sotto chiave dalle logiche d'apparato: quello dominante del Partito socialista, ma anche quello di un PCF che, per salvare il suo gruppo parlamentare, sarà tentato di puntellarsi al suo apparato o a quel che di esso resta.

Due urgenze

In queste condizioni, la prima urgenza è organizzare la controffensiva sul terreno sociale, che significa difendere le pensioni, i servizi pubblici, l'occupazione, i salari o i minimi sociali contro gli attacchi governativi in preparazione. Ciò implica svelare il vero contenuto e le conseguenze sociali dei progetti governativi celati dietro i grandi proclami riformatori, unificare le rivendicazioni e costruire mobilitazioni unitarie che richiedono un grande impegno organizzativo e di associazione dei sindacati.
La seconda priorità è organizzare il dibattito sulla necessità di una nuova forza politica a sinistra, in grado di fare da riferimento alle decine di migliaia di militanti dei movimenti sociali, di incarnare una sinistra radicale e di sviluppare sul terreno gli assi di una politica anticapitalista. Contribuire a questo dibattito necessario, è l'obiettivo che si è data la LCR assumendo l'iniziativa di organizzare, al prossimo rientro, con tutti coloro che sono interessati, dei "forum per una sinistra anticapitalista"...