Due settimane fa veniva sgomberato il SELVA 21,
una occupazione fresca di pochi giorni nella zona di via Bologna (in contemporanea, un'altra occupazione il Casotto di corso Palermo, di propietà del comune, veniva sgomberata). Il SELVA 21
è di propietà delle Costruzioni Ristrutturazioni e Attività
Immobiliari, una delle tante imprese edili che monopolizzano le case,
lasciandole come in questo caso a marcire fino a che si presenta il
momento buono per far partire la speculazione, ciò che trasforma una
necessità (la casa) in un affare redditizio per pochi.
Oggi rilanciamo a partire da qui.
PROBLEMI DI CASA? OCCUPA IL POSTO VUOTO PIU' VICINO
Questa occupazione nasce dall'esigenza di pi? persone di trovare una
soluzione abitativa, uscendo da una logica di mercato sempre pi?
sfacciatamente insostenibile.
Non vogliamo continuare a farci
sfruttare, non vogliamo delegare ad altri la soddisfazione dei nostri
bisogni, LA CASA E' UNA NECESSITA' E VA PRESA. Per chi è sotto sfratto,
per chi non può permettersi n affitto, per chi una casa non ce l'ha,
per chi è sfruttato, disoccupato, l'occupazione di case può diventare
l'unica risposta.
E Torino è una città in cui le case sfitte
sono molte, come per esempio gli spazi ex-Enel nel quartiere Aurora,
molte delle case e degli spazi presenti all'interno dell'ex Manifattura
Tabacchi, oltre a tutti gli appartamenti costruiti per le olimpiadi che
presto saranno abbandonati a loro stessi, destinati a marcire.
La pratica dell'occupazione di case è un modo per opporsi alle
speculazioni edilizie e finanziarie che stanno trasformando le città in
enormi centri commerciali e produttivi, in cui c'è spazio solo per chi
può permetterselo.
DALLA NECESSITA' ALLA PRATICA. E la
necessità non è solo di rispondere ad un leggittimo bisogno abitativo
dove chiudere la porta per lasciare il mondo fuori, ma anche quello di
creare spazi di libera socialità (quello tra persone che si scelgono,
non imposta dalle frequentazioni obbligatorie) dove insieme creare
strutture che tramite il libero scambio ci consentano di non fruire di
servizi ma di acquisire direttamente dei metodi che risolvano le nostre
necessità.
Questo nuovo posto vuole essere un luogo aperto ed
in continua discussione con chiunque, stanco di dover elemosinare, di
arrivare alle cose necessarie per il rotto della cuffia o portatore di
critica verso il mondo ed il modo di vivere esistente, abbia voglia di
mettere in gioco le sicurezze di una vita monotona e prigioniera, per
l'incertezza di un domani da costruire.
In meglio. CON LE NOSTRE MANI
Gli occupanti
23 novembre 2005