Lunedì 13 maggio 1996. Libération
I SANS PAPIERS INSISTONO
Cinquecento donne si sono riunite sabato davanti a Matignon
Sotto il loro grande striscione - "Marcia delle donne di Saint-Ambroise per la regolarizzazione dei sans papiers" - si sono sedute di fronte ai cordoni della polizia. Le donne africane, bebé dietro le spalle, bambini per mano, hanno chiesto sabato di essere ricevute a Matignon. "Non ci muoviamo senza i documenti!" hanno cantato per ore. Le porte di Matignon sono rimaste chiuse. I poliziotti non si sono mossi. Bel riassunto del comportamento del governo di fronte ai sens papiers. Non fare niente. Prendere tempo. Agire solo agli estremi. "Si cerca di regolare in silenzio queste situazioni, a suon di microregolarizzazioni vergognose, è l’analisi un alto funzionario. Ma il governo cederà su questi di Saint-Ambroise" proprio come ha ceduto quindici giorni fa dopo lo sciopero della fame dei genitori dei bambini francesi nella cattedrale di Versailles, sostenuti dal vescovo. Chiaramente, regolarizzazioni collettive non si possono ottenere che sotto la pressione dei media e di una parte dell’opinione pubblica. Quindi, gli africani di Saint-Ambroise, sostenuti dalle associazioni, dall’Arcivescovo di Parigi e dal collegio di mediatori, vedranno i loro dossiers <esaminati con un massimo di benevolenza> dietro ordine di Alain Juppé. Alla Prefettura della polizia di Parigi, i loro 400 casi sono sotto esame. "Per uscire dal conflitto, occorrono dei compromessi", assicura il direttore della polizia generale che supevisiona la vicenda. Per far piegare l’amministrazione, erano occorse le espulsioni successive dalla chiesa di Saint-Ambroise e dalla palestra Jupy a marzo, l’appoggio di personalità incontestabili, l’accoglienza dei sans papier da parte di Ariane Mnouchkine alla Cartoucherie de Vincennes, seguito dalla sistemazione in rue Pajol nei locali della SNCF, col sostegno dei sindacati dei ferrovieri CFDT e CGT e di Sud-PTT. E ancora lo sciopero della fame di 55 di loro, tra cui 15 donne, a partire dal 2 maggio. Sabato, la manifestazione in loro favore non ha riunito più di 500 persone. Era stata convocata da Léon Schwartzenberg e da Maya Sudurtz, la presidente della Cadac ( Collettivo di associazioni per il diritto all’aborto e alla contraccezione) il cui sostegno è stato loro acquisito. Ma altre manifestazioni sono in corso di preparazione. "E questa volta saranno di più" promette Maya Sudurtz. Futuro doloroso in prospettiva per il governo? Sul modello di Saint-Ambroise e di Versailles, movimenti cominciano a sciamare per la Francia. A Tolosa, sotto l’occhio benevolo di Monsignor Collini vescovo della città, sei stranieri in situazione irregolare hanno incominciato sabato uno sciopero della fame nella chiesa del Sacro Cuore. Cinque di questi sono genitori di bambini francesi. Un altro è in Francia da undici anni con sua moglie e i suoi quattro figli che non sono francesi. Un centinaio di casi sono nella sede del Collettivo di sostegno dell’Haute-Garonne appoggiati da una petizione con 2.500 firme, dai sindacati, dalle chiese e dalle associazioni. A Marsiglia, un Coordinamento "per il diritto a vivere in famiglia" degli immigrati si è formato. Con alla porta "180 famiglie la cui situazione è bloccata, dice la rappresentante della Cimade. Discussioni sono già in corso con la prefettura". A Colombes nell’Hauts-de-Seine, il Collettivo dei Sans Papiers ha recensito 140 dossier nella comunità e vuole "allargare il movimento a tutta la zona nord del dipartimento. Le riunioni si succedono", spiega un membro del comitato. A Seine-Saint-Denis, una manifestazione dovrà riunire il 22 maggio studenti francesi e famiglie con bambini francesi e famiglie con bambini nati in Francia, tutti in situazione irregolare. Nel 1982, la sinistra al potere aveva lanciato una grande operazione da 140.000 regolarizzazioni. "Dopo, è vero che un esercito fantasma si è ricostruito con situazioni umane molto difficili, a volte inestricabili. Ma nessuno osa lanciarsi in una gestione normale di queste questioni. La stessa parola immigrato sembra tabù" suggeriscono ad alti livelli. Cambiamento repentino o inizio di una riflessione? Lo stesso Jean-Pierre Philibert, il presidente della tanto sbrigliata commissione d’inchiesta parlamentare sull’immigrazione, ammette: "In fondo io sono d’accordo con l’idea difesa dalle associazioni. Bisogna fare delle distinzioni di trattamento tra il vero clandestino arrivato da poco e gli irregolari che vivono da noi da tanto tempo..." Dominique Simonnot