AGGRESSIONE FASCISTA
I giornali del 1/4

Comunicato stampa (29/3)
I giornali (29/3, 30/3, 1/4)
L'ordine del giorno deliberato dal Consiglio Comunale (30/3)

Ora si cercano gli skinhead in tutta Italia
La polizia sta tentando di identificare i non pavesi
che hanno preso parte all'assalto di venerdì sera

(a. a.).

PAVIA. Filmati inviati a tutte le questure d'Italia, fotografie degli incidenti spedite ad organi di polizia giudiziaria e testimoni interrogati. La Digos sta proseguendo l'inchiesta per identificare il resto degli skinheads che, venerdì sera, ha preso di mira il Barattolo di via dei Mille durante un dibattito pubblico. Dieci "teste rasate" (probabilmente sono tutti pavesi) sono stati già identificati dalla polizia. Le accuse nei loro confronti sono molto pesanti: violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, danneggiamento e anche ricostruzione del partito fascista. La loro posizione dovrà ora essere esaminata dal magistrato. Ma nell'elenco degli assalitori mancano una ventina di persone, tutti arrivati da altre province.
Gli investigatori stanno cercando di identificarli ma, per il momento, non ci sono tracce. Secondo alcuni testimoni, almeno due skinheads parlavano con uno spiccato accento romano. Le indagini proseguiranno anche nei prossimi giorni. Durante gli scontri, avvenuti davanti al Barattolo, erano rimasti feriti quattro agenti della Digos e una ragazza austriaca che è arrivata a bordo di un'automobile guidata da un milante di sinistra. La vettura è stata semidistrutta dalla furia degli assalitori.
Venerdì sera davanti all'ingresso del Barattolo (era in programma un convegno) c'erano tre pattuglie di poliziotti, due della Digos con personale in borghese (con cinque uomini) ed altri due agenti della volante. Un servizio piuttosto consistente anche se nessuno si aspettava un assalto così violento. Gli assalitori avevano usato una tecnica militare. Avevano fatto esplodere due petardi molto potenti vicino al Barattolo e così alcuni agenti di guardia si erano spostati di un centinaio di metri per vedere cosa stava succedeno. In realtà era solo una trappola perchè gli skinheads avevano subito attaccato cercando di entrare al Barattolo. Per fortuna altri agenti erano rimasti fermi e così, anche con l'aiuto di personale del centro sociale, erano riusciti a chiudere in tempo il cancello. Un ispettore della Digos era rimasto contuso nell'operazione. Nemmeno uno skinheads è riuscito ad entrare nei locali.
L'assalto ha avuto un seguito, domenica pomeriggio, sul piazzale della stazione. Dario Rocco Nuzzo, un giovane di 28 anni che venerdì sera era al Barattolo, è stato riconosciuto da tre skinheads che lo hanno aggredito. Lo hanno colpito con una bottigliata e con alcuni calci. E' stato medicato al Pronto soccorso: guarirà in cinque giorni.

«Al Barattolo come con An voglio solo essere libero»
L'INTERVISTA Parla il ragazzo assalito in stazione

di Roberto Torti

PAVIA. Dario Nuzzo è di Galatina, provincia di Lecce. 28 anni, da tre a Pavia, dove ha trovato una folta colonia di conterranei («sì sì, siamo come i cinesi...») e una comunità che fino a tre sere fa avrebbe definito senza mezzi termini tranquilla, serena, aperta. Tre sere fa, invece, era al Barattolo durante l'assalto degli skinhead. E domenica è stato aggredito in pieno giorno sul piazzale della stazione al grido di «ora ti ammazziamo». Cinque giorni di prognosi e uno sbigottimento che è più grande della stessa rabbia.
La sua colpa qual è? Essere uno del Barattolo?
«Ecco, chiariamolo subito. Io non sono uno del Barattolo, non faccio parte del collettivo. Mi è stato chiesto di entrare, ho ringraziato ma ho declinato l'offerta. Semplicemente perchè non la penso sempre come loro».
Evidentemente gli skinhead non lo sapevano.
«Io al Barattolo vado perchè ci sono molti ragazzi simpatici con cui discutere e soprattutto perchè ci sono dei bei concerti e dibattiti interessanti, come quello di venerdì sera. Ci vado anche perchè la birra è buona e costa un po' meno che al pub. Ci vado da libero cittadino e vorrei continuare ad andarci senza paura, è un mio sacrosanto diritto».
Ma venerdì sera cos'era successo?
«Cosa è successo lo sanno tutti. Dentro posso testimoniare che c'era molta paura. Ho rivisto quella ragazza, i lividi sul braccio... una cosa davvero brutta. Per quanto mi riguarda, io ero uscito dalla sala e mi ero rivolto agli skinhead di Pavia, che conosco, dicendo che stavano sbagliando e di piantarla lì».
Li conosce?
«Sì. La cosa curiosa è che due dei tre che mi hanno aggredito in stazione li conosco proprio bene. Di uno non so il nome, ma abbiamo bevuto insieme una birra al bar una domenica, mi ricordo che era il giorno di Pavia-Novara. Avevamo parlato a lungo. E l'altro, quello che mi ha dato la bottigliata, lo conosco ancora meglio. Nella denuncia c'è il suo nome e cognome».
Li ha denunciati? Un bel coraggio.
«Questi episodi sono molto gravi e non devono passare sotto silenzio. E poi l'ho fatto per la mia incolumità. Ho ancora un bel po' di cose da fare nella vita».
Scusi, ma com'è che frequenta il Barattolo, sia pure da "esterno", e conosce gli skin?
«Se conosco uno, lo saluto. Se c'è un dibattito interessante al Barattolo, ci vado. E se ce n'è uno di An, vado anche lì. Sono stato di recente all'Annunciata per un incontro sul futuro dell'Europa, c'era l'onorevole Losurdo. Ho anche conosciuto Carlo Nola: gli ho parlato del problema dei bambini che vengono mandati a prendere l'elemosina. Avevo appena dato 10 centesimi a uno zingarello che avrà avuto due anni. Poi ho visto che sua madre si era appena comprata un pacchetto di Marlboro Light. Io fumo le Pall Mall per risparmiare... beh, mi ero indignato. Nola mi ha ascoltato, è una persona attenta».
Ma lei da che parte sta?
«Se proprio dovessi definire la mia ideologia, mi porrei in una destra moderata. Ma una destra come dico io, democratica, con certi valori».
Che beffa, allora, essersi beccato quella bottigliata.
«Di fronte a certe cose la destra e la sinistra non contano. So che forse è un'utopia, ma sogno un mondo dove per far valere le proprie ragioni non si usano le mani, sogno un punto d'incontro tra chi la pensa diversamente. Il dialogo, il rispetto delle diversità. Certo, sarà un'utopia: però, ecco, al Barattolo ho trovato un ambiente aperto, sempre disposto alla discussione, dove ognuno può dire la sua anche se non è omologato dentro un clichè».
Gli skin discutono meno.
«E io non ho nessuna intenzione di fargli il lavaggio del cervello. Si tengano i loro ideale, però lascino che io tenga i miei. Io sono per la pace, una pace cristiana. Sono cattolico praticante, io quei tre li ho perdonati. Gesù dice di porgere l'altra guancia e io ci provo a farlo, anche se il mio istinto mi direbbe altro».
Quanti ne ha trovati, a Pavia, di ragazzi come lei?
«Pochi. Anzi, nessuno. C'è molta contrapposizione: chi è di sinistra con quelli di destra non discute, e viceversa. E poi, curiosamente, c'è anche molta neutralità: nè con gli uni nè con gli altri. Attenzione però, è una neutralità ben diversa dalla mia: quelli se ne fregano, io invece cerco il dialogo, la pace, rifiuto la violenza, io ascolto tutti, parlo con tutti, voglio essere libero di pensare e di fare, voglio poter decidere se andare al Barattolo a ballare o al comizio, chessò, di Fini. Io frequento abitualmente un ambiente di sinistra come il Barattolo, però poi saluto gli skin in piazza, anche se qualcuno dei miei amici si scandalizza».
Ai tre dell'aggressione ha qualcosa da dire?
«A quello della bottiglia dico che, siccome fa sport, la sua aggressività potrebbe sfogarla altrove: sarei anche disposto a fare il tifo per lui. All'altro, quello della birra, ricordo la chiacchierata al bar: l'ho visto commuoversi ricordando un amico scomparso, significa che ha cuore e anima e che se gli ideali ci dividono c'è anche qualcosa che ci unisce».
Intanto ha avuto molti attestati di solidarietà.
«In queste ore ho conosciuto gente davvero straordinaria, e ringrazio tutti, scusandomi se non ricordo i nomi. Voglio ringraziare anche la polizia: negli ambienti di sinistra di solito se ne parla male, soprattutto in queste vicende di contrapposizione, e invece ho trovato persone capaci e comprensive, che mi fanno sentire tutelato. Mi confiderò con padre Salvatore degli agostiniani di San Pietro in Ciel d'Oro, una grande persona che ho trovato qui a Pavia: mi ascolta e mi consiglia, è un religioso molto aperto e non bigotto. Sono stato anche in consiglio comunale, mi hanno parlato tutti, da destra a sinistra. Io sto facendo una battaglia per la convivenza, la pace, il dialogo. Vorrei che da questo brutto episodio si traesse una lezione per questa città».
E la sua lezione personale qual è?
«Mah, sono deluso, dispiaciuto. Questo non è certo il mondo che sogno io. E pensare che avrei anche altri problemi. Non ho lavoro da tre mesi, questo sì che è un incubo».

«Basta con Forza Nuova: deve essere sciolta»
Lo chiede il Comitato antifascista: «Pene severe per i violenti»


PAVIA. Il «Comitato unitario antifascista per la difesa delle istituzioni repubblicane» ritorna, con un comunicato ufficiale, sui fatti di venerdì sera. «La sera del 28 marzo poco dopo le 22, una trentina di fascisti, in evidente stato di sovreccitazione - sottolinea la nota -, hanno tentato l'assalto della sede del centro di aggregazione «Il Barattolo» in via dei Mille a Pavia. L'intenzione della squadraccia era quella di impedire lo svolgimento di un dibattito in corso all'interno del centro sulle nuove destre, dibattito al quale partecipavano anche diversi esponenti delle forze politiche locali».
«L'assalto - continua il comunicato -, nonostante dall'interno si sia prontamente chiuso il cancello d'accesso al cortile, è stato di una violenza inaudita: botte, insulti, saluti fascisti, cori e inviti provocatori allo scontro fisico, tentativi di scavalcare il muro di cinta. Le forze dell'ordine, accorse prontamente, ma in numero decisamente inadeguato, nel tentativo di frapporsi tra i fascisti e l'ingresso del centro sono state a loro volta fatte oggetto di insulti e violenze. Il tutto per almeno 30 minuti e senza che arrivassero adeguati rinforzi».
«Nel frattempo sopraggiungeva un'auto con una ragazza e un ragazzo del Barattolo che, riconosciuta dai teppisti neri, veniva circondata e attaccata senza che le forze dell'ordine fossero in grado di impedirlo. I vetri e la carrozzeria venivano spaccati a calci, gli occupanti aggrediti all'interno dell'abitacolo dai naziskin (i soliti di Pavia più altri venuti da fuori), evidentemente non preoccupati dalla presenza delle (esigue) forze dell'ordine».
«Si tratta dell'ennesimo, e più grave, episodio di squadrismo neofascista a Pavia - sostiene la nota -. Pochi giorni fa, al "Pub Dublino", un giovane è stato aggredito per aver guardato "con troppa attenzione" un'effigie di Mussolini impressa sul giubbotto di un fascista».
«I giovani del Barattolo, che hanno sempre rifiutato di scendere sul terreno dello scontro fisico, non sono più sicuri della loro incolumità girando per la città. L'agibilità politica viene impedita in un centro di aggregazione assolutamente pacifico. Questo si chiama fascismo. Non contro il Barattolo, ovviamente, ma contro la città e la democrazia».
«Chiediamo ancora una volta - conclude il comunicato -, ma sempre più convinti, che Forza Nuova (formazione fascista per ideologia e prassi) venga sciolta; che i violenti subiscano, finalmente, le sanzioni penali per i reati che commettono (che ne è stato delle denunce per l'aggressione di qualche mese fa?); che cessino le connivenze o le "comprensioni" (come nel passato) da parte di forze politiche cittadine; che i preposti all'ordine pubblico agiscano in modo tale da prevenire e reprimere la violenza e per evitare che gli agenti vengano vilipesi e picchiati e quindi irrise le istituzioni democratiche; che le forze politiche e le istituzioni locali non si limitino agli ordini del giorno di condanna, pure importanti, ma costituiscano con le associazioni antifasciste un presidio permanente contro lo squadrismo pavese e di importazione; che i cittadini di Pavia non sottovalutino il fenomeno, non rimangano spettatori, ma difendano con la loro testimonianza e solidarietà la libertà di tutti e di ciascuno nella loro città».

IERI SERA
C'è la condanna del consiglio
Voto unanime dell'assemblea


PAVIA. Sull'assalto dei naziskin al Barattolo ed i conseguenti scontri con la polizia, ieri sera il consiglio comunale ha votato, sostanzialmente senza polemiche, un ordine del giorno di condanna di questi episodi e di solidarietà alle forze dell'ordine, in particolare agli agenti rimasti feriti. Inizialmente, a presentare due diversi (ma non troppo) ordini del giorno erano stati Walter Minella (per la maggioranza) e Marco Galandra (per l'opposizione). Il presidente del consiglio ha concesso una sospensione dei lavori di una ventina di minuti perché fosse concordato, come è avvenuto, un documento comune che ha poi trovato il voto unanime dell'assemblea. Il sindaco Andrea Albergati ha anche voluto sottolineare come da parte delle istituzioni (questura, carabinieri e prefettura) ci sia molta attenzione.