PUNTO G: GENERE E GLOBALIZZAZIONE
Cronaca di una giornata

Genova, 16 giugno 2001


Sabato 16 giugno a Genova, Palazzo S. Giorgio, un'imponente costruzione che domina il porto e colpisce per il suo giallo-oro illuminato dal sole.
Genova è un immenso cantiere; intorno si sta rifacendo la pavimentazione e il lavorìo è incessante. Anche all'interno del palazzo, al Forum mondiale delle Donne il lavorìo è costante. Sono idee e mani che si muovono, il salone del convegno è carico delle parole che escono dagli interventi e, dietro i box delle traduttrici, ci sono le mani che si muovono per costruire la manifestazione che si terrà nel pomeriggio.
Un gruppo di rappresentanti del forum va a relazionare alla stampa, gli interventi continuano, il clima è attento e vivace.
Nella giornata precedente si sono tenuti i lavori di gruppo, lì il confronto è stato serrato e altre idee si sono aggiunte, come maglie di una rete che da Pechino unisce tutte coloro che non accettano la logica globalizzante.

In tarda mattinata viene letta la carta di intenti che diventerà il documento conclusivo del forum, è un documento aperto che, come viene ribadito sarà modificato dalla discussione "diventata angosciante dopo Göteborg" sulle pratiche politiche, le manifestazioni di luglio, la violenza.
Nel documento si parla di protesta contro l'occupazione militare di Genova, contro tutti i fondamentalismi religiosi, protesta contro le manipolazioni genetiche, le violenze e le molestie sessuali, contro una politica economica iniqua e contro la distruzione totale dello stato sociale, contro le spese militari. Si ribadisce invece un desiderio di lottare per la libertà e il rispetto della vita di ciascuna e di ciascuno, per la strenua difesa della 194, così ferocemente attaccata in questi ultimi mesi, di lottare per un "rapporto sobrio e grato verso la natura e la terra".
E ancora di lottare per un felice e rispettoso rapporto tra le persone, per una politica che metta al primo posto la pace.

Nel pomeriggio poi la manifestazione per le strade di Genova, intasate di auto (proprio a dimostrare le difficoltà e la scarsa collaborazione che l'Amministrazione ha offerto...) bella, colorata, vitale, la rete, con le maglie fatte di stoffe, di teli, risente dell'usura, sono le difficoltà e il peso del quotidiano che le donne da sempre portano con loro ma sono anche nodi forti sono stoffe robuste; ognuna può legare il suo pezzo, può annodarlo o più semplicemente può inserirsi reggendo la trama.
Siamo tante e via via, il corteo si ingrossa, il cielo è terso e l'aria è calda, un gruppo di donne del Centro donna di Genova esegue una danza morbida e ritmata con le mani che si toccano e si allontanano, è energia pura,
altre donne, nella piazza del Campetto si cimentano con la riproposizione del testo della Donna Cannone .
Ci sono le storiche femministe e le giovani (tante) a protestare contro la guerra, la violenza anche contro la nutrita schiera di polizia che non abbandona un secondo il corteo l'immagine e alquanto stridente, i canti e le danze stanno lì a dimostrare che la loro presenza è assolutamente inutile e visivamente irritante.
C'è tra le donne, la rappresentante afgana che gira finalmente libera dal burqua che altre hanno preso in prestito .

La protesta è assolutamente pacifica cosi come la si vorrebbe a luglio, gli slogan sono giochi ironici dell'intelligenza il simbolico è molto forte.
La manifestazione di luglio, ribadiscono tutte, si deve fare e questi sono gli strumenti più efficaci per dimostrare il dissenso, la creatività, la fantasia, l'intelligenza.

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