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DROGA & ALCOL: |
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Il 19 aprile 1999 è stata depositata
a palazzo Matignon una petizione firmata da 20 mila persone contro la
confusione contenuta nel famoso Rapporto Roques, consegnato
a Bernard Kouchner nel giugno 1998, tra produttori di vino e alcolici
da una parte e produttori di droga dallaltra. Secondo i firmatari,
tra cui si annoverano un certo numero di chef raccomandati dalla Guida
Michelin, il paragone fatto dal rapporto tra i danni delle droghe pesanti
e quelli dellalcol è «un duro colpo a tutta una cultura,
quando invece la maggioranza dei consumatori fa un uso ragionevole e
conviviale del vino, i cui benefici effetti sulla salute sono oggi riconosciuti».
Sostituite la parola vino con la parola cannabis e tutti i fumatori
sono pronti a sottoscrivere. Hanno ragione, e la loro battaglia si affianca a quella degli antiproibizionisti in materia di droga. In fondo, cosa dicono? Che un prodotto il cui abuso può causare la morte di una minoranza non può essere rifiutato se la maggioranza sa farne uso. In breve, non è bevendo un bicchiere di beaujolais che si prende la cirrosi. Sostituite beaujolais con joint e cirrosi con overdose e, di nuovo, tutti i fumatori sono pronti a sottoscrivere. I governanti attuali, e ancora di più lEliseo, sono sordi a questo discorso. Neanche la cannabis, che pure non ha al suo attivo alcuna vittima, ha diritto alle attenuanti. Per evitare di trarre le conseguenze legali della non pericolosità della cannabis riconosciuta dal Rapporto Roques, le autorità politiche e sanitarie preferiscono aggravare il quadro generale includendo alcol e vino tra gli stupefacenti. È la verità scientifica a uso variabile sul piano politico. Estendendo allalcol, al tabacco e ai medicinali le competenze di Nicole Maestracci, la tredicesima Madame Antidroga, il Primo ministro ha rafforzato la confusione e confermato che, rispetto a questi prodotti, la sua politica era dettata dalla Medicina. Ci si trincera nella posizione rispettabile e valorizzante del terapeuta che sempre ha fatto comodo nei confronti della droga e che diventa oggi dominante verso lalcol. Compito dei medici non è di gestire il piacere della maggioranza ma di trattare le sofferenze della minoranza. Quando questo atteggiamento diventa una politica, ci si può interrogare sulla qualità dellordinanza. Finora le leghe antialcoliche non hanno dominato la politica viticola della Francia. Sarebbe tempo che in materia di droga ai medici fosse riconosciuto il loro ruolo ma solo quello. Il vino, come lo sballo, è un problema politico e linvadenza della Medicina non è altro che il rifiuto in stile «compassionevole» di affrontare in profondità il dibattito sulle droghe lecite o illecite.
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