Rivista-libro edito da Leoncavallo Libri
Primavera 2000
Prezzo di copertina: £ 20.000

editoriale

«Stupefacente!» è una pubblicazione nuova, e veramente indispensabile. Nel panorama editoriale stupefacente non esiste infatti alcuna rivista che renda conto della complessità di questo tema, affrontandone tutti gli aspetti, e che sappia unire il meglio del magazine d’informazione e del libro di inchiesta, della fanzine militante, del giornale per consumatori, della rivista specialistica e della letteratura geopolitica.
Una rivista «socialmente utile» per leggere, capire, prender parte a un discorso sensato sulle «droghe», per «federare» e connettere il libero pensiero critico, per dimostrare che l’unica scelta possibile in materia di sostanze stupefacenti è una politica che garantisca le libertà e il benessere degli individui, una politica di riduzione dei danni sociali ed economici che a queste sostanze si accompagnano, che sottragga al narcotraffico e alla marginalità, spesso criminale, i consumatori, che ribadisca la discrezionalità nella scelta della cura, com’è nel caso dell’uso medico.
Come? Cominciando dall’Italia, dall’attualità delle campagne sulla sicurezza in cui droghe e migranti diventano periodicamente oggetto di emergenze massmediatiche per affermare le politiche della militarizzazione e del controllo, delle restrizioni e della carcerizzazione di interi settori sociali (La sicurezza è antiproibizionista).
Non mancano, nel nostro caso, proposte di modelli alternativi da affermare attraverso una vasta opera di disobbedienza civile per imporre possibilità diverse di governo dei territori, per individuare nuovi paradigmi culturali e condizioni materiali per una società più accogliente, che sappia tenere in sé le categorie deboli, come i «drogati» e i migranti, maggiormente esposte alla tenaglia del narcotraffico e della «clandestinità».
Semina 2000: 8-9 aprile, giornata nazionale della semina della canapa a segnare la diffusione di una serie di iniziative politiche e culturali che ormai da qualche anno in tutt’Italia accompagnano il ciclo vegetativo della pianta. A Milano, Imperia, Genova, Padova, Roma, Torino... una ragnatela sempre più estesa di luoghi che alla rivendicazione degli usi ludici e del diritto alla libertà di scelta da parte dell’individuo di comportamenti che non producono danni a sé o agli altri, hanno affiancato il recupero degli usi industriali della canapa e la sperimentazione del suo uso terapeutico (Giornata nazionale della semina: una civile disobbedienza)
E non manca neppure una riflessione sull’allarmismo sociale che ha pervaso quest’ultimo anno a partire dalle morti per ecstasy in discoteca, con un contributo alla verità e alla conoscenza sullo stato delle ricerche sulla neurotossicità della sostanza (Ecstasy: neurotossicità non è intossicazione; Nuove droghe e vecchie bugie).
Diversi articoli e interviste s’incaricano di strappare i veli ai grossi traffici degli Stati, spiegano le modifiche del narcotraffico in rapporto al quadro geopolitico e a partire dagli accadimenti internazionali e dalle guerre, denunciano il ruolo di importanti agenzie di Stato come la cia e la dea, testimoniano delle vittime della Guerra alla Droga segnalate dall’associazione californiana Human Rights and Drug War (Balcani: il fuoco e la polvere; CIA: la madrina della cocaina e dell’eroina;Prigionieri di guerra).
Soprattutto, si espongono senza indugio i misfatti prodotti dal sistema proibizionista fondato su una classificazione razzista delle droghe, quelle del Sud che vengono sistematicamente rifiutate a profitto di quelle, sovente più tossiche, del Nord. Si smaschera questa costruzione ideologica viziosa che ha favorito il predominio delle grandi industrie chimiche a svantaggio del piccolo produttore naturale. Si denuncia questo sistema che ha ingaggiato cartelli e mafie, alimentato le narcodittature (dalla Birmania, all’Afghanistan) e instaurato una corruzione generale nella maggior parte delle democrazie. Si agisce contro i metodi repressivi che l’accompagnano e che attentano in maniera insopportabile alla libertà individuale e alla qualità della vita di ognuno.
Un esempio, per tutti, della sottocultura che domina in materia di droghe è la totale assenza dell’informazione sui risultati della sperimentazione dell’uso medico della canapa nella cura di gravi e piuttosto diffuse malattie.
Vogliamo ripeterlo anche su queste pagine: lo statuto legale di una droga non riflette la sua pericolosità, e neppure il suo livello di integrazione nella società. A fronte dell’innocuità dimostrata dalla cannabis, le decine di milioni di consumatori che vengono considerati alla stregua di criminali dalle legislazioni di tutto il mondo subiscono, forse più che tutti gli altri «drogati» questa aberrazione dogmatica.
Per noi non sono le droghe ad ammazzare ma la mancanza di informazione onesta e la disinformazione colossale che la sostituisce. Allora, ce n’è abbastanza di queste menzogne e caricature, dei non detti e delle ipocrisie, delle paure ingiustificate e dei fantasmi agitati per decenni. È tempo di affermare il diritto alla verità. Stabilirla, ecco già un primo obiettivo, un bell’obiettivo. Stupefacente!