
Canapa, cannabis, marijuana
sono nomi diversi per identificare la medesima pianta: Cannabis Sativa.Anche
la produzione italiana, seconda al mondo fino al 1938, dopo lUnione
Sovietica, e oggetto di uneconomia importante e radicata, nonché
di una cultura di cui sono pieni i nomi di molte località e i
ricordi delle generazioni più anziane, ha subìto lerosione
velocissima a opera dei processi industriali, allora innovativi, di
produzione delle fibre artificiali, ma ancor più fortemente,
al di là dei luoghi comuni, linfluenza delle correlate
politiche del proibizionismo, di cui non fu immune neppure lautarchica
Italietta fascista.
Quello
del 1999 è stato lultimo raccolto di un secolo che a buon
diritto passerà alla storia, tra laltro, come il secolo
del proibizionismo e al quale guarderemo in modo analogo ad altri
periodi bui di epoche passate, segnato come è stato dallincapacità
di elaborare altre strategie relativamente al rapporto tra luomo
e le sostanze psicotrope, dalla politicità di una
legislazione che chiama legali alcune droghe e illegali altre, indipendentemente
dallevidenza scientifica, medica, sociale.
Quella del 2000 è la prima semina di un futuro diverso, in cui,
con fatica, si affermeranno nuovi approcci, quelli che abbiamo cominciato
a conoscere proprio in questi ultimi anni, nei quali il recupero degli
usi industriali della pianta di cannabis e la sperimentazione del suo
uso terapeutico si affiancano a una solida rivendicazione degli usi
ludici, alla lotta per la liceità di comportamenti
non nocivi per il singolo e la collettività, eppure sanzionati
esageratamente. La realtà italiana è ancora infatti segnata
dalla legge del 90 che neppure lultimo governo, nonostante
gli impegni presi dalla Conferenza di Napoli sulle droghe, ha saputo
innovare, prigioniero comè di maggioranze che sono andati
progressivamente invalidando i buoni propositi e le immancabili proposte
di legge o referendarie.
Persino il referendum del 93, che sanciva la non punibilità
penale ma solo amministrativa del consumo personale ha dovuto
aspettare anni prima che la Corte di Cassazione della Repubblica, e
non il potere legislativo e politico, ne recepisse la volontà
lungo un faticoso iter ridottosi a dirottare decine di migliaia di consumatori
a prefetture e servizi sociali. Non senza aver prima transitato, certamente
è il caso della coltivazione individuale, per qualche giorno
nelle patrie galere, prima che un giudice ne riconoscesse la natura
e la finalità diversa dallo spaccio, con le difformità
territoriali e gli arbitrî che si possono immaginare.
La prossima legislatura si aprirà nuovamente con le tradizionali
iniziative parlamentari, con i veti di parte del mondo cattolico, con
le grida ignoranti di Gianfranco Fini, con i balbettii di una sinistra
finalmente dichiaratasi antiproibizionista nei congressi ma tuttal
più tollerante nelle azioni. Una sinistra che comincia soltanto
oggi a considerare i danni immani causati dalle politiche proibizioniste,
le alternative possibili, e il semplice dato di fatto che oggi in tutto
il mondo le droghe incidono progressivamente leconomia, la società,
la finanza, i governi e le guerriglie; che quello che 25 anni fa era
lultimo dei problemi ha risalito la graduatoria, capace
di consortilità di ogni natura.
Pure sarebbe sciocco sottovalutare la natura e la dimensione dei mutamenti
in atto e il cambiamento culturale, gli interlocutori e gli avversari
che si produrranno, soprattutto laddove sarà sempre più
chiara la ricaduta di un antiproibizionismo che si qualifica come elemento
non irrilevante, di strategie diverse per la sicurezza pubblica; diverse
sul territorio, diverse nelle carceri e nei comportamenti privati, capaci
di dimostrare la superiorità di prevenzione e libertà
sullattuale repressione e interessata convivenza con mercati segnati
da criminalità di tutti i tipi. La semina della cannabis dellanno
2000 avviene allinsegna di un augurio: che sia linizio di
un processo che porti i 4 milioni di consumatori canapisti italiani
a uscire dalla clandestinità e a prendere la forma di un variegato
movimento politico.
Battere il narcotraffico e lattuale legislazione sono obiettivi
paradossalmente congiunti. Non ci resta che essere disobbedienti, ripeterlo
non guasta, augurando a tutti noi una buona semina e un miglior raccolto.
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