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AL FESTIVAL DI MONTJEAN Nonostante quello che li separa, giovani cannaioli e vecchi canapai d’altri tempi hanno in comune la riverenza verso una medesima pianta, la canapa (cannabis in latino). Essi si scoprono a vicenda nel corso di varie manifestazioni, la più importante delle quali è il Festival di Montjean-sur-Loire, tenutosi lo scorso anno dal 18 al 22 agosto.
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Negli USA la proibizione della cannabis prese il posto di quella dell’alcol (durata una quindicina d’anni). Imposta al resto del mondo, fu introdotta in Francia all’inizio degli anni Sessanta, in un’epoca in cui l’industria della canapa tessile era quasi defunta. Fu solo nel 1964 che un ricercatore israeliano, Raphël Mechoulam, riescì a identificare il principio inebriante dalla cannabis, ch’egli chiamò tetrahydrocannabinol o THC. I canapai francesi potevano ormai fare analizzare le poche varietà di canapa ancora coltivate. Il principio attivo rilevato nei campioni era assai modesto: meno dello 0,5% (la marijuana allora confiscata dalla polizia ne conteneva almeno il 3%).Numerosi Paesi, avendo completamente abbandonato la coltivazione della canapa, accettarono senza batter ciglio la proibizione generalizzata. La Francia decretò che da quel momento in avanti sarebbero rimaste legali solo le varietà contenenti meno dello 0,5% di THC (percentuale poi ridotta allo 0,3%).
![]() I canapai di un tempo, talvolta, la fumavano Nel 1965 vengono seminati gli ultimi ettari di canapa destinata, in Francia, all’industria tessile. (Il tessuto di canapa attualmente disponibile in Europa è importato dall’Asia, dov’è ancora lavorato a mano, o da certi Paesi dell’Est che hanno conservato una piccola industria tessile funzionante con le procedure del secolo scorso.) Mentre la canapa tessile vive le sue ultime ore in Francia, alcune cartiere sperimentano l’addizione di canapa alla pasta di carta (quest’ultima ottenuta non più a partire dagli stracci, come una volta, bensì dalla polpa di legno). Saranno le cartiere a dare il cambio all’industria tessile nell’impiego della canapa, con la fabbricazione di carte «speciali», fini e resistenti: di anno in anno la coltivazione della canapa riprende slancio. Oggi siamo a 12 mila ettari (ancora lontani dai 176 mila ettari del secolo scorso!), ma la Francia è divenuta, grazie alla sua canapa, il primo fabbricante ed esportatore mondiale di carta da sigarette. Un sottoprodotto dell’estrazione della fibra, la «paglia di canapa», è inoltre utilizzato, mescolato con la calce naturale, per il rinnovo di vecchi edifici e per la costruzione di case ecologiche. Non solo. Da qualche anno si spremono i semi di canapa per ottenerne un olio dietetico dalle proprietà uniche. L’ultimo prodotto apparso sul mercato francese è la lana di canapa, un isolante che si presenta in rotoli, come la lana di vetro, ma privo di inconvenienti per la salute (le fibre della lana di vetro, quasi altrettanto fini di quelle dell’amianto, sono cancerogene). Nelle diverse regioni della Francia un tempo produttrici di canapa, esistono associazioni che si propongono di conservare la memoria della sua lavorazione artigianale. In occasione di manifestazioni, vecchi canapai ripetono i gesti di un tempo, per il piacere di una generazione che non li ha conosciuti ma che milita per la riscoperta della canapa (e, tavolta, per la liberalizzazione del suo uso voluttuario). E se i vecchi dalle mani nodose e dai capelli bianchi fingono in genere di conoscere della canapa solo la fibra, talvolta accade che, complice il vino, si ricordino delle sue proprietà inebrianti. Alcuni di loro l’han fumata, soprattutto quando il tabacco costava troppo. Altri continuano a coltivare in giardino varietà oggi scomparse: lo definiscono il loro «medicamento». Certi, infine, ridacchiando e dandosi di gomito, evocano il tempo in cui portavano le ragazze nei campi coltivati a canapa, perché il suo intenso profumo le rendeva «più docili»...
![]() A Montjean-sur-Loire si capisce perché la Loira sia considerata da alcuni come «l’ultimo fiume selvaggio d’Europa». In questa borgata di Maine-sur-Loire, le rive del fiume sono spiagge di sabbia da cui l’occhio scopre isolette boscose. A Montjean possiamo vedere autentici canapai, con indosso camice di canapa uscite dalle soffitte, compiere per noi i gesti di una volta: gramolatura, immersione dei fusti nelle acque della Loira ecc. Numerose associazioni e imprese vi presentano tecniche e prodotti nuovi. Si possono trovare tutti i ragguagli tecnici, le date e gli indirizzi relativi a questo evento, e ad altri meno importanti, in «Les Échos du chanvre»*, pubblicazione realizzata da Franck Machy e Pascale Lagouge (musei, forni da canapa, dimostrazioni, siti web ecc.).
Contatti per il festival di Montjean: http: //perso.club-internet.fr/aflam e-mail: aflam@club-internet.fr «Les Échos du chanvre», 61 avenue Jean Jaurès – 69007 Lyon.
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