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PABLO
AMARINGO |
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Gli occhi socchiusi, Pablo è seduto al suo tavolo di lavoro, concentrato. La fiamma del suo pennello fa apparire sfiorando le tenebre della carta lordine complesso dei paesaggi abitati da sciamani e spiriti silvestri. Di quando in quando, sollevando il foglio innanzi al viso, gli occhi chiusi, suona un icario perché il canto magico imparato dalle piante lo aiuti a far riaffiorare le sue visioni in ogni dettaglio. A quasi 60 anni, ha unaria da giovanotto, il sorriso malizioso e, malgrado il calore tropicale, neppure una goccia di sudore gli imperla il viso. Si esprime con voce melodiosa in quello spagnolo tropicale ricco di vezzeggiativi ed espressioni arcaiche. Racconta la magia dellayahuasca. «Ho cominciato a bere layahuasca verso i 16 o i 17 anni. Lavoravo come tuttofare da un capitano. Mi hanno portato delle casse per imballare il cotone, la scala non era sicura, le assi marce: io dovevo portare le casse al piano superiore. Facendo un notevole sforzo, sono riuscito a sollevarne una e a fare qualche passo. È allora che ho avvertito una fitta al cuore, che mi ha fatto paura, ma poi è sparita. Durante la notte, ho sentito di nuovo questo dolore che mi attraversava il corpo, non potevo più respirare. Dei medici tedeschi hanno diagnosticato un problema cardiaco. Per curarmi, sono andato a visitare unanziana donna, una curandera che curava con layahuasca. Avevo già preso layahuasca, con mio padre e mia madre, quando mio padre non era stato bene. Io lavevo accompagnato dal curandero che mi aveva detto: Prendine anche tu, non ti farà male. Allora ne presi e vidi delle cose, ma sfocate. Invece, quando ho preso layahuasca per curarmi, ho avuto subito chiare visioni. «Non volevo crederci: non soltanto mi curava ma sconfiggeva anche il male. Quando mi hanno portato laggiù per operarmi, ho visto i «dottori» con tutti gli strumenti chirurgici, ho visto come mi hanno operato: hanno estratto il mio cuore e lhanno messo su un piatto, mi hanno messo qualcosa per respirare. Cera un dottore e due infermieri, ho un ricordo nitidissimo dei loro abiti e di quanto è avvenuto. Quando ho visto tutto questo, ho pensato: È realtà o illusione?. Ma non era un inganno, perché mentre eravamo a colloquio con gli spiriti, questa donna era con noi. Io la guardavo, lei, con il suo abbigliamento, i suoi colori e mi sono reso conto della sua sapienza, di tutto quello che aveva dentro. Mi accorgevo di quello che stava accadendo, non era illusione: era tutto vero! «Mi sono curato
con layahuasca, e, una notte, lo spirito della curandera è
rimasto Ho realizzato il mio primo dipinto visionario il 24 luglio 1985. In un solo giorno. Quando Luis Luna [etnologo, amico e agente di Pablo, NdR] mi ha chiesto cosa dipingessi, io gli ho detto che era una visione da ayahuasca. Mi ha risposto chero pazzo. Ma poi mi ha incoraggiato a dipingere ed è diventato il mio agente...»
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Layahuasca, chiamata
anche yage o caapi, è una bevanda allucinogena originaria del
bacino amazzonico, prodotta dallinfuso di due piante dai principî
attivi complementari: la liana Banisteriopsis caapi, e le foglie di
un arbusto della famiglia del caffè, Psychotria veridis. Luso
di questa bevanda viene associato alle pratiche sciamaniche degli
indios che la utilizzano a scopi magico-curativi fin dallepoca
precedente alla Conquista ispano-portoghese. Lesatta composizione
di questo decotto così come i suoi principî psicoattivi
sono rimasti per decenni un enigma per i ricercatori. |
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