DERIVE E APPRODI
di nuovo tutti disponibili
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Ed Wood
Il libro Hollywood negli anni Sessanta. L'industria cinematografica cambia forma, le sue luci e i suoi suoni si fanno irresistibili. Il fenomeno del divismo spinge ogni anno migliaia di giovani alla corsa per la celebrità, anche solo di pochi minuti. Ma allo sguardo scanzonato di Ed Wood quello spintonarsi in massa per farsi largo nel mondo dello spettacolo più che una corsa all'oro appare come una corsa di topi. E così ce la descrive, iniziando a raccontare le vicende più intriganti del cinema hollywoodiano nel ventennio Quaranta e Cinquanta. Tra un consiglio su come scegliersi un agente, e un altro su come presentarsi a un produttore, viene magistralmente narrata l'esplosione del cinema western, i suoi migliori attori e le loro gaffe più esilaranti. Qua e là compaiono affettuosi ritratti, come quello di Bela Lugosi e John Carpenter, ma anche quelli di personaggi sconosciuti che hanno lavorato nell'ombra per la gloria del cinema. Uno spaccato suggestivo degli anni d'oro hollywoodiani, dal quale emerge un ritratto inedito di Humphrey Bogart e il rivale di Clark Gable. Ed Wood (noto al grande pubblico per il film dedicatogli da Tim Burton) è stato regista di numerose pellicole tra le quali Glen or Blenda , Orgy of the Dead e Necromania . È stato anche produttore, sceneggiatore, attore e scrittore. È scomparso nel 1978. |
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Sciopero! L'ultima edizione, riveduta e aggiornata, di una tra le migliori opere sulla storia del lavoro in America. Una narrazione avvincente (che ricorda le sceneggiature delle grandi opere cinematografiche) della straordinaria epopea della lotta tra capitale e lavoro. La demistificazione della falsa opinione che vuole i lavoratori americani come docili, appagati e integrati al sistema, mentre in realtà la loro storia nell'ultimo secolo racconta di scioperi generali estesi a tutta la Nazione, confische di giganteschi impianti industriali, rivolte e insurrezioni con l'uso di artiglieria, esplosivi, carri armati e aereoplani. Ma non per questo si tratta di un libro che parla solo di una storia ormai definitivamente conclusa e da archiviare. Lo strumento di lotta dello sciopero generale, ben lungi dall'essere una reminiscenza del passato è, al contrario, una delle più significative caratteristiche dell'epoca della globalizzazione economica che stiamo vivendo. Jeremy Brecher è storico, ricercatore sociale, sceneggiatore e documentarista. |
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Sabotaggio
negli Usa Il sabotaggio spontaneo e diffuso è il male incurabile dell'impero americano, ciò che logora dall'interno la sua organizzazione sociale. Mentre la ricerca di lavoro viene declamata come la principale delle aspirazioni umane, si dimentica che la forma di lotta più antica - nata ben prima dello sciopero - è il sabotaggio. Le decine di voci che narrano le storie qui raccolte sono il coro di lavoratori di ogni tipo: dall'operaio al "colletto bianco", dal cassiere di banca allo strillone, dall'impiegato statale al lavoratore del settore privato. Le pratiche di sabotaggio vanno dal piccolo furto all'introduzione di virus elettronici nei sistemi informatici, dal riposo non autorizzato alla distruzione di beni dell'azienda. I moventi sono i pesanti carichi di lavoro, i salari bassi, le cattive politiche delle direzioni, le angherie e i maltrattamenti delle gerarchie, la noia e l'alienazione. Ad accompagnare i racconti ci sono citazioni da articoli di quotidiani e riviste, manuali di management, aforismi, poesie, proverbi, testi di canzoni e statistiche riferite al lavoro e al sabotaggio. Martin Sprouse è esperto di storia orale del movimento operaio americano extrasindacale e libertario. |
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Piqueteros Il libro Il 19 e il 20 dicembre 2001, di fronte a una devastante crisi economica e alla proclamazione dello stato d’assedio, l’Argentina veniva travolta da un movimento insurrezionale composto da migliaia di persone. Da allora, quel movimento è stato un attore permanente della scena politica argentina, rappresentando il controcanto dei problemi istituzionali e finanziari che hanno paralizzato il paese. I protagonisti di questo libro sono i piqueteros, i «disoccupati organizzati» dei quartieri più poveri della sterminata periferia di Buenos Aires. Uomini e donne qualunque provenienti da quella classe media che, grazie alle ricette neoliberali e agli imperativi del Fondo monetario internazionale, si è trovata sull’orlo di un baratro sociale ed economico. I piqueteros sono gli inventori di straordinarie forme di protesta e di organizzazione dal basso che, insieme alle «assemblee popolari» dei principali quartieri della capitale, hanno saputo riorganizzare servizi sociali di base e pratiche di scambio economico alternative. Un modello di resistenza a cui guardare con attenzione in un momento in cui la «crisi» sembra farsi più vicina anche alla nostra società. Gli autori, Edgardo Fontana, Natalia Fontana, Verónica Gago, Mario Santucho, Sebastián Scolnik e Diego Sztulwark, fanno tutti parte del «Colectivo Situaciones» di Buenos Aires, attivo da diversi anni all’interno dei movimenti sociali e importante punto di riferimento nel dibattito della sinistra argentina. |
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Manifesto
contro il lavoro Nella società
del lavoro, il lavoro sta diventando raro come l'aria respirabile nelle
città. Eppure si esige da tutti di lavorare, se vogliono vivere. Ogni
giorno vengono lanciate nuove proposte su come ritornare al pieno impiego.
Nessuna ha mai funzionato, né potrà mai funzionare. Né la licenza all'illimitato
sfruttamento della forza-lavoro, né il tentativo di sottomettere il capitale
globalizzato alla ferula dello Stato riescono a invertire questa tendenza.
Altri, preso atto dell'impossibilità di ricostituire la società del lavoro
di una volta, cercano di salvare le condizioni di vita attuali anche per
coloro che non trovano più lavoro. Quasi nessuno mette in dubbio il lavoro
come principio fondante della società in cui viviamo. Cosa che fa invece
nel Manifesto contro il lavoro il gruppo tedesco Krisis, che da quasi
vent'anni, riunito intorno all'omonima rivista, sviluppa in Germania una
delle critiche più articolate, innovatrici e radicali della società capitalistica
contemporanea. |
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La domesticazione
sociale - Sulla modernità e il disagio che la governa La "domesticazione
sociale" è l'altro nome di quelle pratiche di dominio che sono all'origine
di obbedienza, consenso, pace sociale. Non ideologie, forme di cultura
o teorie, ma vere e proprie forze che plasmano la nostra vita, modellano
i nostri comportamenti e vincolano il nostro comune. La "domesticazione
sociale" è all'origine di quella sudditanza vissuta con disarmante fatalismo,
in virtù della quale di volta in volta ci troviamo a rivestire gli abiti
di un popolo di consumatori, produttori, guerrafondai, utenti, elettori…
La "domesticazione sociale" è la misura di quella distanza tra i molti
che obbediscono e i pochi che comandano, tra i molti impiegati delle nuove
officine del lavoro e i pochi che ne traggono profitto. Capire le ragioni
di ciò che produce la nostra alienazione nella forma della merce, nella
forma dello spettacolo e nella forma del consenso è il presupposto per
immaginare una possibile ribellione a questo presente e al prossimo futuro. |
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Fra Dolcino Tra la seconda metà del secolo XIII e la prima metà del XIV si concentra in Italia uno straordinario movimento ereticale che mina alle radici la costituzione del potere non solo religioso ma anche sociale e politico. Al suo interno spicca per radicalità teorica e pratica l'esperienza dei Fratelli Apostolici e del suo principale esponente, arso sul rogo dall'Inquisizione: fra Dolcino. Nel convulso scenario sociale, gli Apostolici riescono a incarnare i principi di un egualitarismo che nega legittimità a tutti gli Ordini religiosi. La loro scelta di assoluta povertà si traduce in rifiuto della gerarchia. Spiritualismo, misticismo, nomadismo, libertà sono i tratti salienti di una comunità che si salda con quelle rivolte popolari dell'epoca che credono nell'avvento di una nuova giustizia, di una nuova chiesa, di una nuova società. Gli Apostolici, perseguitati e repressi da tutti i poteri, confluiscono infine in una rivolta armata delle popolazioni montanare dell'alta Valsesia. Dopo una strenua resistenza Dolcino e la sua comune soccombono al massacro, al supplizio e al rogo, consegnando però alla storia una delle più belle pagine della lotta libertaria. Corrado Mornese e Tavo Burat sono animatori del Centro studi dolciniano e della «Rivista Dolciniana». Per le edizioni DeriveApprodi Mornese ha inoltre pubblicato: Eresia dolciniana e resistenza montanara (2003) e, insieme, Eretici dimenticati. Dal medioevo alla modernità (2004). |
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Eresia
dolciniana e resistenza montanara Da settecento
anni, sin da quando Dante Alighieri parlò di fra Dolcino nel XXVIII Canto
dell'Inferno, la figura dell'eretico e la vicenda della resistenza sui
monti valsesiani e biellesi da parte di ribelli in armi contro i "crociati"
ha profondamente diviso non solo gli animi, ma anche le opinioni e i giudizi
degli storici. Tra questi ultimi, molte e differenti sono state le valutazioni
e le spiegazioni del fenomeno ereticale e della rivolta montanara, ma
il "mistero" è rimasto pressoché insondabile fino a oggi. Ora, con questo
lavoro frutto di un impegno e di una ricerca che ha richiesto una dozzina
d'anni, finalmente viene data una convincente spiegazione di quanto avvenne
su quei monti tra il 1305 e il 1307. E al contempo, viene recuperata la
specificità di un pensiero "ereticale" ingiustamente ritenuto secondario
da molti pur autorevoli storici. In una logica serrata e con stile asciutto
ed efficace, l'autore risolve un problema storiografico che concentra
in sé importanti linee di sviluppo e di superamento della società feudale
e del pensiero religioso medievale. |
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La comunità
terribile Sulla miseria dell'ambiente sovversivo Una lucida
analisi prende di mira l'ambiente antagonista e "sovversivo", la sua cultura,
le sue ideologie, le sue pratiche. La sintesi è spietata: i tragici errori
del passato novecentesco, lungi dall'essere stati superati, si riproducono
inesorabilmente anche all'interno di quelle situazioni che si dichiarano
critiche nei confronti dei poteri costituiti e che si pretenderebbero
portatrici di forme di liberazione. È il potere, con i suoi meccanismi,
la sua conservazione e riproduzione, che resta insuperato nelle relazioni
umane prima che politiche. Leaderismo, personalismo, narcisismo, ruoli
gerarchici, culto dell'appartenenza, del clan, della propria famiglia
politica o della propria organizzazione fanno ancora inesorabilmente da
base al sentire e operare di tutte le "comunità". Problema pratico, politico
e filosofico "il governo degli altri" resta ancora uno dei pesanti irrisolti
delle forme del legame sociale. Un testo sintetico e provocatorio, un'invettiva
contro comunità apparentemente nuove che portano con sé i nodi irrisolti
del vecchio. Il collettivo redazionale Tiqqun corrisponde a un gruppo
di intellettuali che ha dato vita a un'omonima rivista di straordinaria
vitalità. In Francia le tesi del gruppo hanno suscitato grande interesse
e attenzione mediatica. In lingua italiana è disponibile anche La teoria
della Jeune-Fille (Bollati Boringhieri, 2003). |
La
cuoca di Buenaventura Durruti La cuoca di Durruti è il diario di una giovane donna tra il 1932 e il 1939, gli anni della «guerra civile» in Spagna, che segnano una delle più tragiche stagioni del mondo moderno. Ma sono anche gli anni che nutrono le più diffuse speranze di libertà e i più grandi sogni di uguaglianza. A descrivere questo tempo è Nadine, una militante rivoluzionaria della colonna Durruti. Un'osservatrice anomala che riesce sapientemente a intrecciare il racconto delle passioni che animarono i combattenti, i limiti e le illusioni delle loro strategie, i tradimenti di cui furono vittime e la straordinaria esperienza di cui furono protagonisti. Nadine è l'emblema di una generazione che ha scelto di fondere la propria vita con gli ideali in cui ha creduto. Che ha praticato l'uguaglianza e vissuto, fino in fondo, la propria libertà. Che ha rischiato la morte. Con la stessa leggerezza di un pasto consumato tra amici, una ricetta tramandata di madre in figlia, una lista di ingredienti per la preparazione di un piatto. Nadine ci racconta una vita vissuta in comune, dei suoi pericoli, delle sue gioie e del suo pane. |
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La cuoca
rossa Hannah R. è la cuoca del leggendario Bauhaus, la scuola di arte, design e architettura fondata da Walther Gropius negli anni della Repubblica di Weimar. Chiamata da studenti e insegnanti del Bauhaus «la cuoca rossa», nel 1918 Hannah R. dà vita, insieme a un gruppo di compagni e allievi di Paul Klee, a una cellula spartachista all'interno della scuola. Ai ricordi e alle ricette di questa cuoca, artista e militante si intrecciano, in una singolare biografia, discussioni appassionate sull'arte, l'architettura, la rivoluzione, scandite da incontri con i massimi esponenti della cultura e del pensiero mitteleuropeo di quegli anni pieni di inquietudine: da Wassilij Kandinsky a Rainer Maria Rilke, da Arthur Schnitzler a Gerhard Hauptmann. A far da contrappunto alla passione rivoluzionaria di cui sono intrise queste pagine e le vite dei loro protagonisti sono l'angoscia e il senso di impotenza per un'epoca in cui su una nazione sempre più inerte avanza l'ombra del nazionalsocialismo. Hannah e i suoi compagni lanciano la sfida a quella «borghesia da operetta» che di lì a poco consegnerà la Germania al più orribile degli incubi politici, e lo fanno credendo fermamente nella lotta, ma anche tragicamente consapevoli di andare all'assalto del cielo come «gli azzurri cavalli di Franz Marc». |
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Alla ricerca
dei cibi perduti Che il fine di ogni recherche non sia tanto trovare l'oggetto cercato quanto perdersi ulteriormente? E' un dubbio che Luigi Veronelli, nella sua ricerca dei cibi perduti, sembra confermare, trasformando l'oggetto cercato in un viaggio per le cucine e i ristoranti d'Italia e non solo. Nelle pieghe della tradizione della cucina casalinga o regionale, in ciò che resta della cultura contadina e nel rito della condivisione del cibo, Veronelli sa scovare non l'irrimediabilmente perso, ma l'ostinatamente vivo. Cibi, sapori e tecniche di un'arte "cucinaria" che è riflesso di relazioni umane e mondane. Alla ricerca dei cibi perduti è insieme una guida e un ricettario. Ma per Veronelli guidare il lettore significa innanzitutto stupirlo con nomi, origini, aneddoti e racconti popolari, alla ricerca di una lingua propria e non presuntuosa per dire di cibi perduti per insipienza o trascuratezza, oblio o dimenticanza. Allo stesso modo, dare le istruzioni per la preparazione di un piatto significa tramandare un sapere sul cibo e sul mondo che lo circonda, iniziare il lettore alla ripetizione di un gesto non più familiare. Luigi Veronelli (Milano, 1926), anarcoenologo e teorico della contadinità, è il nume tutelare della cucina italiana. 50 anni di battaglie, intuizioni, stimoli, idee a favore della cultura enogastronimica e dell'agricoltura. Con perseveranza, rigore e cultura ha saputo indicare le linee di valorizzazione della cognizione del gusto. |
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La cucina
impudica Una Parigi degli anni Trenta, quella dei passages di Walter Benjamin, delle esposizioni universali, dei surrealisti. Incontri con scrittori, pittori, musicisti narrati dal diario di un'anonima prostituta d'alto bordo. Prostituta che è anche modella, scrittrice, attrice, ma soprattutto cuoca. Alle raffinate e succulente ricette, l'anomala autrice alterna ricordi, aneddoti, piccoli racconti che ci restituiscono intatto il fascino di un tempo e un mondo che è stato un'epoca. Il racconto sapiente di un felice momento intellettuale e artistico si coniuga a un ricettario erotico vero e proprio. Un manoscritto di cucina impudica che dobbiamo alla penna di una "donna di mondo" trovato, molti anni fà, rilegato assieme a due volumetti di pasticceria, su una bancarella del Flohmarkt di Vienna e datato Parigi 1919/1931. Un monumento al piacere dei sensi in ogni sua forma. Un testo sfrontato e puro, privo di falsi edonismi. Le ricette sono sapientemente spiegate e ordinate, per facilitare la ricerca, in tre gruppi: entrate, primi piatti e contorni; piatti di mezzo; dessert. Le dosi sono state riviste in funzione dei mutati gusti di oggi, così come sono stati corretti tutti i tempi di cottura per adeguarli alle nuove apparecchiature di cucina. Un testo che conferma il forte legame che unisce piacere, cucina e cultura. L'autorevolezza di questo singolare ricettario è confermata dall'introduzione firmata da Luigi Veronelli, un enologo ed esperto di cucina di fama internazionale. Il libro è arricchito da trenta raffinate illustrazioni erotiche, grafiche e fotografiche d'epoca. |